A cura di Valentina Piccione
Fotografie di Federico Rucco
E’ una delle settimane più calde di questa primavera milanese e la tanto contestata Summer Arena di Assago è pronta ad accogliere il ritorno in Italia dei Limp Bizkit, capitanati dall’irriverente Fred Durst. Siamo ancora tutti in attesa di “Stampede Of The Disco Elephants” che, stando alle ultime dichiarazioni di Wes Borland, sembra sia ormai completato. Intanto però, i Bizkit continuano a proporci live di buon livello. Per questa occasione i Nostri sono anticipati da Mark Tremonti, che, in sessanta minuti circa, ci suona buona parte del primo progetto solista “All I Was” e qualche pezzo tratto dall’appena uscito “Cauterize”.
LIMP BIZKIT
Sono accompagnati dalle note di Ennio Morricone e accolti da un migliaio di persone, i Limp Bizkit alla Summer Arena. Entrano lentamente su un palco grezzo, abbellito solo da un telo scuro con l’immagine di un controverso pagliaccio. Con la sua graffiante voce, Fred Durst pronuncia le parole ‘keep on rollin’, baby!’ e il pubblico esplode. “Chocolate Starfish and the Hot Dog Flavored Water” è sicuramente l’album più commerciale della band e “Rollin’ (Air Raid Vehicle)”, a dimostrazione di ciò, è cantata da tutti a gran voce. Una partenza deflagrante, gradita dai più, a cui segue “Gold Cobra”, tratta dall’omonimo album, una buona scelta: nessuno osa stare fermo, è tutto un saltare, ballare e pogare. Parte del tempo dedicato ai quattro americani è riempito da famosi pezzi rap che accompagnano la chiusura di ogni canzone. Il pubblico su questa scelta sembra dividersi, i più avvezzi al rap si godono i brani, mentre gli estimatori del nu-metal sembrano essere più impazienti e desiderosi di musica live. La setlist é comunque compatta e prosegue con “Hot Dog “, che nel mezzo ci regala i riff di “Master of Puppets” suonati dall’istrionico Wes Borland. Il chitarrista è travestito da una sorta di rivisitazione della maschera di “V per Vendetta” e non perde occasione per attaccare cover appena possibile. In una delle numerose pause, Durst si lascia scappare un commento, non troppo positivo, riguardo il fatto di essere a “un piccolo intimo festival”. Sicuramente suonare per un migliaio di fan è diverso dal farlo per l’audience dei festival europei, ma il pubblico milanese è caldo e ben coinvolto. Con “Nookie” raggiungiamo la metà dell’esibizione, con il momento cover: certamente divertente, ma forse ormai sarebbe il caso di cambiare formula o modificarla. Giusto il tempo di proporre “Break Stuff” e “Re-Arranged”, che è la volta dell’ennesima riproposizione. E’ “Killing in the Name” dei Rage Against The Machine, eseguita interamente, che scuote il pubblico e che, tra tutte le cover del concerto, risulta la più riuscita e apprezzata. A chiudere la performance arrivano “Faith” e “Take a Look Around”, anche queste precedute, inframezzate e seguite da riff o attacchi di cover varie. L’assenza di “Boiler” si fa sentire, mentre, sulle note di “Stayin’ Alive” dei Bee Gees, Durst e compagni lasciano il palco, mentre il pubblico balla e pian piano, incredulo, capisce che non ci sarà tempo per altri pezzi.
Setlist:
Rollin’ (Air Raid Vehicle)
Gold Cobra
Hot Dog (con cover di “Master of Puppets” nel mezzo)
My Generation
Livin’ It Up
Nookie
My Way
Cover medley
Break Stuff
Re-Arranged
Killing in the Name (Rage Against the Machine cover)
Faith (George Michael cover con “Stairway to Heaven” accennata all’inizio)
Take a Look Around (preceduta dal riff di “Pollution”)
Outro: Stayin’ Alive (Bee Gees)
MARK TREMONTI