A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi
Foto di Francesco Castaldo
Dopo un anno di assenza dai palchi del Belpaese – due da Milano – con la costante del caldo e di un pubblico che conferma ancora una volta la presa inossidabile del nu metal in Italia, Limp Bizkit’s in da house! L’appuntamento è all’Alcatraz di Milano, in quello che è senza dubbio il periodo più caldo per quanto riguarda eventi di ogni genere. Vista l’affluenza in questo periodo di crisi e considerato che per molti è stato obbligatorio scegliere a quale evento partecipare, ci sentiamo di dire che se la data fosse slittata in autunno avrebbe registrato un sold out assicurato, ne siamo certi. Lo show è fissato per le 21.00: il club meneghino si riempie lentamente ma con un flusso costante, popolandosi col record annuale della combo cappellino/canotta da basket, oltre che da un’insolita percentuale di pubblico femminile. Si sa ancora poco di “Stampede Of The Disco Elephants” (che dovrebbe uscire entro l’anno), quello che sappiamo è che “Gold Cobra” ha riportato la band nella direzione giusta e che la firma per Cash Money Records potrebbe far diventare di nuovo ‘Millionaires’ Fred e soci (per chi ha poca confidenza con l’hip hop i Cash Money Millionaires erano il gruppo che ha lanciato l’etichetta assieme ai maggiori esponenti dell’epoca, ovvero Hot Boys, Birdman, Juvenile, Lil Wayne, Mannie Fresh, B.G. e Young Turk), che immaginiamo sarebbero felici di avvicinarsi ai livelli dei vari compagni d’etichetta Drake e Nicki Minaj…
Un palco abbastanza sobrio, quello che accoglie i presenti, costituito da un grosso sfondo col nome del gruppo e delle catene che pendono dal soffitto, che esalteranno i giochi di luci in maniera semplice ma efficace. Quando si spengono le luci è l’intro del primo album “Three Dollar Bill Y’All” ad anticipare l’entrata della formazione, che in puro spirito di ritorno alle origini apre con la ruvida “Pollution”. Non ci aspettiamo troppi estratti dal primo capitolo discografico, infatti c’è subito un salto al presente (“Golden Cobra”) seguito dal meglio della ‘golden age’. Un set equilibrato che ripercorre tutti i successi della carriera dei Bizkit, come tutti potevano aspettarsi, privo di anticipazioni sull’album imminente ma con grande spazio all’intrattenimento. Fred e Wes sanno bene di aver coinvolto, negli anni, un pubblico abbastanza trasversale, non necessariamente legato solo al nu metal. Eccoli dunque sacrificare, in maniera coraggiosa, una hit come “Rollin'” a favore di un medley corposo a metà concerto che cita Megadeth, Metallica, Pearl Jam e Nirvana, per la gioia di (quasi) tutti. Poco dopo arriva anche “Killing In The Name” dei Rage Against The Machine eseguita per intero, seguita dalle cover istituzionali “Behind Blue Eyes” e “Faith”. Una mossa che avrebbe potuto dar fastidio – questo è certo – ma che ha dato ragione al combo di Jacksonville, vista la straordinaria ed esplosiva reazione del pubblico. In altri show, abbiamo visto, lo spazio alle cover è stato anche maggiore. Quello che importa è che il feeling tra i componenti del gruppo è di nuovo palpabile: lo si capisce dalle battute di Durst, che in più riprese ad ogni coro che inneggiava alla band ha risposto ‘siamo spiacenti ma i Limp Bizkit non potranno essere qui stasera…’, inventando ogni volta un’identità strampalata per i compagni di ventura. Ci sono sguardi, battute, interazioni che solo qualche anno fa non c’erano sul palco, che rendono lo show più piacevole e genuino. Novità? Borland ci tiene ad essere il freak della situazione e si presenta completamente pittato di nero con una maschera luminosa sul volto che terrà per l’intero show. Sam Rivers ha una bella cresta e sembra decisamente in forma, così come il compagno John Otto dietro le pelli. Fred Durst ha cambiato look, e indossa quasi esclusivamente abbigliamento Trukfit (a sponsorizzare il peso massimo Cash Money Lil Wayne) e Headrush (marchio fortissimo nell’ambito action sports/MMA, del quale è testimonial), sfoggiando una inedita e foltissima barba! Il posto di Dj Lethal non è vacante: Franko Carino a.k.a. Dj Skeletor fa il suo dovere senza mettersi in evidenza, anche se è difficile per tutti accettare un ‘Dj Skeletor, bring it on!’ su “My Generation”. Vi abbiamo già detto dell’esclusione di “Rollin”; purtroppo anche “Counterfeit” viene tagliata al bridge, lasciando spazio per le conclusive “Take A Look Around” e “Break Stuff”. Che sia l’inizio di una seconda giovinezza per i Limp Bizkit? Ce lo chiediamo mentre la sala si svuota sulle note di “Stayin’ Alive” dei Bee Gees. Ottima prova!
Setlist:
Intro: Three Dollar Bill Y’all
Pollution
Gold Cobra
My Generation
Livin’ It Up
My Way
Hot Dog
Bring It Back
I’m Broke
Covers medley: Holy Wars / Master Of Puppets / Alive / Smells Like Teen Spirit
Nookie
Re-Arranged
Killing In The Name (Rage Against the Machine)
Behind Blue Eyes (The Who)
Faith (George Michael)
Counterfeit (tagliata al bridge)
Take A Look Around
Break Stuff
Outro: Stayin’ Alive (Bee Gees)