Report a cura di William Crippa
Fotografie di Francesco Castaldo
Si conclude al Live Music Club di Trezzo sull’Adda il trionfale tour europeo dei Rhapsody di Luca Turilli, dopo le grandiose performance italiane all’Estragon di Bologna e all’Orion di Roma. Il Prometheus Cinematic Tour 2016, che vede la band esibirsi in compagnia di un soprano e di un tenore e supportata da filmati ed introduzioni video di carattere cinematografico, porta con sé due formazioni italiane che definire emergenti è quasi riduttivo: gli Ancient Bards, guidati dalla grande Sara Squadrani, e i Temperance, capitanati da Marco Pastorino, membro dei Secret Sphere ed ex-Bejelit. Ecco il resoconto di questa festa del metallo italiano.
ANCIENT BARDS
La serata si apre davanti ad un pubblico ancora decisamente poco numeroso. Gli Ancient Bards, ormai forti della grande esperienza accumulata nei dieci anni dalla loro nascita, prendono per mano il pubblico del Live con il loro power metal epico e sinfonico, introducendolo al meglio in questa festa del metallo tricolore. L’apertura affidata a “Across This Life”, brano estratto dall’ultimo lavoro “A New Dawn Ending”, mostra appieno la potenza del combo riminese, difatti la band si muove bene sulle assi del locale e mostra una grande personalità. La cantante, Sara Squadrani, che vanta nel proprio curriculum anche la partecipazione al progetto Ayreon di Arjen Antony Lucassen, regala ai presenti una prestazione pressochè perfetta, che vede il proprio apice nella struggente “In My Arms”, brano eseguito con una intensità incredibile, con la vocalist che conclude a cappella il pezzo tra gli applausi scroscianti. Purtroppo i suoni non si dimostrano all’altezza del set e tutti gli strumenti, ad eccezione della voce, suonano difficilmente intelligibili. “Through My Veins”, durante la quale membri di Temperance e Rhapsody irrompono sul palco, chiude l’esibizione dei romagnoli, acclamati a gran voce dall’ancora esiguo popolo della venue.
TEMPERANCE
Dopo un rapido cambio di palco è il turno degli eroi locali Temperance, che salgono on stage, dopo l’incantevole intro che apre l’ultimo album “Limitless”, sulle note della potente “Oblivion”, accolta a meraviglia dal pubblico. Solo un istante per chiamare un applauso per chi li ha preceduti e la frontwoman Chiara lancia uno dei due soli estratti dal debut, “Hero”, con il quale la band prosegue lo show. Ottima la prova strumentale da parte di tutto il gruppo, con il Secret Sphere Marco Pastorino autore di una prova impeccabile anche al microfono e la bella cantante sugli scudi. E’ soprattutto la rossa singer che colpisce e stupisce, capace di cambiare stile vocale ogni qualvolta i pezzi ne abbiano necessità, dal simil operistico del brano di apertura o “Amber & Fire” al pop di “Me, Myself & I”, fino al cantato più duro e diretto di brani come “Mr. White” o “Save Me”. Purtroppo anche per loro i suoni sono un duro ostacolo ed il gradimento del set viene ridotto enormemente. “Deja Vù”, secondo estratto dal debut album omonimo, chiude un set che si trasforma in una grande festa con l’ingresso sul palco degli Ancient Bards in accappatoio a celebrare i colleghi. Ottimo show per una band in continua crescita.
LUCA TURILLI’S RHAPSODY
Giunge così l’ora degli headliner di serata, i ‘cinematici’ Luca Turilli’s Rhapsody, che vengono introdotti sulle assi del Live da un filmato sulle note dell’intro di “Prometheus – Symphonia Ignis Divina”, “Nova Genesis (Ad Splendorem Angeli Triumphantis)”. “Knightrider Of Doom” dà il via alle danze davanti ad un locale purtroppo non propriamente pieno. Da subito sono chiare due cose: anche i Rhapsody soffriranno durante questa esibizione per i suoni non assolutamente all’altezza della situazione; il maxischermo posto a fondopalco sul quale vengono proiettati filmati sarà fin troppo protagonista. Molto bella e potente è “Rosenkreuz (The Rose And The Cross)” nella sua versione dal vivo, al termine della quale Alessandro Conti si prende un momento per ringraziare i presenti, spiegando di essere particolarmente felice di terminare il tour proprio qui, a Trezzo sull’Adda, dove il cantante si è esibito numerose volte nel corso della lunghissima gavetta con i Trick Or Treat, in origine tributo agli Helloween. Il vocalist prosegue annunciando un viaggio indietro nel tempo di quasi venti anni, a quel “Legendary Tales” sul quale ha praticamente imparato a cantare, sperando di essere all’altezza di chi ha interpretato questo brano in origine: si tratta di “Land Of Immortals”, accolta con un vero boato dai presenti, cantatissima dalla venue. È l’ora dell’ingresso sul palco dei due ospiti che accompagnano i Rhapsody per questo tour, il soprano francese Emilie Ragni e il tenore romano Riccardo Cecchi, che eseguono dal vivo l’intro del favoloso “Prophet Of The Last Eclipse”, secondo album solista di Turilli, al quale segue uno dei due singoli estratti dal disco in questione, “War Of The Universe” (“Demonheart” sarà proposto a set avanzato), mandando il pubblico in visibilio. Si prosegue dal repertorio Rhapsody Of Fire, con l’ottima “Unholy Warcry” e “Son Of Pain”, introdotta dal solo Conti e dalle tastiere. “Prometheus” porta al solo di batteria di Alex Landenburg, basato su un tema epico di sottofondo, come da tradizione quasi trascurabile. È tempo di considerazioni e la prima che ci nasce dal cuore è che il concerto ‘cinematico’ dei Luca Turilli’s Rhapsody è sì una gran bella invenzione (anche se chi vi scrive ricorda cose simili proposte più volte già in passato anche da band italiane), ma che nella sua intera durata disperde continuamente pathos e tensione; le continue pause per focalizzare l’attenzione sulla parte visiva dell’esperienza, più che intrattenere, a volte forse annoiano ed annacquano il tutto, riducendo il concerto a continui stop&go di emozione. Ottimo l’utilizzo di un soprano e di un tenore dal vivo, anche se spesso questo stratagemma si rivela poco incisivo, vista la presenza dei corposi cori preregistrati; strumentalmente la band, come si anticipava poco sopra, soffre e non poco per suoni non all’altezza, ed i sublimi soli di Turilli (mai fermo un secondo!) e Lerquin, quest’ultimo finalmente in tour dopo aver saltato il precedente per un infortunio, sono più percepiti che ascoltati appieno. Buona la prestazione della sezione ritmica, anche se Landenburg non regala mai un vero tocco di personalità, neppure durante il proprio assolo; ottimo infine Conti, vero e proprio asso nella manica della formazione, uno che di gavetta ne ha fatta davvero molta e si vede sempre da come tiene il palco, anche se più volte il suo essere simpatico e spiritoso a prescindere mina il mood drammatico ed epico dell’esibizione. Uno sguardo infine al pubblico, sicuramente meno del previsto ma molto caldo e preparato. È il turno de “Il Cigno Nero”, vero highlight del nuovo album, accolto benissimo dai fan, prima del solo di Lerquin sulle note dell’attacco di “Of Michael The Archangel And Lucifer’s Fall”, solo che introduce uno dei pezzi meno noti di “Power Of The Dragonflame”, “The Pride Of The Tyrant”, che a sua volta lascia spazio a uno dei veri climax dello show, “Tormento E Passione”, con il grandioso duetto tra Conti e la Ragni, davvero impagabile. “Demonheart” ed un solo di Patrice Guers, invero non esaltante, prima di “Of Michael The Archangel And Lucifer’s Fall”, divisa in due parti da “Dark Fate Of Atlantis”. Segue la clamorosa “Dawn Of Victory”, che porta alla pausa. L’encore si apre con “Ascending To Infinity”, opener del primo album dei nuovi Rhapsody, che porta diritta a “Emerald Sword”, sulla quale abbiamo l’ennesima invasione di campo con Ancient Bards e Temperance che salgono a fare festa con la band e a salutare il pubblico. Una bella serata a base di metallo tricolore, dunque, rovinata in parte dai suoni ma che ha visto in trionfo, oltre agli headliner, anche due band emergenti come Temperance ed Ancient Bards, entrambe in spolvero in questa prestigiosa vetrina; spiace per la sparizione dalla setlist, rispetto al precedente tour, di “Warrior Of Ice”, vera gemma della discografia di Turilli.