Grande attesa per il concerto dei Lynyrd Skynyrd, la southern rock band più famosa del pianeta è riuscita a radunare migliaia di persone vogliose di ascoltare del sano rock. Il Palasharp è pieno, l’umore è alle stelle e nell’attesa, tra una birra e l’altra, una marea di bandiere confederate svolazzano appese ai loro padroni. Da oltre dodici anni Johnny Van Zant ed i suoi commilitoni sono assenti dal suolo italiano, e le ultime recenti scomparse nella line up inizialmente ci hanno fatto temere il peggio. Fortunatamente il rock degli Skynyrd è inarrestabile!
SHINEDOWN
Causa traffico che ci ha intasato non appena entrati nel capoluogo lomardo, giungiamo quando gli special guest si sono già avviati verso la fase finale dello show. Gli Shinedown, autori di dischi che in America hanno venduto milioni di copie, non sono riusciti a soddisfare le aspettative del pubblico. Con una musica che ricorda i Nickelback più incazzati e rockettari, la band si lascia ascoltare a suon di rock moderno. La performance non è delle migliori, solo il breve set acustico riesce a sollevare le sorti di un concerto che avrebbe potuto regalarci molte più emozioni.
LYNYRD SKYNYRD
Con calma avviene il cambio palco, i rocker presenti fanno in tempo a riposarsi e dissetarsi, ma appena le luci si spengono scoppia il putiferio. I Lynyrd Skynyrd fanno il loro ingresso trionfale sul palco. Lo stage è molto sobrio, c’è solo il logo del God & Guns tour, pochi amplificatori e nient’altro. Non appena partono le note di “Working For MCA” e “I’Aint the One”, l’intero Palasharp viene investito da una forte carica di adrenalina, è impressionante con che classe gli Skynyrd si destreggino sul palco: poche mosse, movimenti ai minimi termini, ma tanto, tanto carisma! “Saturday Night Special” e “What’s Your Name” si susseguono e aumentano la carica nei presenti fino all’esecuzione dell’immortale “Simple Man”. La voce di Johnny Van Zant è calda e avvolgente, la band interpreta magistralmente questo brano vecchio quasi trentacinque anni. Il pubblico assiste estasiato e canta a squarciagola il ritornello insieme ai musicisti. “Whiskey Rock-A-Roller” ed un medley di grandi classici (“Down South Jukin”, “Needle And The Spoon”, “Double Trouble”, “Tuesday’s Gone”) fanno trascorrere il tempo in modo sin troppo veloce, perché si potrebbero passare ore e ore ad ascoltare il rock degli Skynyrd senza mai stancarsi. Quando arriva il momento di “Sweet Home Alabama”, si scatena il pandemonio nel Palasharp: cori, urla, balli si aggiungono ai suoni potenti che escono senza pietà dalle poderose casse. Al termine del brano, una colonna portante del rock mondiale, la band si congeda, ma solo apparentemente, perché tutti i presenti si aspettano ancora come minimo la canzone baluardo del rock sudista. E, come ad accontentare i propri supporter, le note di “Free Bird” irrompono dolcemente. Mai come ora le note sprigionate dalle chitarre riescono a giungere il cuore dei presenti, in un crescendo sempre maggiore che ci conduce sino alla fine del concerto. I Lynyrd Skynyrd ci hanno deliziato con uno degli show più belli ed intensi degli ultimi anni, chi non c’era dovrebbe mangiarsi le unghie in eterno, tutti gli altri porteranno per sempre un ricordo indelebile nel cuore.