A cura di Andrea Raffaldini
Seconda data dell’evento “An Evening With”, una serie di show in cui gli americani Machine Head propongono scalette molto lunghe – si parla di ben due ore e mezza a data – che spaziano attraverso tutta la loro storia discografica. La serata di Bologna non inizia nel migliore dei modi: una leggera pioggerella lascia presto spazio a vento e a temperature propriamente autunnali. Fortunatamente i fan non si lasciano scoraggiare e giungono comunque in massa. Dentro all’Estragon non abbiamo trovato soltanto metallari, ma persone appartenenti alle più varie frange musicali, un segnale chiaro di come i Machine Head possano vantare un bacino d’utenza molto eterogeneo.
Lo show dei Machine Head tenuto durante la data bolognese non si discosta molto da quanto avete letto nei report di Roma e Trezzo sull’Adda, articoli già pubblicati sulle nostre pagine. In una serata fredda e ventosa, l’Estragon registra un buon numero di partecipanti ma non è pieno come ci si aspetterebbe vista la portata dell’evento. Bando alle ciance, perchè quando Robb Flynn e compagni salgono sul palco è subito delirio. Gli americani, con “Imperium” e “Beautiful Mourning”, mettono a ferro e fuoco il locale, grazie ad una performance intensa ed a suoni che permettono di gustarsi al meglio ogni singola nota. Che i Machine Head siano carichi si vede, Flynn non manca di interagire col pubblico, senza strafare perché dovrà reggere ben due ore e mezza di spettacolo. “Locust” e “From This Day” spaccano alla grande, Dave McClain dietro alla batteria non lesina energie, ma picchia le sue pelli con grande precisione e potenza. “The Blood, the Sweat, the Tears” ci ricorda il periodo meno fortunato dei Machine Head, che con grande dignità e menefreghismo nei confronti dei loro detrattori non si vergognano di suonare anche le canzoni “controverse” (e, lasciatecelo dire, le hanno suonate pure alla grande!). La scelta di suonare solamente “Davidian” e “Old” dal masterpiece “Burn My Eyes”, oppure di rappresentare sotto il minimo sindacale un disco come “The More Things Change…”, ha fatto storcere qualche naso, ma in fin dei conti il concerto si è rivelato un vero spaccato dell’intera vita artistica dei Machine Head. D’altronde, anche l’ultimo “Bloodstone & Diamonds” viene tirato in causa con tre unici brani (“Now We Die”, “Killers & Kings” e “Game Over”). Lo spettacolo è stato costruito sul concetto che un po’ di passato ci sta, ma i Machine Fuckin’ Head sono quelli del presente! Flynn e Demmel, i due mattatori dello show, non hanno mostrato alcun segno di cedimento: soprattutto sul versante vocale, dobbiamo fare i nostri complimenti al buon Robb per aver cantato come un ossesso, tra growl e clean vocals, per centocinquanta fottuti minuti. La scelta di alternare le bordate più dirette e metalliche a pezzi più melodici aggiunge dinamicità allo show e ci permette di goderci uno spettacolo più vario. Il trittico “Game Over”, “Old” e l’epica “Halo” congeda i Machine Head dall’Estragon di Bologna: sono tutti soddisfatti, in primis la band che scherza col pubblico, lancia plettri e pelli e si scatta un po’ di foto; ma soprattutto noi che abbiamo assistito ad un concerto metal come Dio comanda, pieno di groove, sudore, adrenalina e potenza. Fa piacere vedere come la band di Oakland stia vivendo una grandissima seconda giovinezza, grazie agli ultimi devastanti lavori in studio e a concerti pieni di groove e pathos.
Setlist:
Imperium
Beautiful Mourning
Now We Die
Bite the Bullet
Locust
From This Day
Ten Ton Hammer
This Is the End
Seasons Wither
The Blood, the Sweat, the Tears
Crashing Around You
Darkness Within
Declaration
Bulldozer
Killers & Kings
Davidian
Descend the Shades of Night
Now I Lay Thee Down
Aesthetics of Hate
Game Over
Old
Halo