Saluuuuuuuuuuut!
MACHINE HEAD
Tutto si può contestare dei Machine Head salvo il fatto che siano una band genuinamente fisica. Furia monolitica unita a groove ruffianotto, il tutto condito dai fiumi di alcool (sotto forma di Vodka) che il leader Rob si è ingollato durante il concerto continuando a ripetere ‘Saluuuuuute’, potrebbero essere i punti cardinali per descrivere lo show di Milano dei quattro yankees. Sprovvisti di band apripista, alle nove e qualche minuto sono proprio i Machine Head a fare capolino sul palco minuscolo del Transilvania Live. Si aprono le danze con la nuovissima ‘Bulldozer’ e da solo è l’incipit del concerto ad evidenziare quello che il leit-motiv di tutta l’esibizione: accoglienza freddina ai brani nuovi, scene da follia collettiva per i classici. Bastano le primissime note di ‘Ten Ton Hammer’ a far letteralmente ululare il pubblico e un paio di mossette del rodatissimo Flynn a scatenare il pogo più selvaggio. Scorrono con una strana sorta di ‘effetto corrente alternata’ i brani di ‘Supercharger’ e quelli dei tre lavori precedenti della band, con una ‘Davidian’ invocata per tutta l’esibizione e giunta solo durante un interlocutorio bis che ha visto anche una cover piuttosto delirante di ‘The Number Of The Beast’. Singolare e degno di nota il colpo d’occhio che i Machine Head offrono dal vivo, con la presenza realmente istrionica di Mr Rob, incontenibile quando abbandona la chitarra, lo sguardo interlocutorio e le movenze vagamente impacciate del minaccioso bassista Duce e l’attitudine da nu-metal kid di un Ahrue Luster che sembra essere stato rapito fuori all’uscita dalla scuola media. Che dire? I Machine Head fanno dal vivo esattamente ciò che ci si può aspettare da loro: rumore e sudore. Rumore e sudore che parevano essere una fonte rinfrescante ed incontaminata per il pubblico della serata meneghina (il che, almeno per il sudore, non è una gran bella cosa), probabilmente stanco di concerti super-tecnici o, al contrario, delle performance poco più che dilettantistiche elargite a piene mani da gruppi spesso piuttosto in vista. I Machine Head ‘fanno il loro’; divertono, danno modo all’audience di sfogare le più recondite pulsioni in un pogo infernale, catalizzano per un’ora e mezza l’attenzione di una folla delirante. Tutto ciò, sia chiaro, senza nessun artificio pirotecnico, senza ricorrere a donnine discinte come certi colleghi vampirelli, senza stupire per particolare virtuosismo, semplicemente riesumando un feeling prettamente metal rinforzato da vagonate di alcool ed energia tipicamente ‘made in Machine Head’. Che volere di più?