05/04/2011 - MALEVOLENT CREATION + DR. GORE + BEYOND MURDER @ Init Club - Roma

Pubblicato il 11/04/2011 da

A cura di Claudio Luciani

I Malevolent Creation non hanno bisogno di presentazioni né, speriamo, ne abbia bisogno il loro ultimo album, “Invidious Dominion”, che ci ha motivato a recarci alla loro data romana presso l’Init, a supporto due validi gruppi locali: Beyond Murder e Dr.Gore. E’ ormai costume, ogni volta che il sottoscritto si reca nella Città Eterna per un concerto, incontrare alcuni della falange romana dei frequentatori del nostro forum, con cui bere una birra e godersi il concerto: a loro va un ringraziamento più che amichevole.

 

BEYOND MURDER

I ragazzi in questione, romani, propongono un metal estremo che varia tra vertici distanti: se da un lato, specie all’inizio dell’esibizione, riescono ad evocare delle atmosfere sludge e postmetalliche, proponendo vocalizzi sporadici e sgraziati appoggiati a parti sostanzialmente armoniche, dall’altro, col procedere del concerto, emerge con maggior frequenza la loro natura più violenta, come mostrato da ritmiche sempre più affini all’hardcore. L’aspetto che di questo gruppo colpisce maggiormente è la messa in atto di un livello di furia sempre più intenso ma costantemente controllato, che al sottoscritto ha ricordato un po’ i Napalm Death di “The Code Is Red… Long Live The Code”, specialmente per quello che riguarda compattezza e quadratura delle canzoni. Rimane fondamentalmente un solo aspetto insoluto: l’equalizzazione dei suoni, mai all’altezza, ha inciso sulla prestazione penalizzandola un poco e lasciando tutti con la curiosità di risentirli almeno su disco, tra l’altro prossimo all’uscita.

DR. GORE

Romani anche loro, ma totalmente devoti all’estremo old-school: va detto subito perché si tratta dell’aspetto principale della loro attitudine. Presenza scenica old-school: immobili come cariatidi e inclini alla battuta, tanto da essere decisamente a loro agio nel rapporto col pubblico, sempre coinvolto. Pezzi old-school: ispirati da tutto ciò che è stato concepito tra il 1989 e il 1992, perché il 1993 è già troppo pieno di novità e variazioni; indubbiamente questo li ha posti in sintonia con chi scrive, piacevolmente sorpreso dalla cover di “Ruptured In Purulence” dei Carcass. Voce old-school: continuo gorgoglio da orso incazzato inscenato dal cantante-bassista (munito del necessario physique du rôle old-school), intervallato dalle sguaiate grida del chitarrista, anche lui decisamente old-school nel sembiante, come del resto tutta la band. A qualcuno tutto ciò potrà far sorridere, ma non al sottoscritto, perché si è trattato di un’esibizione coerente al concetto di tradizione eppure mai sottomessa, come testimoniano pezzi che seguono la suddetta “poetica” senza mai risultare stantii. Ovviamente non basta essere allegri e ben disposti per ottenere questo risultato: ci vogliono anche talento e idee, supportati dalla necessaria tecnica strumentistica. Noi pensiamo che i Dr.Gore siano musicisti decisamente bravi e siamo rimasti impressionati da velocità e precisione nell’esecuzione; è questo, sommessamente, il loro aggancio con i tempi attuali: suonano più tecnici di un gruppo loro affine di vent’anni fa, senza tuttavia ridurre mai quest’aspetto a mero motivo di vanto. Ci sentiamo in dovere di consigliarveli, almeno dal vivo: stando a quanto detto dalla stessa band non dovrebbe essere difficile vederli (a Roma), vista la frequente attività live.

MALEVOLENT CREATION

 Il momento che tutti aspettavano, finalmente, giunge. Un Phil Fasciana visibilmente dimagrito e un Brett Hoffman necessitante di alcool si palesano in maniera discreta durante il lungo soundcheck, affiancati dal resto della line up di “Invidious Dominion”, con la sola eccezione di un giovane e (per noi) sconosciuto bassista al posto di Jason Blachowicz. Si capisce subito che il clima è confidenziale: dopo l’ovvia ma inutile presentazione della band, Brett Hoffman si cimenta nella più nota delle imprecazioni contro l’Onnipotente, quella suina, con un marcato accento anglofono. Basta ridere. Il gruppo attacca con “Manic Demise” e mette in chiaro che lo scherzo è circoscritto alle parentesi non suonate: è risaputo in quale breve tempo i Malevolent Creation sappiano infiammarsi e, in men che non si dica, sviluppano la loro tipica aggressione venata di thrash, dando un’accezione prettamente concertistica alla definizione che in fisica si dà al termine “potenza” (“energia sviluppata nell’unità di tempo”, per chi necessiti di delucidazioni). E’ chiaro che siamo entrati subito nella loro dimensione, quella in cui ti sputano in faccia e che si definisce ancor meglio grazie al primo classico della serata, “Multiple Stab Wound”. La scaletta è principalmente imperniata sui pezzi dei primi quattro album, con particolare attenzione all’album “Eternal”, citato con ben tre pezzi (“Blood Brothers”, “Infernal Desire” e “Living In Fear”), mentre le eccezioni vengono da “The Fine Art Of Murder” e, ovviamente, dall’ultimo album, i cui pezzi dal vivo rendono a dovere: chi scrive, durante l’esecuzione di “Target Rich Environment”, ha avuto la pelle d’oca. La successione delle canzoni infiamma sempre più l’esibizione: il sangue italiano di Phil Fasciana deve essere particolarmente sensibile alle calorose manifestazioni del pubblico, quindi di canzone in canzone il livello della tensione sale, come anche sale il furore bacchico di Brett Hoffman che, continuando la sua disamina zoologica sulla principale delle divinità cristiane, a ogni pausa va a procurarsi una sorsata di vodka. Altro aspetto particolarmente pregiato dell’esibizione risiede nella ricchezza tecnica della sezione ritmica: batterista e bassista, quest’ultimo rivelatosi decisamente dotato, riuscivano a dare una marcia in più ai pezzi più datati, che acquisivano nuova linfa. Una tale prestazione avrebbe meritato una cornice ben più degna di quella offerta dall’Init: non stiamo parlando della location, ma del fatto che il locale fosse mezzo vuoto; probabile che a Roma, di mercoledì sera, i metallari abbiano molto di meglio da fare che spendere la cifra indecente di 12 euro 12 per vedere una Leggenda del death metal (sì, “L” maiuscola). La chiusura è infine affidata a una versione di “Malevolent Creation” tra le più feroci possibili, seguita dall’unico bis (“United Hate”) acclamato a gran voce dal pubblico e, quindi, ci rimane il solo cruccio dell’esigua durata del concerto, intorno ai cinquanta minuti; poco dopo, tuttavia, ne comprendiamo il motivo: i due leader della band ci paiono esausti, in particolare Brett Hoffman, che aveva dato e bevuto tutto.

 

PS – La serata, tuttavia, non finisce in quel momento visto che, uscendo dal locale, incrociamo Brett Hoffmann e Phil Fasciana, traballanti e paonazzi, che si fermano volentieri a fare due chiacchiere con noi: ecco, allora, che abbiamo l’ennesima conferma di quanto – nell’heavy metal – la scena sia costituita tanto dai musicisti quanto dal pubblico; dopo le dovute felicitazioni, ci abbandoniamo tutti a un cazzeggio selvaggio culminato col sottoscritto prodigo nell’arricchire il repertorio di imprecazioni religiose di Phil Fasciana.

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