17/03/2023 - MARDUK + MZ.412 + MORTUUS @ Musikens Hus - Goteborg (Svezia)

Pubblicato il 24/03/2024 da

Un surreale weekend di metà marzo caratterizzato da freddo, vento e neve fa da sfondo perfetto alla seconda data di questo minitour scandinavo che vede protagonisti Marduk e Mz.412.
Dopo la data ampliata nella capitale svedese (di fatto un vero e proprio mini-festival), tocca alla elegante Goteborg ospitare come co-headliner due band storiche della scena black metal e di quella industrial, supportati in questo caso solo dai Mortuus. Un’occasione quindi per rivedere i Marduk in sede live dopo la pubblicazione del recente “Memento Mori”, ma soprattutto per assistere ad uno dei rarissimi concerti dell’infernale trio industrial capitanato da Henrikk ‘Nordvargr”‘Bjorkk, che da sempre centellina le proprie apparizioni live e lo fa solo in occasione di pochissimi eventi selezionati.
Viste le premesse e vista come è andata la serata non potevamo mancare.

La serata inizia relativamente presto e, quando alle diciannove in punto salgono sul palco i MORTUUS, la sala principale della Musikens Hus è già abbondantemente piena. Il duo di Umeå, che sembra infatti avere un grande seguito in terra madre, incentra i cinquanta minuti di set quasi esclusivamente su “Diablerie”, ultimo lavoro datato 2022.
Il loro è un black metal subdolo, fatto di lunghi brani, spesso impostati su tempi lenti e atmosfere sospese ed inquietanti, in una via di mezzo che mescola la tristezza degli Shining (quelli svedesi) e i rituali neri di Osndskap e Ofermod, entrambi non a caso progetti paralleli dei fondatori Tehôm e Inze.
Le note della lunga e lenta “In Graves Remote Even The Worthless Have A Meaning” riecheggiano tra le mura, e subito si intuisce che l’acustica della serata sarà ottima. Stesso discorso per “Penetrations Of Darkness” coi suoi riff dissonanti che rimandano alla mente i Satyricon del secondo periodo, mentre ci pensa “Diablerie” ad aumentare i giri con le sue accelerate in blastbeat. Sul palco la band è estremamente professionale, un po’ fredda e scolastica, forse, ma l’esecuzione dei brani è comunque impeccabile, per precisione e pulizia.
Un veloce cambio palco e compaiono sul palco le tre postazioni degli Mz.412, questa sera in formazione completa con Nordvargr, Ulvtharm e Drakh. Nessuno strumento classicamente metal, solo synth, un mare di pedali e qualche tape looper, per creare quell’infernale mix di noise-industrial, ambient e musica marziale.
Il loro è un set di un’ora in cui i momenti più significativi della discografia del combo si susseguono in un lungo rituale nero che satura l’aria del locale raggiungendo livelli asfissianti: riconosciamo in apertura i ritmi meccanici di “Ecaf Dloc” e “Virus”, tratte rispettivamente dai grezzi e seminali “Macht Durch Stimme” e Malfeitor”, le scariche elettrice della nerissima “Black Earth” e gli scream black metal di “Deklaration Of Holy War”, in un magma sonoro a tratti insostenibile e ben supportato da visual astratte e disturbanti.
Verso metà concerto la band vira su territori più rituali e marziali suonando principalmente estratti gli ultimi due album della discografia, tra cui la solenne ed epica “We Are Eternal”, il power electronics tout court di “Vredens Skvadrons” e l’apocalittica “Ulvens Broder” a concludere un live memorabile il cui unico neo è stato la totale assenza di brani dal capolavoro “Nordik Battle Signs”, ma si parla di dettagli. La caratteristica degli Mz.412 è sempre stata quella di riuscire, come pochi altri nel genere, a creare un suono analogico veramente infernale ed opprimente, capace al tempo stesso di coinvolgere e non lasciare scampo. Provarlo in sede live rimane decisamente un’esperienza unica e, vista la densità del loro sound, fisica e scioccante, questa si rivela tale anche per chi come chi scrive aveva già avuto la fortuna di vederli due volte.
Sono quasi le nove e mezza e i MARDUK sono pronti, accompagnati dalla solita intro apocalittica che anticipa il death-black old-school di “On Darkened Wings”, direttamente da “Those Of The Unlight” del 1993. Come si intuirà durante l’ora abbondante di concerto, la scaletta per questi show prenderà a piene mani da tutta la loro discografia in una sorta di ‘best of’.
L’intensità è altissima e gli svedesi sparano una dopo l’altra le velocissime “Equestrian Bloodlust” e “Souls Of Belial” prima di rallentare con i ritmi in levare di “The Blonde Beast”, acclamatissima dai presenti. Si torna ai primi anni Novanta con “The Funeral Seemed To Be Endless” e The Sun Has Failed”, che scatenano un moshpit forsennato sotto il palco.
Il recente “Memento Mori” è rappresentato dalla furiosa “Blood Of The Funeral” e dalla cupa ed atmosferica “Shovel Beast Sceptre” che pare uscita da un disco dei Funeral Mist del frontman Arioch. La band dalla sua è compatta e micidiale, e ci sentiamo di menzionare specialmente il batterista Simon, precisissimo nei momenti più tirati, come nella acclamatissima “Baptims By Fire”, suonata addirittura più veloce rispetto alla versione originale.
C’è ancora il tempo per la marziale “The Levelling Dust” prima del finale con la storica “Wolves” a chiudere un concerto sicuramente di alto livello, seppur senza grosse sorprese, avendo la band scelto una scaletta parecchio conservativa.
Una serata estremamente soddisfacente quindi, che ha messo a dura prova chi era presente con tre ore e mezza in cui il concetto del termine ‘nero’ viene approfondito e messo in scena in ogni forma.

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