Report a cura di Davide Romagnoli
Fotografie di Daria Manganaro
Sembra proprio una serata imperdibile quella che mette in scena il quartetto di Atlanta, di supporto all’acclamato “Emperor Of Sand”, nell’unica data italiana al Live di Trezzo: un tour che, dalla prima gig, aveva già messo in chiaro la presenza speciale di Scott Kelly, vero e proprio gioiellino all’interno della calata europea dei georgiani. Serata imperdibile, ci ripetiamo, anche e soprattutto per merito dei maestri dello stoner rock festaiolo di Portland, i Red Fang, dall’altro capo d’America, e del trio post-metal di super-eccellenza Russian Circles, di Chicago, entrambi di supporto a quello che in locandina si imposta come un must assoluto per gli amanti delle sonorità pesanti, progressive e fumose.
RUSSIAN CIRCLES
Sembra cosa assodata, ormai, che il trio della Sargent House diventi sinonimo di qualità espressiva. Se non altro per un genere che prolifera di cloni e fotocopie come il post-metal strumentale. Mike Sullivan e i suoi loop ossessivi inquadrano subito il repertorio post-metal di arpeggi e riff sincopati, sostenuti in pompa magna da Dave Turncrantz dietro le pelli e da Brian Cook al basso. L’opportunità di essere in tour come opening act di un gruppo della portata dei Mastodon avrebbe potuto risultare un’arma a doppio taglio, ma la mezz’ora offerta in apertura evento sembra essere una di quelle premesse che contengono già quanto di meglio riserverà il seguito della serata. Numerose sono infatti le persone a fine serata con in mano il vinile dell’ultimo “Guidance” o una maglietta della band di Chicago. Poco più di venticinque minuti non sono sicuramente sufficienti per colmare le possibilità espressive dei Russian Circles, ma sembrano essere stati perfetti per lasciare un piacevole ricordo soprattutto ai neofiti di nome e genere, nelle cui orecchie risuona ancora la conclusiva “Deficit”.
RED FANG
Ben più immediata, rispetto alla precedente, la proposta dei Red Fang, ormai onnipresenti nel panorama di ogni festival stoner/psych che si rispetti e ormai assodati come live act catchy e gagliardo, senza grandi pretese e senza disdegnare un certo appeal più commerciale, sicuramente vicinissimo ai territori degli ultimi Mastodon. Se questo può essere sicuramente vero per un album come l’ultimo “Only Ghosts”, è anche vero che la performance della serata gioca tutto sulla velocità, come se il piede di Ryan Giles fosse tenuto premuto sull’acceleratore e John Sherman avesse deciso di aumentare i bpm di tutti i brani. Sicura resa performativa e sicuro impatto sonoro, il live dei Red Fang non smentisce quanto di buono detto finora dal quartetto dell’Oregon, ancora una volta capace di far muovere la testa, far bere birra e inneggiare al sacro verbo del R’n’R senza grossi scossoni, sperimentalismi o quant’altro. Nulla di nuovo sotto il Sole, dunque, per i party guys di Portland.
MASTODON
Giunti dunque al main act della serata, ci accorgiamo ancora una volta che i Mastodon in sede live riservano grossi squilibri rispetto a quanto affermato su disco. Sembra sempre che, nonostante l’esecuzione alla lettera dei brani proposti, le dinamiche siano completamente assenti. Punto di demerito risultano ancora una volta le voci dei georgiani, che non sembrano aver mai migliorato la loro performance dopo così tanti anni di palco. Lo status della band Relapse è ormai ad uno dei suoi livelli più alti e lo show di luci e visuals forse è tra i migliori regalati dalla band di Daylor (forse una delle voci migliori del combo) e soci, così come probabilmente anche la setlist presentata, che, seppur prediligendo l’ultimo “Emperor Of Sand”, non disdegna di regalare alcune perle del passato, come “Megalodon” dal grande “Leviathan”. Non è quindi estemporanea la questione della doppia faccia della band di Atlanta: offrente album di un certo livello e impatto sonoro on stage di media resa. L’appiattimento di certe dinamiche – soprattutto se volesse rispecchiare le ultime uscite discografiche – risulta a lungo andare un peso per il procedere della serata, che necessita di uno strattone finale, garantito – furbescamente – dall’entrata di Scott Kelly per gli ultimi sei brani della scaletta. “Scorpion Breath” e l’innesto della potenza del frontman dei Neurosis, infatti, ricoprono quasi il ruolo di uno spartiacque e riescono a riaccendere l’interesse, che era andato decisamente scemando. È quasi un peccato sapere che ai Mastodon risulti difficile orientarsi verso una pari qualità espressiva anche dal vivo, dati i risultati discografici sempre all’altezza della situazione. Sembra comunque doveroso ricordare che i tempi di “Leviathan” sono ormai lontani, in potenza, dinamica e carisma e che, purtroppo, le performance di questi ragazzi continuano ad essere lungi dall’entusiasmare appieno.
Setlist:
The Last Baron
Sultan’s Curse
Divinations
Ancient Kingdom
Ember City
Megalodon
Andromeda
Oblivion
Show Yourself
Precious Stones
Roots Remain
Mother Puncher
Steambreather
Scorpion Breath
Crystal Skull
Crack The Skye
Aqua Dementia
Spectrelight
Diamond In The Witch House