La pioggia concede una pausa a Milano dopo parecchi giorni, ma all’interno del Legend Club, stasera, l’atmosfera resta plumbea e uggiosa, come si confà a un terzetto di band che fanno dell’intimismo e delle atmosfere più fumose la loro missione, per quanto in chiave diversa.
Ovviamente, senza nulla togliere ai gruppi di supporto, per chi non ha avuto modo di vederli su un palco nei festival estivi degli ultimi anni, si tratta soprattutto della prima occasione per ascoltare in Italia i Me And That Man, lo stuzzicante progetto nato qualche anno fa dalla mente di Nergal, che abbandona in queste vesti qualunque slancio metal per dar sfogo al suo lato più cantautoriale e insieme caciarone, con i suoi brani a metà strada tra folk, country e una spiccata attitudine da crooner.
Il pubblico milanese, dopo un’ottima esibizione la sera precedente in quel di Modena, risponde alla chiamata in massa, anche se non viene raggiunto il sold-out che molti pronosticavano. Sicuramente meglio così per lo spazio a disposizione, che ha permesso di scuotere spalle e anche ai ritmi blues degli headliner, o di agitare la testa con un differente tipo di trasporto durante l’esibizione delle prime di due band.
La musica prende vita, con un piccolo ritardo, dall’ugola di DALILA KAYROS.
Supportata da una base completamente elettronica curata da Danilo Casti, la cantante si muove in territori estremi, visionari e apocalittici, che posso facilmente ricordare Diamanda Galas. Per creare l’atmosfera di questo rituale non servono la tunica indossata dal sodale, o la sua veste da strega – anzi, da surbile, come si definisce sulla sua pagina, riprendendo la definizione sarda di una strega succhiasangue.
L’intreccio di gorgheggi, strida e cantato viscerale, unito al mare di riverberi, feedback e occasionale pesantezza power electronics ci trascina presto in un mondo oscuro ed evocativo, che però non trova in questa sede e serata la sua collocazione ideale. C’è sicuramente forza espressiva, e nel giusto contesto, magari con opportuni giochi di luce e fumo, il rituale sarebbe potuto prendere forma compiuta, mentre la sensazione è di essersi fermati nettamente prima dell’estasi magica.
A seguire tocca a NERO KANE, un altro duo composto da Marco ‘Nero Kane’ Mezzadri e da Samantha Stella, il primo voce e chitarra, oltre che compositore principale, la seconda multistrumentista – tra chitarra e macchine – e curatrice del lato più concettuale e visivo della band.
Rispetto alla band precedente le atmosfere si fanno più dark, quasi neofolk, con una ricerca musicale che riporta alla tradizione americana e, a tratti, i progetti a firma Nick Cave/Warren Ellis, soprattutto in certe intense rarefazioni.
Innegabile il fascino della breve ma intensa sequenza di brani che si muovono in equilibrio tra atmosfere dilatate, quasi ossianiche, e brevi ma intense distorsioni elettriche; si potrebbe quasi pensare a una declinazione italiana dello storico sodalizio tra Michael Gira e Jarboe, per l’evidente sensazione di qualcosa che può trascendere la pura esibizione musicale per toccare corde ben più profonde, parlando tra le note di vita e morte. Come unico limite, nuovamente, si fa palpabile la sensazione che una piccola sala teatrale e una situazione meno ‘rock n’roll’ di base sia sicuramente quella più adatta perché le intenzioni e le emozioni del duo possano decollare al meglio.
Poco prima delle 22:30 arriva infine il momento di ME AND THAT MAN e ci vuole poco a capire che il moniker scelto qualche anno fa da Adam Darski sia divenuto ormai un riferimento alle sue due anime, più che all’origine come duo dello stesso.
Fin dall’iniziale “Run With The Devil” è il nostro Matteo Bassoli, bassista della band, a farla da padrone come voce principale e ottimo intrattenitore, certo facilitato dall’essere italiano nel rapporto con il pubblico, ma il mestiere si vede; ed è in questo tirarsi indietro, nel fare cioè il frontman solo quando necessario, giocando con il pubblico e divertendosi con i compagni sul palco, che Adam/Nergal dimostra la sua intelligenza: quello che è nato come un divertissment, ma anche una valvola di sfogo personale, ha ormai preso la forma compiuta di una band, ed è giusto lasciare spazio ai tre compagni.
Alla chitarra non è ovviamente più presente Sasha Boole, il cantautore ucraino preso a bordo in occasione del primo tour qualche anno orsono e arruolato come volontario nelle truppe ucraine da due anni, ma il nuovo ingresso Marcin Gałązka sopperisce ottimamente, doppiando l’enorme Gibson di Darski e partecipando attivamente allo show, anche in termini di mossette giocose.
Dietro le pelli, Łukasz Kumański pesta come un fabbro ma è anche un eccellente metronomo, e guida con la stessa efficacia i brani più trascinanti e le ballad (in senso ampio) che trovano ampio posto nella setlist. In generale, vengono ripescati brani da tutti e tre gli album usciti finora, e oltre agli ottimi arrangiamenti con cui i quattro costruiscono un potente muro di blues, va sottolineata nuovamente la prestazione vocale di Matteo; non solo infarcisce di calore e spacconeria, a seconda dei casi, i brani, ma sopperisce alla grande ai numerosi ospiti presenti sui dischi, inevitabilmente assenti sul palco.
Su questo fronte, meritano citazione “Angel Of Light”, scritta proprio da Bassoli e che vedeva originariamente una “splendida biondina danese” alla voce (ovviamente parliamo di Myrkur) e “Black Hearse Cadillac”: cupa e densa come pece, diventa particolarmente toccante con la dedica a Hank Von Hell, l’ex cantante dei Turbonegro scomparso, e voce originale del brano. Per il resto, canzoni come “My Church Is Black”, “Burning Churches” o “Coming Home” fanno cantare tutti a squarciagola, confermandosi delle naturali hit, mentre il finale, affidato a pezzi più trascinanti e da sagra di biker, confermano il loro peso nell’economia complessiva della band (“Losing My Blues”, “Blues & Cocaine”).
I Me And That Man, insomma, dimostrano di essere un progetto concreto, catchy ma non piacione, che funziona di vita propria anche fuori dalla lunga ombra del suo fondatore. Anzi, proprio per questo diventa ancora più credibile. Se avete mancato questo tour, non fateveli scappare alla prossima occasione, per un’ora abbondante di divertimento e ottime canzoni.
Setlist:
Run With The Devil
My Church Is Black
Nightride
On The Road
Surrender
Burning Churches
Coming Home
Angel Of Light
Got Your Tongue
Witches Don’t Fall In Love
Silver Halide Echoes
Black Hearse Cadillac
White Faces
Love & Death
Get Outta This Place
Losing My Blues
Blues & Cocaine
DALILA KAYROS
NERO KANE
ME AND THAT MAN