Report di Roberto Guerra
Fotografie di Fabio Livoti
Dopo il grande successo della loro calata in terra vicentina lo scorso anno, tornano i Megadeth per un’unica data in quel dell’Alcatraz di Milano, dove è stato registrato già da alcune settimane un sonoro e grandioso tutto esaurito, nonostante si tratti di un lunedì sera e ci siano anche i Mr. Bungle a pochi chilometri di distanza.
Questo risultato si unisce di diritto a quanto fatto da altre realtà analoghe, la cui popolarità sembra star godendo di una nuova e sonora impennata, anche entro i nostri confini, e ciò ci fa sperare entusiasticamente nella possibilità di assistere ad un grande show ad opera di mister Dave Mustaine e compagni.
In apertura troviamo i giovani e nostrani Game Over, che mai avevamo visto su un palco tanto importante, di supporto ad una realtà che non può che essere per loro una autentica fonte di ispirazione storica e musicale. In poche parole, siamo in presenza di un evento tra i più degni di nota di questi ultimi giorni pre-estivi, perlomeno se escludiamo i grandi concerti mainstream (più o meno felici in termini di gestione). Buona lettura!
Il locale è già abbastanza colmo di persone nel momento in cui si presentano entusiasti on stage gli italiani GAME OVER, visibilmente emozionati ed entusiasti come non mai nella loro attuale posizione.
Il loro show è breve e diretto al punto, gestito da quattro musicisti appassionati e del tutto disinteressati alla componente più parlata: un concerto di pura musica thrash metal, in cui vengono sciorinati vari estratti della loro già rispettabile carriera, inclusa la iniziale “Another Dose Of Thrash”, l’esaltante “Masters Of Control” e la recente “Call Of The Siren”.
Il pubblico impiega un po’ di tempo ad esaltarsi in modo ottimale, ma man mano che la scaletta scorre si iniziano pure a intravedere le prime aree di pogo, il che non può che galvanizzare un combo che, nonostante l’evidente emozione, riesce a portare a casa il risultato con orgoglio e potenza, in particolare modo l’accoppiata di chitarristi. Molto meglio anche il nuovo frontman Leonardo Molinari, che in precedenza ci aveva lasciato un po’ titubanti, ma notiamo con piacere che il tempo sembra stia sanando ogni fatica iniziale nel sostituire degnamente chi lo ha preceduto.
Il boato del pubblico è a dir poco possente nel momento in cui le luci si spengono e si palesano sul palco i MEGADETH, con quella presenza a dir poco opulenta della chioma rossiccia erta e fiera di Dave Mustaine dietro al microfono, con tanto di chitarra tra le mani.
I primi vagiti sono affidati alla recentissima “The Sick, The Dying… And The Dead!”, anche se basta poco per iniziare a balzare indietro nel tempo con “Wake Up Dead”, “In My Darkest Hour” e “Hangar 18”, per la gioia di ogni appassionato presente in sala. L’effetto è sin da subito devastante e confezionato meglio di quanto ci saremmo aspettati, e notiamo con piacere che anche la voce di Dave è più presente e distinguibile che in precedenza, andando di fatto ad aggiustare uno dei più grossi limiti dei recenti show ad opera della celebre formazione americana.
Anche il nuovo ingresso alla chitarra Teemu Mantysaari (Wintersun) non ha nulla da invidiare ai chitarristi passati della band, ma avevamo pochi dubbi in tutta onestà, conoscendo bene le sue indiscutibili capacità tecniche, sceniche ed interpretative.
Il concerto attuale dei Megadeth, lo possiamo dire, è uno dei più demolitivi e coinvolgenti cui abbiamo avuto modo di assistere negli ultimi anni, e l’andamento terremotante ed incisivo della setlist, piacevolmente rimescolata rispetto agli ultimi tour, rispecchia perfettamente il ritrovato entusiasmo thrash metal già confermato dall’album più recente, del quale viene proposta anche la godibilissima “We’ll Be Back”. Pezzi come “Hook In Mouth” – che non veniva suonata dal vivo da una decina d’anni – “Skin O’ My Teeth” e “Angry Again” trascinano gli astanti in un moshpit possente, nonostante il caldo asfissiante poco intaccato dall’aria condizionata.
Accanto a un altro brano ‘raro’ come “This Was My Life”, non mancano poi gli inni immortali come “Tornado Of Souls”, “Sweating Bullets” e “Symphony Of Destruction”, che malgrado la loro natura inflazionata non possono assolutamente mancare in scaletta, così come le conclusive “Peace Sells” e “Holy Wars…The Punishment Due”, dopo la quale la band si congeda con sonore ovazioni da parte di un pubblico fisicamente provato e, a tratti, quasi incredulo di quanto assistito questa sera.
Non basta un lieve calo vocale verso la fine a ridurre l’entusiasmo degli astanti, anche se si sarebbe potuto fare qualcosa di più sul versante dell’impatto sonoro, non ottimale allo stesso modo in tutti i punti del locale.
Detta come va detta, dei Megadeth così furenti e focosi non li vedevamo da tempo, e anche in questo caso è l’ennesimo caso di risalita totale in sede live cui abbiamo potuto assistere ultimamente, segno che il metal può davvero mantenere giovani ed energici, nel momento in cui lo si approccia col giusto entusiasmo.
Setlist:
The Sick, The Dying… And The Dead!
Wake Up Dead
In My Darkest Hour
Hangar 18
Dread And The Fugitive Man
Hook In Mouth
Skin O’ My Teeth
Angry Again
This Was My Life
Sweating Bullets
Dawn Patrol
Poison Was The Cure
Countdown To Extinction
Tornado Of Souls
Trust
We’ll Be Back
Symphony Of Destruction
Peace Sells
Holy Wars…The Punishment Due
GAME OVER
MEGADETH