Report a cura di Dario Onofrio
Fotografie di Francesco Castaldo
Non passa un giorno senza una nuova polemica sui Megadeth e sui comportamenti del leader Dave Mustaine. Ma ciò non cambia una cosa: questa band è ancora una delle realtà più seguite con curiosità del nostro ambiente. Il motivo che ha spinto le persone a dirigersi al Carroponte di Sesto San Giovanni lo scorso martedì 8 Agosto è proprio questo: i Megadeth esistono e sono ancora molto attivi nonostante tutto, perché l’importante è la musica che anche stavolta il quartetto americano ha dimostrato di saper sfoderare, prendendosi il palcoscenico senza problemi con un carisma che poche formazioni hanno ancora dopo tanti anni di attività. Nonostante i nuvoloni neri in cielo non promettano nulla di buono e molti siano già al mare per le agognate ferie, c’è già una considerevole fila a partire dal primo pomeriggio, mentre noi andiamo ad intervistare proprio Mustaine (come leggerete a breve su queste pagine). Menzione d’onore per la qualità della location, che da sempre contraddistingue il Carroponte da tanti altri eventi: moltissimi stand per mangiare, buona birra, un prato sconfinato dove sedersi e, in generale, quasi una atmosfera da festival più che da concerto singolo, che sin da subito crea un bel rapporto di fratellanza tra i presenti. Nessun problema neanche per quanto riguarda i controlli e gli orari, che stavolta sono stati precisi nonostante un leggero ritardo nell’apertura dei cancelli; mentre forse l’unica pecca è stato il prezzo mostruoso del merchandise delle band, fenomeno a cui purtroppo siamo sempre più abituati da tempo. Venendo ai concerti: ad aprire ci sono i Last In Line, in cui militano musicisti che hanno fatto la storia di un genere, quali Vinnie Appice e Vivian Campbell, ed i Trivium, forti dell’uscita del nuovo singolo che sta facendo esaltare sia fan di vecchia che di nuova data. Lanciamoci dunque in questa serata che, tra heavy, metalcore e thrash, ha fatto felici non pochi dei presenti.
LAST IN LINE
Ad aprire una serata di questo genere avrebbe potuto esserci chiunque, per questo non ci aspettavamo che sul palco potessimo vedere VinnieAppice e Vivian Campbell in piena forma. Alla band californiana sotto Frontiers Records è affidato il compito di scaldare il pubblico in questa prima mezz’ora di show, ed è facile vincere quando si propongono canzoni della discografia di Ronnie James Dio alternate a pezzi originali quali “Starmaker” e “Devil In Me”. Andrew Freeman, il cantante, non cerca affatto di imitare il vecchio Ronnie ma ce la mette tutta per tirare fuori uno show di grande grinta ed efficacia, e lo stesso vale per il lavoro dei turnisti Phil Soussan (già con Ozzy Osbourne) al basso e Erik Norlander alle tastiere. Insomma: il quartetto dà già il gas che serve al pubblico per riscaldarsi con una esibizione di ottimo livello, a parte qualche clip sui suoni della batteria di Vinnie: le canzoni di Dio sono sempre spettacolari da sentire dal vivo, anche se è qualcun altro a farne la cover, e tra “Stand Up And Shout”, “The Last In Line” e l’immancabile “Rainbow In The Dark”, i cuori di molti dei presenti si infiammano, vista anche la prestazione da oscar di Campbell e Appice, veri animali da palcoscenico che dimostrano un grande affiatamento dopo tanti anni di concerti insieme.
TRIVIUM
Il primo attesissimo appuntamento della serata era con i Trivium, la band di Orlando che con il suo thrash/metalcore anche stavolta ha dato grande spettacolo. Sull’onda del fortunato tour che presumibilmente precederà l’uscita del nuovo album, Matt Heafy e soci sfoderano una prestazione di tutto rispetto sia per quanto riguarda la presenza scenica che per la tecnica, con il cantante che tra un ‘fuck’ e l’altro incita la folla a fare più caos possibile. La scaletta risulta molto equilibrata, andando a pescare pure da “Ascendancy” senza dimenticare il capolavoro “Shogun”, veri e propri capisaldi del gruppo. Tra “Until The World Goes Cold” e “Kirisute Gomen”, c’è anche il tempo di presentare la nuova “The Sin And The Sentence”. Gran parte dei fan accorsi conosce già bene il pezzo ed il suo groove con un particolare stacco neoclassico verso metà canzone, che dal vivo ha un effetto davvero spiazzante, seppur equilibrato nella struttura della composizione. Pure il nuovo arrivato, Alex Bent, dietro alle pelli è una macchina da ritmo indiavolata: la sua prestazione è veramente eccellente e dimostra come la band sia in grado di adattarsi ed evolversi col tempo che passa senza perdere lo smalto che da sempre l’ha contraddistinta. La chiusura è affidata all’intramontabile “In Waves”, diventata ormai il cavallo di battaglia di una formazione che ha calcato i palchi di mezzo mondo senza mai fermarsi. Tra scream e growl, con quelle ritmiche metalcore che non possono che scatenare dei furiosi moshpit, i Trivium si portano a casa una bella esibizione applaudita da gran parte del Carroponte.
Setlist:
Rain
Strife
Down From the Sky
Until the World Goes Cold
The Sin and the Sentence
Kirisute Gomen
Like Light to the Flies
Capsizing The Sea
In Waves
MEGADETH
Ed eccoci al piatto forte della serata: il temporale che minacciava di trasformare il Carroponte in una palude è passato senza nessun problema e la band capitanata da Dave Mustaine fa il suo ingresso trionfale sulle note di “Hangar 18”, facendo esplodere i presenti in un boato. Certo, Dave ha qualche problema alla voce, specialmente all’inizio (qualcuno commenta con un ‘lanciate un Benagol sul palco!’), ma di fronte all’energia di Kiko Loureiro e degli altri musicisti che lo circondano non sfigura nulla: i Megadeth portano sul palco uno show massiccio come solo loro possono fare. Poche parole, molto thrash metal: dall’ultimo “Dystopia” vengono estratte la titletrack, “The Treat Is Real”, “Conquer Or Die” e “Poisonous Shadows”, per poi ovviamente lanciarsi su tutti i classici. C’è da dire che forse i suoni non sono stati esattamente all’altezza della situazione, considerato che una musica complessa come quella portata dal quartetto andrebbe apprezzata anche appunto per la compagine tecnica; ma cosa importa quando Dave interpreta magistralmente “Sweating Bullets”? Una sorpresa che molti non si aspettavano, poi, è “Skin O’ My Teeth”, direttamente da “Countdown To Extinction”, che scatena un pogo massacrante nelle prime file. Qualcuno azzarda pure uno stage diving ma non c’è tempo per riposarsi, perché dopo la classica “A Tout Le Monde” arriva “Tornado Of Souls”, altra chicca che ben si sposa con il clima ventoso che sferza i presenti. Forse Dave non sarà più bravo a cantare, è vero (ma è mai stato un cantante il buon Mustaine?), ma come chitarrista ci sa ancora fare parecchio: su più punti lui e Kiko si scambiano gli assoli e i riff, creando vortici musicali ossessivi che rispecchiano perfettamente la musica dei Megadeth. David Ellefson come al solito incanta la platea con il suo personalissimo modo di suonare il basso, costruendo l’ossatura dei pezzi, mentre il nuovo arrivato Dirk Verbeuren dietro alle pelli dimostra di essersi già adattato all’atmosfera della sua nuova formazione, sfoggiando in più momenti una precisione tecnica che si confà giustamente a un batterista del suo calibro. Alla fine non possono mancare le canzoni più attese: “Peace Sells” viene cantata da tutti i presenti e interpretata magistralmente da Dave, ormai scaldatosi la voce e pronto a fulminare tutti con le ultime cartucce rimaste nel fucile, mentre sul palco sale pure un figurante vestito da Rattlehead che incita la folla! Prima del gran finale, però, ecco l’ennesima sorpresa inaspettata: “Mechanix”, pezzo che durante il tour è stato proposto qualche volta, piomba sulla platea del Carroponte scatenando l’inferno. C’è chi salta, chi urla, chi si commuove, dimostrando quanto i presenti tengano molto di più a questa versione che a quella dei Four Horsemen. Mustaine sarà un signore di mezz’età che ancora suona, ma grinta da vendere ne ha eccome. “Holy Wars… The Punishment Due” sigla la fine di questa tappa del Dystopia Tour, con tutti i presenti soddisfatti per l’esibizione appena vista e un Dave Mustaine che ringrazia, raccomandando pure di non guidare ubriachi tornando a casa! Certo, i Megadeth cominciano ad essere davvero stagionati come band, ma non per questo hanno perso il carisma e la forza di volontà che da sempre li contraddistingue. Chissà se i Nostri avranno ancora qualcosa da dire in studio: quello di cui siamo certi è che finché questo gruppo continuerà a suonare ci saranno sempre concerti di ottimo livello, in qualunque caso.
Setlist:
Prince Of Darkness (intro)
Hangar 18
The Threat Is Real
Conquer or Die!
Trust
Sweating Bullets
She-Wolf
Poisonous Shadows
Skin o’ My Teeth
A Tout Le Monde
Tornado of Souls
Dystopia
Peace Sells…
Symphony of Destruction
Mechanix
Holy Wars… The Punishment Due