28/05/2005 - Meshuggah + Scarve @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 03/06/2005 da

A cura di Luca Pessina

Ce l’hanno fatta! I Meshuggah, dopo quasi dieci anni, sono tornati a suonare in Italia! Accolti da un Transilvania Live letteralmente strapieno (è accorsa gente da ogni parte della penisola), i cinque svedesi hanno offerto una performance stellare, che ha mandato in visibilio le centinaia di persone presenti. Metalitalia.com naturalmente non poteva proprio mancare ad un simile avvenimento e qui di seguito vi racconterà tutto ciò che è accaduto.

SCARVE

E’ toccato ai francesi Scarve – grandi amici dei Meshuggah – dare il via alla serata. L’ultimo, eccellente “Irradiant” aveva stazionato per mesi nel lettore CD del sottoscritto, indi per cui era tanta la curiosità di vedere la band dal vivo. Il sestetto ha calcato il palco preceduto da un breve intro e in men che non si dica ha iniziato a sciorinare alcune delle perle del suo repertorio, da “Fireproven” a “Mirthless Perspective”. Il batterista Dirk Verbeuren si è rivelato immediatamente in gran forma e i cantanti Pierrick Valence e Gillaume Bideau hanno dimostrato sin dalle primissime battute di saper tenere il palco a dovere, alternandosi bene alle vocals ed interagendo discretamente con il pubblico (anche se a volte era una vera impresa capire che cosa stessero dicendo!). I suoni si sono assestati su livelli discreti per tutta la durata dello show: inizialmente una delle chitarre era quasi impercettibile ma ciò non ha impedito al gruppo di divertirsi e di divertire, soprattutto coloro assiepati appena sotto al palco. Alla fine i trentacinque minuti a loro disposizione sono filati via senza intoppi: il gruppo ha suonato bene e senza strafare ed il responso del pubblico – come dicevamo – è stato accettabile. Sarebbe senza dubbio interessante poterli rivedere con più calma e magari con dei suoni più che decenti, ma l’impressione fatta oggi è comunque del tutto positiva,: gli Scarve hanno confermato anche on stage di essere una delle più grandi promesse della scena estrema europea.

MESHUGGAH

A questo punto l’attesa era tutta per i Meshuggah e quando si sono iniziati ad udire i mostruosi suoni partoriti dalle chitarre della coppia Thordendal/Hagstrom la folla è completamente impazzita ed è esploso il tripudio. In un attimo i cinque svedesi sono saliti sul palco del Transilvania Live e in rapida sequenza hanno snocciolato tre veri e propri classici del proprio repertorio come “The Mouth Licking What You’ve Bled”, “Soul Burn” (alle parole “step by step” le fondamenta del locale hanno tremato!) e “Rational Gaze”, conquistando definitivamente un pubblico già quasi del tutto invasato e partecipe. Jens Kidman si è confermato un ottimo frontman, muovendosi quasi come un automa durante le esecuzioni di brani intricatissimi come “Stengah” e “In Death – Is Life”, Thordendal e Hagstrom non hanno sbagliato assolutamente nulla, riversando sulla folla una serie di riff che col passare dei minuti apparivano più che altro come delle mattonate, e Haake… che dire di Thomas Haake? Semplicemente un terminator che suona la batteria: quest’uomo probabilmente viene programmato prima di ogni live show, è impossibile che un essere umano riesca a suonare quelle parti con la stessa naturalezza di chi beve un caffè! Se i Meshuggah dal vivo riescono a travolgere ogni cosa anche più che su disco il merito è proprio suo: potente e precisissimo… una macchina! La violentissima “Sane”, “Organic Shadows” e “Neurotica” hanno fatto proseguire il concerto su binari ancora più malati e annichilenti ma è stato con “New Millennium Cyanide Christ” che si è forse toccato l’apice: il brano ha visto decine di fan fare pressione verso le transenne come mai prima di allora, pogare e fare headbanging all’unisono nell’ignorantissimo finale… un vero massacro! Da “Nothing” è stata quindi ripescata anche la stupenda “Straws Pulled At Random”, prima che la serata volgesse al termine con l’apoteosi finale rappresentata da “Future Breed Machine”, probabilmente la canzone più famosa dei nostri. Suonata dalla band con un trasporto incredibile e cantata a squarciagola da tutti i presenti, “Future Breed Machine” ha chiuso lo spettacolo e ha mandato tutti a casa a leccarsi le ferite. E i bis? A quanto pare non erano in programma, ma poco male, onestamente non si sa in quanti avrebbero retto un nuovo assalto! A chi scrive, a dire il vero, avrebbe fatto non poco piacere ascoltare un brano o due da “Contradictions Collapse” o “None” ma pazienza, il concerto nel complesso è stato comunque spettacolare: i Meshuggah non si sono risparmiati e la setlist è stata senz’altro più che convincente. Si spera ora di non dover aspettare altri dieci anni per poterli rivedere all’opera su un palco…

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