Report a cura di Chiara Franchi
Foto di Enrico Dal Boni
Tra il parcheggio più vicino che siamo riusciti a trovare e l’ingresso di Argo16 c’è una passeggiata di qualche centinaio di metri. Poco male, la serata è tiepida e abbastanza limpida. L’aria è bassa odora di laguna, rossa della luce dei lampioni e dell’ultimissimo raggio di sole dietro le enormi braccia delle gru di Fincantieri.
Quando raggiungiamo il locale, abbiamo la conferma di quanto avevamo già intuito: una lunga coda indica che il release party di “The Spin” è l’evento che nessuno, nel triveneto underground, ha voluto perdersi. Gli ingressi per la notte speciale dei Messa andranno infatti esauriti poco dopo il nostro arrivo, obbligando qualche sfortunato a consolarsi con uno spritz e un cicchetto nei bar di Mestre o di Marghera. Una volta dentro, è chiaro che stasera si conoscono un po’ tutti e che sarà quasi una serata in famiglia.
La coda non è limitata all’ingresso: bagno, birra, un buon posto nella pur ampia sala vanno conquistati con pazienza. Tanto vale, allora, fermarsi subito al banco del merchandise o ad ammirare la moto parcheggiata in ingresso: sì, è proprio quella che calca l’asfalto dei Balcani nell’evocativo video di lancio dell’album. Poi, pian piano, ci lasciamo ingoiare dal buio e dalla fittissima cappa di fumo che – scopriremo – nasconderà a sguardi e macchine fotografiche buona parte dei live.
Quando varchiamo la soglia di Argo16 TORBA è già sul palco. Da non confondere con l’omonima formazione hardcore di Lecce, la band che si esibisce stasera è il progetto solista del produttore bassanino Luigi Pianezzola (The Soft Moon, Am Titor, Bruuno) e propone un dark industrial a ritmi serrati.
La forte componente elettronica, quasi da club, è sottolineata dal beat dominante della batteria e da un basso sfacciato, che prende a martellate un riffing di ispirazione darkwave. A rendere ancora più suggestiva la performance è la presenza sfuggente dei musicisti, sagome in controluce che ondeggiano in un fumo scenico densissimo, squarciato solo dal pulsare di due colonne di luci rosse.
Il sound gode di un’ottima valorizzazione acustica (al mixer c’è Otto, storico fonico dei Messa e fautore del progetto 8-bit Arottenbit) che ne accentua tanto il groove quanto le vibrazioni post-apocalittiche: se non fossimo solo a inizio serata, ci sarebbe da ballare.
Dalle pendici del Grappa ci spostiamo a quelle del Monte Tomba: se il culto ancora vive in Italia, probabilmente si annida lì da qualche parte, nei luoghi natali dei fratelli che compongono il duo black metal GORRCH. ‘Culto’ è un termine che rende abbastanza bene lo status della band, tanto apprezzata quanto evasiva, e questa performance ne è in qualche modo una conferma.
I Gorrch si dimostrano appunto fedeli interpreti del più autentico spirito black: la loro rarissima apparizione live è infatti invisibile e, se non inascoltabile, quasi inintelligibile. Nascosti dietro una coltre di fumo e luci blu, i due musicisti non sembrano tanto interessati a condividere la propria musica quanto ad allungare sulla sala un’ombra spessa e soffocante, intessuta attraverso il suono ostile di una batteria malamente microfonata e di uno screaming infernale. Gli squarci che permettono di apprezzare la chitarra sono gloriosi, ma rari.
Un amico che ha intercettato un membro dello staff ci dice che a una domanda sui suoni ha ricevuto in risposta una scrollata di spalle: “Hanno voluto loro così”. Quanto ai fotografi, possiamo solo immaginare il loro sconforto. Eppure questo live ha qualcosa che lascia il segno: in fin dei conti, per farci cogliere il messaggio dei Gorrch il ‘come’ contava molto più del ‘cosa’.
Messa – Argo16 Venezia – 26 aprile 2025 – foto Enrico Dal Boni
L’attesa per i Gorrch era alta, ma ancora più alta è quella per i MESSA e per “The Spin”, bellissimo album che stasera prende vita nella sua interezza. I Messa lo hanno già suonato tutto nelle scorse settimane in una sede prestigiosa come il Roadburn, ma stasera è diverso: stasera sono a casa, davanti a un pubblico che in buona parte li ha visti muovere i primi passi.
Dietro il palco giganteggia l’oroboro-pneumatico di Nico Vascellari: sarà quasi l’unica cosa che vedremo bene durante il live, perché anche se il fumo si è finalmente diradato le luci sono rimaste bassissime. L’unica figura chiaramente distinguibile è quella di Sara Bianchin, su cui incombono due fari fissi come gli occhi di cui parla il ritornello di “At Races”.
Le prime note di “Void Meridian” vibrano in un’atmosfera carica di emozione, che si avverte sia sopra che sotto il palco. Le instant hit “At Races” e “Fire On The Roof” caricano l’aria di autentica elettricità, che freme al ritmo deciso scandito dalla sezione ritmica di Marco Zanin, al basso, e Rocco Toaldo, alla batteria.
Come sempre ai concerti dei Messa, si distinguono il gusto e il talento di Alberto Piccolo – probabilmente uno dei migliori chitarristi del panorama italiano. I suoi soli sono gli assoluti highlight della serata insieme all’impeccabile performance di Sara Bianchin, cantante per caso che oggi brilla nelle ispirazioni soul cui tanto spazio ha dato in “The Spin”. Il momento più alto della sua esibizione si tocca probabilmente tra il crooning oscuro di una “Immolation” per sola voce e piano e l’intensa “The Dress”. Ad impreziosire questa già meravigliosa prova, la presenza live della tromba di Michele Tedesco.
Ci sono i ringraziamenti di rito, ma il tempo riservato alle parole è breve. Protagonista assoluta è la musica, che prende una decisa virata sabbathiana con le tinte heavy di “Reveal”. Una conclusione su “Thicker Blood” non è assolutamente in discussione: il pubblico non lascerà la sala senza aver ascoltato qualche perla della discografia precedente.
Infatti arrivano “Pilgrim” e “Leah”, potente come forse non si era mai sentita: “Raise your chalice to your guide sublime” e qualcuno il calice, anche se di plastica, lo leva davvero nelle prime file, in un gesto poco conforme all’atmosfera commossa e un po’ solenne che si è creata, ma sicuramente sentito, genuino.
Ci aspettavamo che “The Spin” funzionasse dal vivo, ma ci sentiamo di dire che la forza di questo lavoro supera davvero anche le migliori stime. Quanto ai Messa, confermano di essere dei fuoriclasse della nostra scena, dotati di una personalità definita e cristallina che in questo momento della loro storia sembra proprio beneficiare di un particolare stato di grazia.
Messa – Argo16 Venezia – 26 aprile 2025 – foto Enrico Dal Boni