Report a cura di Andrea Intacchi
Foto di Simona Luchini
Filago, provincia bergamasca: anche qui, sabato 6 agosto, dopo tre anni di attesa, la parola ‘finalmente’ è tornata a farsi largo tra i tanti metallari riunitisi per dar vita alla nona edizione del Metal For Emergency, il festival metal a scopo benefico inserito all’interno della manifestazione Filagosto 2022. L’entusiasmo e gli ottimi responsi ricevuti nelle precedenti edizioni avevano ormai bollato il MFE come un evento fisso, da segnare in calendario, sinonimo di qualità non solo dal punto di vista prettamente organizzativo ma, soprattutto, a livello musicale, portando sul palco band di assoluto spessore nazionale e internazionale (si sono alternati tra gli altri Primal Fear, Grave Digger, Gamma Ray, Rage, Angel Witch, Sepultura ed Anthrax giusto per fare qualche nome). Il festival, come una serie infinita di altri, ha dovuto chiudere i battenti per due anni di fila per i motivi ormai conosciuti: nel primo week-end del mese tuttavia anzi, finalmente, i famosissimi ‘apertura dei cancelli’ sono tornati a rendersi prepotentemente protagonisti e intorno alle 17.00 l’area industriale dedicata all’evento ha iniziato a riempirsi, con quell’aria familiare (perchè di famiglie tra l’altro ve ne erano parecchie) tipica di queste occasioni. Con un occhio al cielo, augurandosi che, diversamente da Bologna, le previsioni temporalesche prendessero una piega più favorevole, ed una al portafoglio (il dubbioso esperimento dei token alla fine ha superato la prova), si è iniziato a gironzolare tra i vari stand, tra punti merch della manifestazione e delle band presenti, street food, un distributore d’acqua, libri, oggettistica, dischi, giardinaggio oltre ad un’area ristorante riparata da una tensostruttura che si trasformerà in rifugio nel corso della serata. A proposito, le band, la parte più importante: edizione 2022 bollata di tricolore con le Hellfox ad aprire i battenti, seguite da Ulvedharr, Moonlight Haze e Rhapsody Of Fire; un quartetto compatto ed alternativo che avrebbe infine lasciato spazio ad uno dei gruppi storici in ambito thrash metal, ovvero i Destruction per quello che, ad un certo punto, avrebbe preso i connotati di un concerto alla Wacken seppur in un formato più ridimensionato. E allora torniamo indietro con le lancette per rivivere le emozioni più forti del Metal For Emergency edizione 2022.
Accolti da una temperatura gradevolissima ci avviciniamo alle transenne per dare il benvenuto a coloro che apriranno le danze del MFE. Il compito quest’anno è toccato alle HELLFOX, band tutta al femminile dedita ad un melodic death metal dalle tinte gotiche: binomio perfetto che si presenta sia sul piano estetico sia su quello sonoro, con la voce pulita della vocalist Greta accompagnata dall’ugola più greve della bassista Priscilla. I brani proposti arrivano direttamente dal loro album d’esordio “The Call”, uscito ad inizio anno, e tra questi maggiore impatto sui presenti lo hanno avuto sicuramente, “Bleeding Machine”, scatenando i primi poghi a centro pit con tanto di leggeri accenni polverosi, la delicata “Nothing Really Ends”, “Our Lady Of Sorrow” e “Raising”, conosciuta per gioco all’interno del gruppo come “Banana”. Un primo show che mostra una band in crescita, frutto anche della possibilità di poter esibirsi su un palco dopo il periodo di chiusura forzata, creando così la giusta alchimia e coesione tra le quattro ragazze. Pubblico soddisfatto, come dimostrato anche dalle numerose visite effettuate in zona merch, e pronto ad accogliere il secondo nome previsto in cartellone. Si cambia sound, i ritmi prendono una virata decisamente più tellurica e ci pensano gli ULVEDHARR a scuotere di sudore e adrenalina il palco del Metal For Emergency. Il combo bergamasco, guidato dal buon Ark, libero da impegni chitarristici, con “What Have We Done?” ci mette tre nanosecondi a creare vortici umani in modalità mosh e circle-pit, aumentando di conseguenza il tasso di calura in zona transenna. Due le novità in seno alla band: Ark, come detto, con il solo intento di ruggire dietro il microfono ha lasciato le sei corde ad Alessandro Lera (da un anno secondo chitarrista dei Dark Reedemer), mentre alla batteria, direttamente dagli Extrema, Francesco Frullo La Rosa ha preso il posto dell’infortunato Michele ‘Mike’ Balduzzi, salutato calorosamente dallo stesso Ark nel corso del concerto. Forti di una presenza live davvero granitica e di una gasatissima fanbase (del resto giocavano in casa), gli Ulvedharr spaziano lungo tutti e quattro gli albumpubblicati sinora, proponendo inni di battaglia, fino all’ultimo singolo, rilasciato nel 2020, “Land Of Heroes”. Una botta dietro dal collo per un aperitivo assai pericoloso. E mentre il cielo sembra ormai essersi aperto definitivamente, è la sinfonia melodica dei MOONLIGHT HAZE a prendere per mano un pubblico che andrà a raggiungere il suo culmine di presenza. Un nome su tutti, ma c’era da aspettarselo, ad impreziosire la prestazione del quintetto italiano: è quello di Chiara Tricarico, autentica trascinatrice, la cui voce domina sovrana, in una setlist che si è focalizzata principalmente sull’ultimo lavoro “Animus” dal quale sono stati proposti ben sette pezzi. Sorretti da una resa sonora davvero buona (così come per gli altri gruppi, doveroso sottolinearlo), i Moonlight Haze hanno portato quel tocco di magia alla serata che ha permesso anche ad alcuni baby metallari di gustarsi lo show nelle vicinanze del palco. Da parte sua la band, guidata da Giulio Capone, ha confermato ancora volta un tasso di qualità ormai sinonimo di garanzia. Ed è con “The Rabbit Of The Moon” che i nostri salutano il MFE lasciando spazio ad un altro tassello storico del power di casa nostra. Arrivano i RHAPSODY OF FIRE e l’atmosfera nel pit si fa immediatamente più calda, dove si riuniscono in pratica due fazioni di sostenitori: i defender della prima ora, fermi al vecchio monicker e coloro che hanno deciso di seguire la band anche dopo le vicissitudini interne che hanno portato al cambio definitivo del nome. Poco importa, i Rhapsody Of Fire hanno accontentato gli uni e gli altri: capitanato dalla possente e soave timbrica di Giacomo Voli, il gruppo di Alex Staropoli ha inanellato una serie di hit chiudendo un cerchio semplicemente perfetto lungo ventiquattro anni, dal leggendario “Legendary Tales” a “Glory Salvation”, passando da “Dawn Of Victory” a “The Eighth Mountain”. Inutile negare che al suono di “Holy Thunderforce”, della stessa “Dawn Of Victory” o di una certa “Emerald Sword”, qualche lacrimuccia è spuntata sul volto di qualche over quarantenne, ricordando quegli anni in cui draghi, spade e guerrieri distruggevano le pareti di casa, sparate a tutto volume dal proprio stereo. Show sentissimo da tutto il pubblico e Rhapsody Of Fire davvero superbi. Si arriva quindi al momento clou del Metal For Emergency: ennesimo cambio di palco ed ecco che tutto è pronto per gli headliner. C’era curiosità nel vedere la prima uscita in territorio italiano del nuovo formato dei DESTRUCTION con un Martin Furia in più ma, soprattutto, con un Mike in meno. Dopo la separazione dal fondatore principale del cingolato tedesco avvenuta nell’agosto dello scorso anno, Schmier ha voluto comunque mantenere la formazione a quattro elementi; da qui la scelta di ingaggiare il chitarrista argentino. Il risultato, aldilà di un certo immobilismo creativo in studio di registrazione (per chi scrive l’ultimo “Diabolical” ha fortunatamente invertito questa tendenza), è stato ancora una volta il medesimo: in sede live, i Destruction sono delle macchine da guerra, a maggior ragione se dopo un paio di brani, il cielo ha deciso di aprirsi lasciando scendere una simpaticissima pioggia. Il benvenuto di Schmier, condita dal tipico e colorito ‘saluto’ alle divinità, le note di “Nailed To The Cross”, e giù acqua ma, come sottolineato dal mastodontico leader teutonico “Rain or shine, metal forever“. Qualcuno – parecchi a dir vero – ha quindi preso d’assalto il famoso tendone come riparo, tanti altri invece sono rimasti nel pit, gustando la frescura donata dalla pioggia e un moshpit che, inevitabilmente, è diventato ancor più selvaggio. Buoni i pezzi estratti da “Diabolical”, in aggiunta ai grandi classici, da “Mad Butcher” a “Life Without Sense”, da “Curse The Gods” a “Release From Agony” fino alla distruttiva doppietta finale firmata “Thrash Till Death” e “Bestial Invasion”. Soddisfatto Schmier per la risposta genuina e continua dei thrashers rimasti sotto palco, eccellente la prova della coppia Furia-Eskic, precisa e terremotante quella di Randy Black. Pogo fradicio, con gli addetti alla sicurezza completamente inzuppati ma puntuali e cordiali nell’intercettare i numerosi corpi alle prese con il crowd-surfing. Insomma, Destruction di nome e di fatto!
Cielo che ha chiuso i rubinetti proprio nelle battute conclusivo del concerto (salvo riaprirli successivamente) rendendo ancor più evidente il godimento generale di coloro che hanno partecipato allo show. Appagamento che, di diritto, ha coinvolto anche tutti gli organizzatori di una giornata e di un evento finalmente ritornato.
Setlist
Under the Spell
Diabolical
Death Trap
Nailed To The Cross
Mad Butcher
Repent Your Sins
Beyond Eternity
Release From Agony
Life Without Sense
The Butcher Strikes Back
Tormentor
Eternal Ban
Total Desaster
Curse the Gods
Thrash Till Death
Bestial Invasion
HELLFOX
ULVEDHARR
MOONLIGHT HAZE
RHAPSODY OF FIRE
DESTRUCTION