METALITALIA.COM FESTIVAL 2018 – 1° giorno
15/09/2018 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)
Running order e programma meet&greet:
Crediti di Redazione:
Alessandro Corno – produzione e organizzazione generale
David Scatigna – supporto informatico e social, fotografie meet&greet
Enrico Dal Boni – fotografie report in diretta
Federico Orano – report in diretta (Asgard, White Skull, Domine, Rage meets Refuge)
Lorenzo Ottolenghi – runner
Luca Corbetta – produzione e organizzazione generale, coordinamento area meet&greet
Luca Pessina – produzione e organizzazione generale
Marco Gallarati – postazione stand e coordinamento report in diretta + introduzione
Roberto Guerra – report in diretta (Rosae Crucis, Elvenking, Grave Digger, Hammerfall)
Simone Vavalà – assistenza alla produzione
inoltre:
Boris Nieli – area meet&greet
Michele Aldeghi – fotografie report in diretta
Simona Luchini – fotografie meet&greet
Introduzione
Dopo la serata di warm-up di ieri, ci apprestiamo ad inaugurare l’edizione numero 7 del nostro festival in questo sabato settembrino coperto e vagamente afoso, con in programma la giornata dedicata alle sonorità power e più classiche.
Un bill che tutto sommato cerca di ricalcare quello proposto l’anno scorso nella stessa situazione, probabilmente con un occhio maggiormente di riguardo alle caratteristiche più veraci ed aggressive del metal classico – soprattutto teutonico: avremo infatti una delle accoppiate più eccellenti provenienti dalla Germania, Rage e Grave Digger, con i primi chiamati a ‘reincarnarsi’ anche nei nuovi Refuge e i secondi impegnati a proporre una setlist incentrata sulla cosiddetta The Middle Ages Trilogy. Dopo di loro, in veste di headliner, gli svedesi Hammerfall all’opera in un best-of-show in parte dedicato ad uno dei loro migliori lavori, il secondo “Legacy Of Kings”. E prima del trittico di ospiti internazionali, ecco la solita carrellata di realtà italiane ben radicate nel nostro background metal, a partire dai toscani Domine e dai friulani Elvenking; ritroveremo poi, dopo solo un anno di distanza, gli altrettanto apprezzati White Skull: la formazione di Federica ‘Sister’ De Boni e Tony ‘Mad’ Fontò ritorna al Live per festeggiare degnamente il trentesimo anniversario dalla fondazione, dopo essere stata chiamata a sostituire i defezionari Eldritch, rinuncianti al festival qualche tempo fa per problemi personali. Ad aprire le danze, infine, i Rosae Crucis con il loro epic metal cantato in italiano e i ferraresi Asgard, proponenti la prima sferragliata metallica a base di power e speed metal.
Entrando brevemente in tema di logistica festivaliera, chi avrà avuto modo di tastare già gli anni scorsi la funzionalità del nostro festival, ma soprattutto chi ne ha saggiato il settaggio in occasione del venerdì di warm-up, potrà beneficiare in questa tornata 2018 dell’upgrade Beergarden, ovvero una piccola ma confortevole zona con tavoli, panche e ombrelloni dove poter consumare cibarie e bevande in pieno relax. Per il resto, ampiamente confermati il sempre più ricco Metal Market – trovate bancarelle e stand sia all’interno del Live, sia all’esterno nella zona aperta e sotto la struttura outdoor – un’ampia proposta di specialità culinarie ‘da festival metal’ (salsicce alla Bud, costina di brontosauro – vogliamo parlarne?) e non, con un occhio di riguardo all’approccio vegano, ed infine la succosa serie di meet&greet che si susseguiranno per tutta la giornata nell’apposita area, situata sotto la tensostruttura posta all’esterno, esattamente come l’anno scorso.
Con un’apertura porte avvenuta con una quindicina di minuti di ritardo, la nostra manifestazione ha preso il via e si attendono sul palco gli Asgard, affidatari del calcio d’inizio musicale ufficiale!
Seguiteci come al solito nella diretta di questa lunga giornata di spade, dragoni, storie fantasy ed epiche battaglie!
(Marco Gallarati)
ASGARD – 13.30/14.10
Provenienza: Ferrara, Italia
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Sono i ferraresi Asgard ad avere il compito, tutt’altro che semplice, di aprire la settima edizione del Metalitalia.com Festival. Con due buoni dischi all’attivo come “The Seal Of Madness” e “Outworld”, il quintetto emiliano mostra fin da subito tutta la propria attitudine live nei quaranta minuti messi a disposizione in apertura di questa giornata. Il purissimo heavy/speed metal di stampo Usa degli Asgard spinge forte sull’acceleratore grazie ad una sessione ritmica precisa, nella quale spicca il lavoro di Renato Chiccoli al basso, che dà spettacolo sopra al palco aizzando la folla. Ma è la coppia d’asce formata dai due fratelli chitarristi Davide e Alberto Penoncini a costruire un muro sonoro fatto di riff granitici che accompagnano l’ugola squillante di Federico Mazza, autore di un’ottima prova. Le prime chiome iniziano ad agitarsi sotto il palco tra le note di “Spirits” ed “Hellbreaker”, pezzi dall’impatto assicurato, in un Live Club che può già vantare una buona presenza di pubblico. Gli Asgard si abbattono senza pause con la portentosa “The Interceptor” e, in chiusura, con l’immancabile inno di casa, ovvero “Asgard Invasion”. Tanti applausi per il gruppo ferrarese; se il buongiorno si vede dal mattino, quella odierna sarà una giornata da ricordare.
(Federico Orano)
ROSAE CRUCIS – 14.30/15.10
Provenienza: Tivoli (Roma), Italia
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Gli epic metaller Rosae Crucis sono la seconda band ad esibirsi in questo caldo pomeriggio di fine estate, giunti direttamente da Roma, con tanto di tuniche e armature in pelle, per riversare una sana colata di acciaio fuso su un pubblico già discretamente numeroso e partecipe. L’apertura dello show è affidata ad “Hiram Abif” e “Sancta Sanctorum”, entrambi estratti dall’attuale ultimo album “Massoneria”, dal quale proviene anche la maggior parte della scaletta odierna, fatta ovviamente eccezione per due cavalli di battaglia inossidabili e immancabili come “Fede, Potere, Vendetta” e “Crociata”, cantati a gran voce da una buona fetta di estimatori presenti sotto il palco del Live Club. Inutile dire che i chitarroni massicci e metallici, le ritmiche tritaossa e, soprattutto, gli sfoggi vocali di Giuseppe Cialone rappresentano un vero e proprio marchio di fabbrica per una delle band più controverse, eppure così di culto, del panorama metal underground italiano. I suoni, non ancora del tutto ottimali, giocano forse leggermente a sfavore della potenza sonora trasmessa da questi cinque guerrieri on stage, tuttavia ciò non basta a minare un’esibizione rocciosa, fomentante e assolutamente rappresentativa delle immense potenzialità dei Rosae Crucis, evidentemente meritevoli di un po’ di attenzione in più all’interno di una scena che spesso tende a sottovalutare le realtà autoctone, forse anche per via del cantato in italiano, divenuto un indiscutibile tratto distintivo per Andrea Magini e compagni. In ogni caso, siamo lieti che l’accoglienza quest’oggi sia stata così positiva, e anche per questo salutiamo la band con un forte applauso, prima di dedicarci ad un’altra entità italiana con una lunga carriera alle spalle, proprio ora salita sul palco.
(Roberto Guerra)
WHITE SKULL – 15.30/16.20
Provenienza: Vicenza, Italia
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Trent’anni e non sentirli! I White Skull spengono proprio in questo 2018 le trenta candeline e quale occasione migliore per celebrare la propria storia se non questa esibizione al Metalitalia.com Festival? Il gruppo di capitan Tony Fontò, che ha dato appuntamento ad ottobre per festeggiare in solitaria e per bene il loro importante anniversario, sembra aver trovato il segreto per l’eterna giovinezza negli ultimi anni, con il ritorno di Federica De Boni, la storica singer della band, ed una formazione stabile e coesa. Tutto questo è ben visibile sul palco anche in questa occasione, dove la band vicentina ha regalato ai presenti cinquanta minuti intensi andando ad omaggiare i propri dischi storici quali “Embittered”, “Tales From The North” e “Public Glory, Secret Enemy”. Che sarebbe stato un evento speciale per i fan degli Skulls lo si è potuto intuire già dalle prime note dello show, partito proprio con “Embittered” e poi andato a pescare tutti i classici del passato, cantati a squarciagola dai presenti, fra i quali segnaliamo in particolare “The Killing Queen”, “Cleopatra” e “Tales From The North”. L’ambiente già caldo diventa rovente quando Federica parte con “The Roman Empire” e qualche occhio lucido si scorge nella platea durante le note iniziali di “High Treason”. Intanto Alex Mantiero corre veloce dietro le pelli mentre Danilo Bar dà spettacolo con le sue sei corde. Da segnalare anche la buona prova offerta dal bassista ‘Puma’, temporaneo sostituto del titolare Jo Raddi. L’epicissima e gloriosa “Asgard” chiude uno show davvero coinvolgente, che sicuramente avrà fatto la felicità di tutti i nostalgici della compagine veneta. Uno splendido tuffo nel passato con la potenza dei White Skull!
(Federico Orano)
ELVENKING – 16.40/17.40
Provenienza: Sacile (PN), Italia
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Facciamo ora un balzo in avanti di diversi anni, passando di fatto da una band power metal italiana della vecchia scuola ad una decisamente più moderna e al passo con le esigenze di buona parte degli estimatori più giovani: parliamo ovviamente degli Elvenking, del loro folk-power metal e di uno show ricco di estratti dagli ultimi album così come di tracce più datate e apprezzate dai fan, quali ad esempio “The Divided Heart” e “Trows Kind”. Anche in questo caso l’accoglienza da parte del pubblico è più che positiva, soprattutto per via di un comparto sonoro finalmente in grado di rendere giustizia a un evento così ricco di band degne di nota: voci (aiutate da una cospicua dose di basi all’altezza dei numerosi cori) e chitarre sono nitide e perfettamente distinguibili, così come il violino affidato alle sapienti mani di Lethien, che incanta tutti i presenti tessendo melodie suggestive. Lo show si chiude con l’emblematica “The Loser”, dopo la quale alcuni presenti ancora attendono la nota “The Wanderer”, che purtroppo non perviene nemmeno sul finale, lasciando un leggero senso d’amaro in bocca; ma in fin dei conti si tratta di un dettaglio tutto sommato trascurabile, tenendo conto comunque dell’ottimo spettacolo messo in piedi oggi dagli Elvenking, dopo i quali non possiamo che augurarci che la striscia positiva possa proseguire fino alla conclusione della serata, che ora si prepara ad accogliere un’altra leggendaria formazione nostrana, durante la cui esibizione ci sarà da infiammarsi le ugole.
(Roberto Guerra)
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DOMINE – 18.00/19.00
Provenienza: Firenze, Italia
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E’ davvero incredibile l’affetto che nutre ancora il popolo metal italiano verso i Domine, band che non pubblica un disco nuovo da ormai undici anni (“Ancient Spirit Rising”, del 2007). Un gruppo che ogni volta che sale sul palco – nonostante siano gli unici, finora, a non presentare nessun abbellimento scenografico di sorta – riesce a ricreare un’atmosfera unica composta da sonorità epiche e potenti. Merito dei cinque musicisti toscani che, nonostante gli anni che passano, non hanno perso lo smalto di un tempo. Su tutti è l’ugola d’acciaio di Morby a colpire. La sua voce vola altissima per lo stupore di tutti i presenti sulle note di “Thunderstorm”, pezzo che apre l’esibizione. Nonostante una subitanea interruzione causata da qualche problemino tecnico occorso alla strumentazione di Enrico Paoli ad inizio show – problema prontamente risolto – la band riesce a sprigionare tutta la propria potenza con le irresistibili powersong “True Believer” e “The Hurricane Master”, che accendono il pogo tra alcuni fan. Vette impervie vengono raggiunte durante l’esecuzione di “The Aquilonia Suite – Part 1”, durante la quale Morby accompagna, con la sua voce, il solo di chitarra di Enrico Paoli, facendo vibrare l’intero Live Club. Solo la tastiera di Riccardo Iacono ci è sembrata in parte sacrificata nella resa di suoni complessiva che ha caratterizzato la performance dei Domine. Lo stage si avvolge di epicità pura con “The Ride Of The Valkyries”, altra autentica hit cantata da tutti i presenti, in un’area concerti ormai piena ed osannante. Un pubblico che non smette di cantare neanche un secondo e che guida la formazione nostrana durante le immancabili “Dragonlord (The Grand Master Of The Mightiest Beasts)” e “Defenders”, un’accoppiata formidabile che va a chiudere questo favoloso show. Un concerto romantico per gli intramontabili Domine, orgoglio del metal tricolore tutto!
(Federico Orano)
GRAVE DIGGER – 19.30/21.00
Provenienza: Gladbeck, Germania
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I teutonici Grave Digger sono la prima band straniera ad esibirsi quest’oggi, con inoltre in programma un concerto speciale, interamente dedicato a tre dei migliori album della loro illustre carriera. Con una premessa simile, e con quattro musicisti d’acciaio di tale caratura on stage, cosa potrebbe mai succedere di negativo? Prima di rispondere a questa domanda, analizziamo il concerto nella sua interezza: inutile dire che lo show si compone quasi esclusivamente di estratti dai vari “Tunes Of War”, “Knights Of The Cross” ed “Excalibur”, con numerosi inni noti ad ogni metallaro che si rispetti; tra questi citiamo ovviamente le immancabili “Rebellion” e “The Round Table”, senza però dimenticare anche brani meno inflazionati, come “Morgane LeFay”, “Lionheart” e “The Bruce”. Il problema sta nel fatto che parliamo sì di classici provenienti dalla ‘trilogia medievale’, ma in fin dei conti si tratta sempre dei soliti episodi, udibili negli ultimi anni a quasi ogni concerto dei Grave Digger, con in più un paio di tracce recenti inserite per rimpolpare l’encore prima della chiusura scontata con “Heavy Metal Breakdown”. Anche a livello esecutivo ci sarebbe qualche appunto da fare, come ad esempio un guitarwork, sempre ad opera del buon Axel Ritt, non impeccabile per quanto riguarda resa tecnica e potenza sonora, oltre ad un Chris Boltendahl non sempre munito della dose necessaria di fiato per rendere in maniera ottimale brani comunque così amati; inoltre, la mancanza della tastiera dal vivo, sostituita prontamente con delle basi, lascia un ulteriore leggero senso d’amaro in bocca a chi solitamente apprezzerebbe un’esecuzione più genuina e rispondente al disco da studio. Nonostante ciò, lo show è stato portato a casa con risultati tutto sommato positivi, come si può notare anche da una risposta del pubblico migliorabile ma non per questo non valida. In sostanza, un buon concerto, seppur un po’ manieristico.
(Roberto Guerra)
RAGE meets REFUGE – 21.30/23.00
Provenienza: Herne, Germania
Facebook Rage
Facebook Refuge
Il power metal teutonico non ha nessuna intenzione di fermarsi questa sera. Dopo l’esibizione dei Grave Digger si continua imperterriti con un’altra band che ha segnato la storia della scena tedesca: i Rage. Ma la loro non è stata la classica performance a cui siamo stati abituati negli anni: per il Metalitalia.com Festival 2018, difatti, i Rage incontrano i Refuge, la propria versione più ‘antica’ (o ‘moderna’, a seconda dei punti di vista), per uno show più unico che raro. Come gestirà tutto questo il buon ‘Peavy’ Wagner sul palco? Se lo chiedevano un po’ tutti i presenti. Chi si aspettava dei cambi repentini di palco tra la vecchia formazione, che ritrova Manny Schmidt e Chris Efthimiadis, a dare il cambio ai nuovi Vassilios Maniatopoulos e Marcos Rodriguez si sbagliava di grosso. Spazio ai Refuge per la prima metà, poi Rage fino al termine, così mister ‘Peavy’ ha deliberato. Si parte quindi con qualche chilo di troppo sopra il palco, ma certamente tanta dedizione, sulle note dell’opener “Don’t Fear The Winter”, pezzo storico dei Rage, spesso posto a fine scaletta, qui eseguito ufficialmente dai Refuge, prima di lasciare spazio ad un paio di brani pescati da “Solitary Men”, recente debutto targato Refuge: “From The Ashes” e “The Man In The Ivory Tower”. Dal passato si alternano una dopo l’altra “Enough Is Enough”, “Solitary Man”, “Invisible Horizons”, “Nevermore” e “Refuge”, tutte song che esaltano i presenti. Manny e Chris salutano dopo circa trentacinque minuti e scompaiono verso il backstage tra gli applausi del pubblico, mentre dietro il palco appare il logo dei Rage. Dopo qualche attimo di interludio preparatorio, tocca quindi alla nuova incarnazione dei Rage ‘rispondere’ ai Refuge, con la partenza affidata a “Justify”, brano estratto dal più recente “Season Of The Black”. Il sound si fa maggiormente potente con pezzi come “Sent By The Devil”, “From The Cradle To The Grave” e “Black In Mind”, che fanno agitare i presenti. Il tempo vola ed è già arrivato il momento per l’ultima canzone quando ‘Peavy’ annuncia la classica “Higher Than The Sky”, un brano che riesce ogni volta a coinvolgere tutti facendo cantare a lungo l’intera, gremitissima platea. E c’è spazio anche per un mini-tributo a Ronnie James Dio con la riproposizione di qualche breve momento di “Heaven And Hell” ed “Holy Diver”, interpretate da un ottimo Marcos Rodriguez. Forse si poteva fare qualcosa di meglio cercando di unire le due anime sopra il palco, invece in questo modo Refuge e Rage sono sembrate due creature separate e, a tratti, con crisi d’identità. Ma è indubbio che nel complesso lo show sia stato di spessore. Rage meets Refuge: chi c’era è stato testimone di un’esibizione che resterà impressa nella memoria.
(Federico Orano)
HAMMERFALL – 23.30/01.00
Provenienza: Goteborg, Svezia
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A livello di scaletta, per gli headliner della serata si potrebbe fare un discorso molto simile a quanto scritto precedentemente per i Grave Digger, trattandosi di un buon numero di estratti piuttosto amati, ma anche alquanto comuni all’interno di una setlist ‘media’ marchiata Hammerfall; la differenza principale con i germanici sta nel fatto che, perlomeno, gli scandinavi dimostrano, sin dall’iniziale “Hector’s Hymn”, ben altra carica, sia scenica che strumentale. Per quel che concerne la performance, infatti, Joacim Cans e soci appaiono dannatamente in forma e, nonostante non venga proposta nessuna sorpresa particolare, il pubblico non manca di mostrare il proprio fomento su brani del calibro di “Bloodbound”, “Last Man Standing”, “Heeding The Call” e “Crimson Thunder”. Immancabili anche i numeri del sempre più biondo Oscar Dronjak con la sua chitarra a forma di martello, in concomitanza delle varie “Let The Hammer Fall” e “Hammer High”; come quest’ultima, anche “Dethrone And Defy” e “Built To Last” vengono estratte direttamente dall’ultimo album, e sebbene questo non sia ai livelli di svariati illustri predecessori, l’accoglienza si mantiene comunque su livelli calorosi. Viene proposto anche una sorta di medley strumentale a base di numerosi momenti iconici dell’album “Legacy Of Kings”, dall’esito un po’ superficiale, considerato che si tratta di uno dei dischi per cui i Nostri sono entrati a far parte dell’Olimpo del genere; avremmo preferito decisamente sentire più pezzi singoli, come del resto promesso ufficiosamente dalla band stessa. Stesso discorso si deve fare anche per l’imprescindibile esordio “Glory To The Brave”, da cui non viene suonata neanche una nota. La conclusione è affidata, come di consueto, ad “Hearts On Fire”, cantata a gran voce dal numeroso pubblico presente, che ha sancito la fine non solo dello spettacolo (più di un’ora e mezza di musica!), ma anche della attuale giornata di festival. Forse lo show degli Hammerfall non avrà rispecchiato completamente le aspettative di molti, ma rimane innegabile che i ragazzi abbiano comunque fornito una prova maiuscola e degna di tutta l’esaltazione palpabile in platea.
Ora è tempo di ritirarsi, perché domani saranno le sonorità metal più oscure a farla da padrone! Buonanotte.
(Roberto Guerra)