METALITALIA.COM FESTIVAL 2019 – 2° giorno
02/06/2019 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)
Running order e programma meet&greet:
Introduzione
Ci siamo lasciati alle spalle un sabato carico e intenso ma, non paghi, abbiamo voluto prolungare il divertimento, per il terzo anno di fila, alla domenica. Complice una giornata assolata e la calda atmosfera da ‘festa del Grazie’ (a voi cogliere la citazione), il Live Club è pronto a offrire il pieno delle proprie potenzialità per l’esterno.
Per una volta abbiamo ceduto al rock’n’roll stradaiolo e per la giornata di oggi abbiamo preparato un bill più scanzonato e all’insegna dell’hard & heavy, affiancando le nuove leve, come i nostrani Speed Stroke, a vandali veterani e caciaroni come Bad Bones ed Hell In The Club; a colossi dello sleaze come Hardcore Superstar e Crazy Lixx il compito di rendere sfrenati i presenti con il loro fare da adorabili cazzoni, mentre ci prepariamo ad acclamare veri e propri stilemi storici di tutto un genere quali i Rain, la leggenda Phil Campell (chitarra dei Motorhead ed ora di nuovo in strada con i suoi Bastard Sons) e gli immensi Gotthard.
Pronti per l’hard rock più scafato? Si aprono le porte: vi lasciamo al concerto dei Bad Bones!
(Sara Sostini)
BAD BONES – 13:45/14:25
Provenienza: Mondovì, Italia
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Il secondo giorno del Metalitalia.com Festival si apre all’insegna dell’adrenalina grazie agli italiani Bad Bones. L’affluenza del pubblico, a dire il vero, non è ancora soddisfacente, ma i pochi sotto il palco sono pronti a farsi travolgere da una corazzata hard rock di livello indiscusso. Max Bone e compagni attaccano subito a tutto volume, con “Don’t Stop Me” e “Midnight Rider”, due cannonate suonate in modo impeccabile e coinvolgente. Non sembra nemmeno di essere a Trezzo sull’Adda, perchè grazie alla loro musica i Bad Bones ci fanno viaggiare con la mente fino al Sunset Strip, nell’America degli anni d’oro del rock’n’roll. L’eredità di grandi band come Ac/Dc e Motley Crue è stata recepita alla perfezione da questi quattro musicisti, veri animali da palcoscenico che sanno benissimo come gestire lo stage, proprio come i veri professionisti. Il gran finale viene affidato alla dirompente e corale “Bad Bone Boogie”, altro pezzo grintoso che trasuda sudore, sangue ed energia in ogni sua nota. La band coinvolge il pubblico e gli fa cantare il ritornello, alla cara, vecchia maniera. Con i saluti di rito, i Bad Bones lasciano il palco tra applausi e tanta soddisfazione generale. Il compito di aprire alla grande questa seconda giornata è stato svolto benissimo. Dieci e lode.
(Andrea Raffaldini)
SPEED STROKE – 14:40/15:20
Provenienza: Imola/Bologna/Cesena, Italia
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Che bello dar fuoco ad un pomeriggio già bollente con una sana dose di energia sudorifera e adrenalinica! Di fronte ad un pubblico ancora leggermente immobile ci pensano gli Speed Stroke from Imola Tennent’s See, come sottolineato in più di un’occasione dal frontman Jack, a far muovere teste e deretani. Il loro hard rock in formato glam prende tutti per mano portandoci on stage insieme alla pazza voglia di divertirsi. Ed è questa, infatti, la sensazione che si respira lungo tutto il set previsto: divertimento assicurato, tanta passione e coinvolgimento. Pronti via e si parte con l’energica “Age Of Rock’n’roll”, così, giusto per sgranchirsi le ossa. Tutta la band cavalca il palco interagendo continuamente con la folla dove, tra gli altri, vi è pure un gruppetto di aficionados che non smette di sgolarsi già dalle prime note. Si passa all’ultimo album “Fury” con “The End Of This Flight” e l’alcolica “Demon Alcohol”, sicuramente una delle tracce più poderose in sede live. E’ lo stesso Jack, poi, a presentare un brano ‘strappamutande’, e per qualcuno dei presenti anche strappalacrime, la trascinante “From Scars To Stars”. Ringraziati gli astanti per essere accorsi a questa data dopo un periodo di assenza dovuto alla stesura del nuovo album, ringraziato il Metalitalia.com Festival ‘per averci sverginato di brutto’ (parole del frontman imolese), ecco proprio una chicca dal full-length di prossima uscita, “The Scene Of Crime”. Emozioni, baci e abbracci, quelli che accompagnano lo show degli Speed Stroke fino alla conclusiva “Believe In Me”, prima che lo stesso Jack, vero animale da palco, venga ‘steso’ da un calcio alla Shawn Michaels del chitarrista. Foto di gruppo, ancora applausi e tutti a bere, in attesa dei Rain.
(Andrea Intacchi)
RAIN – 15:40/16:20
Provenienza: Bologna, Italia
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Padre, figlio e Spirito Santo, la Sacra Trinità. Birra, rock’n’roll e belle donne, questa è invece la triade definitiva della musica che i bolognesi Rain hanno portato sul palco del nostro festival. Con “Love In The Back”, Amos ed il suo equipaggio di pirati hanno incendiato il palco caricando al massimo i presenti; ma subito dopo sono state le Dirty Diana – quartetto di pole dancer che sempre più spesso segue la band – ad alzare il livello ormonale con i loro balli sexy, ma altrettanto professionali e di grande qualità. I Rain hanno suonato uno dopo l’altro una serie di brani incazzati ed altamente heavy metal, con tanto di omaggio ai Megadeth grazie ad una devastante versione di “Peace Sells”. Secondo ingresso per le Dirty Diana, questa volta vestite da procaci poliziotte, e a ben vedere, durante il loro siparietto, le foto si sono sprecate: alla fine però è la musica che conta e la formazione bolognese ha dato una forte sferzata di heavy metal alla giornata, finora incentrata su sonorità più prettamente hard rock. Sul palco la band si diverte e interagisce con i presenti, forte di un’esperienza maturata in tanti anni on the road. Il gran finale è dedicato a tutto il pubblico ed il congedo è affidato a “Only For The Rain Crew”, canzone simbolo per eccellenza del gruppo, che per l’ultima volta in questa calda giornata si fa accompagnare dalle loro ballerine. Un finale col botto per un concerto altrettanto grintoso e piccante da ogni punto di vista.
(Andrea Raffaldini)
HELL IN THE CLUB – 16:40/17:20
Provenienza: Alessandria/Pordenone, Italia
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Si chiude la carrellata di gruppi orgogliosamente italiani della seconda giornata del festival con l’esibizione degli Hell In The Club: il quartetto sale sul palco e si capisce fin da subito che il pubblico è pronto ad esplodere, seguendo l’incitamento del cantante Dave e del glam hard rock proposto dalla band. I primi brani, proposti senza pause, conducono lo show fino a “Bite Of The Tongue”, tratta dall’ultimo “See You On The Dark Side”, e da lì fino alla fine sarà uno scambio continuo con i presenti, sempre ben disposti a seguire la musica quadrata ed incandescente della formazione nostrana: “We Are The Ones”, estratta da “Devil On My Shoulder”, dal quale verrà proposta anche la titletrack, ripercorre in ottima maniera la carriera del gruppo, così come “Rock Down This Place” e la finale “No Appreciation”, estratte da “Let The Games Begin”. Tutto fila liscio e l’entusiasmo sale di pari passo con le mosse del cantante, che non si risparmia di certo nel correre lungo tutto il palco: in attesa dei Crazy Lixx, una piacevolissima performance che conferma lo stato di salute del genere qui in Italia, grazie a gruppi come gli Hell In The Club, fieri di portare in alto il verbo del rock ‘n’ roll.
(Fabio Meschiari)
CRAZY LIXX – 17:40/18:40
Provenienza: Malmö, Svezia
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Irrompe sul palco l’hair metal degli svedesi Crazy Lixx, forti della pubblicazione del loro ultimo lavoro “Forever Wild”, vero e proprio manifesto programmatico che il quintetto ha intenzione di onorare anche oggi sul palco del Live Club. La partenza è subito al fulmicotone con “Wicked”, estratta dalla succitata fatica discografica, che catapulta il pubblico in piena atmosfera anni ’80, sia dal punto di vista del suono globale che da quello dell’immagine e dell’attitudine: il cantante Danny Rexon è in palla ed i cori eseguiti dai due chitarristi e dal bassista sottolineano le melodie calde ed avvolgenti del gruppo. “Blame It On Love” e “Break Out” si susseguono in un evento che fa cantare le prime file a squarciagola anche durante pezzi come “Snakes In Paradise” e “Wild Child”. Il tempo di una pausa e, sulle note della colonna sonora di Rocky, il cantante si ripresenta con una tuta da pilota d’aereo mentre le sei corde ed il bassista esibiscono fieri il torso nudo per “Silent Thunder”: il concerto si conclude con “Heatseeker”, “XIII”, con tanto di maschera di Jason (sì, proprio quello di “Venerdì 13”) indossata da Rexon, e “21 ‘Til I Die”, vero e proprio inno che invita a vivere e pensare secondo il più classico stile rock ‘n’ roll. Quando ci si trova di fronte ad una sana carica nostalgica per un genere che non morirà mai e ad un concerto come quello di oggi dei Crazy Lixx si può ben dire che è un piacere rimanere ventenni (d’animo) fino alla fine dei giorni: per le preoccupazioni ed i problemi ci saranno altre occasioni, ora aspettiamo Phil Campbell ed i suoi Figli Bastardi…
(Fabio Meschiari)
PHIL CAMPBELL AND THE BASTARDS SONS – 19:00/20:00
Provenienza: Pontypridd, Galles (UK)
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Dici Phil Campbell, dici Motorhead. Inutile girarci intorno. Il chitarrista gallese, insieme a Mikkey Dee, ed ovviamente a LUI, è stato per ben trentadue anni uno dei mattoni indiscussi della macchina bombarola dello Snaggletooth. E dal 2016, anche se ‘in pensione’, ha deciso di proseguire la propria vita musicale insieme ai suoi Bastard Sons (Dane, Tyla e Todd) ed al cantante Neil Starr. Forte dell’omonimo EP e del debut album “The Age Of Absurdity”, il gruppo si presenta ad una folla ancora sparuta (molta gente, infatti, è in coda per il meet&greet con gli Hardcore Superstar) con la solida “Big Mouth”, seguita dalla più sorniona “Step Into The Fire”. Ben accolte, non c’è che dire, come pure la qualità singola dei musicisti guidati dallo zio Phil dimostra di avere acquisito ancor di più sicurezza e maturità rispetto agli esordi. Il pubblico tuttavia, nel frattempo rimpolpatosi, pretende anche i brani della vecchia guardia e così, alla domanda ‘Do you know rock’n’roll?’ parte una granitica “Rock Out”, scatenando i primi accenni di pogo a centro palco. Da qui in poi sarà un continuo alternarsi tra pezzi made in Bastard e brani firmati Motorhead. E dopo l’esaltante “Freakshow” è tempo di famiglia, di ricordi, di saltare tutti insieme e cantare a squarciagola “Born To Raise Hell”. Una rincorsa sudorifera prima della ‘blueseggiante’ “Dark Of Ages” con un Phil Campbell decisamente sugli scudi. Si prosegue, la gente aumenta, così come la cappa ‘da calorifero’ all’interno del Live: “Get On Your Knees” anticipa la schizzata “R.A.M.O.N.E.S.”, prima di tornare alla nuova veste di Wizzo (questo il suo soprannome, quando suonava con Lemmy). La rocciosa “Ringleader” accompagna una delle hit più riuscite e riportata in auge, proprio dai Bastard Sons, del periodo psichedelico di Mr. Kilmister (leggasi Hawkwind): ecco l’ipnotica “Silver Machine”. E poi, come da programma, così per creare dello scompiglio tra i presenti, dedicata da Phil a tutti i Motorhead fan sparsi per il mondo, la sola ed unica “Ace Of Spades”. Ancora due bombette nella cartucciera dei Figli Bastardi: la pesante “High Rule” lascia il posto ad un’altra chicca del passato; la sirena spiegata introduce quella “Bomber” che, oltre ad un alto tasso di spasmodica grinta, ci lascia pure un pizzico di commozione per quella sagoma alta e guascona che soleva stanziare alla sinistra del palco con tanto di microfono piegato. Grazie Phil, ancora una volta, tante emozioni. Ed ora inizia la lunga attesa per gli Hardcore Superstar.
(Andrea Intacchi)
HARDCORE SUPERSTAR – 20:30/22:00
Provenienza: Göteborg, Svezia
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La formazione di Göteborg è oramai di casa nella penisola italica, e già dal cambio palco i cori si sprecano. Per non meglio precisati problemi tecnici, però, lo show viene ritardato di ben quarantacinque minuti: le acclamazioni si mischiano ai fischi, ma quando le prime note dell’intro “This Worm’s For Ennio” rotolano fuori dagli amplificatori del Live, il pubblico sembra dimenticare i minuti di attesa. La partenza è tutta al fulmicotone per Jocke Berg (stavolta fortunatamente privo di baffetti) e soci con la lanciatissima “Moonshine”. Il locale diventa istantaneamente vischioso di sudore con “Electric Rider”, ma è sul grandissimo classicone “We Don’t Celebrate Sundays”, cavallo di battaglia degli svedesi, che lo show decolla con un’impennata pazzesca. Le corde del cantante – che all’inizio aveva abbassato di qualche tono la performance – tornano subitamente in forma, mentre corre come un ossesso su e giù dal palco, sul bancone del bar e si cimenta in rischiosissimi salti in spaccata dalla batteria; il resto della band non è da meno: nonostante i numerosi cambi di strumenti della coppia d’asce (presumiamo dovuto all’umidità sudorifera), gli Hardcore Superstar affermano con prepotenza la loro attitudine sleaze e giocosamente ignorante, regalando una performance carica di cuore; “My Good Reputation” e “Wild Boys” vengono salutate con un calore ed un trasporto che mettono le ali ai piedi alla band: memori delle innumerevoli calate un po’ ovunque in Italia, i Nostri conoscono il loro pubblico e lo lasciano cantare, dedicandogli la ruffianissima “Someone Special”. Il meglio, però, deve ancora venire: qualunque fan degli HCSS sa che giunge il momento della campanella perentoria, lo aspetta apposta per poter urlare ‘I need a drink, I need it now’ con tutto il fiato che ha in corpo, e “Last Call For Alchool” non tarda a presentarsi, con tanto di invasione di palco e fiumi di Jägermeister, soprattutto a spese di una futura sposa (impossibile non notare lei e le sue ‘guardie del corpo’ in bianco, rosa e corni di unicorno in giro per il festival). Con la titletrack dell’ultimo album, “You Can Kill My Rock’N’Roll”, non ci sono più freni, nè regole: i quattro corrono come indemoniati, si scambiano di posto, si lanciano nel pubblico oramai in delirio. Il tempo di tirare un attimo il fiato e l’intro di “Kick On The Upperclass”, dall’omonimo full-length (invero invecchiato benissimo), riporta il Live a dimenarsi fuori da ogni grazia possibile, quasi a voler mostrare quell’orgogliosa arroganza da classe operaia, menefreghista e stradaiola. Applausi, diti medi alzati ed un pubblico che non finisce di saltare e dimenarsi, tributando onori di solito riservati agli headliner, salutano gli Hardcore Superstar su “Above The Law”, che, quasi a farsi perdonare del ritardo accumulato, si profondono in inchini e ringraziamenti ripetuti. Riusciranno i Gotthard a fare di meglio?
(Sara Sostini)
Setlist:
This Worm’s for Ennio
Moonshine
Electric Rider
We Don’t Celebrate Sundays
Liberation
My Good Reputation
Wild Boys
Someone Special
Last Call for Alcohol
You Can’t Kill My Rock’n’Roll
Encore:
Kick on the Upperclass
Bring the House Down
Above the Law
GOTTHARD – 22:30/00:00
Provenienza: Lugano, Svizzera
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Con sorrisoni ed abbracci si chiude l’ottava edizione del Metalitalia.com Festival. Merito dei Gotthard e del loro hard rock fatto di poesia e tanta, tanta energia. Ci si chiedeva se la formazione svizzera sarebbe riuscita a fare meglio degli Hardcore Superstar. Diciamo che, se per presenza di pubblico gli svedesi ne escono vincitori, complici anche un ritardo accumulato e il fatto che domani è lunedì e quindi molta gente ha preferito rincasare prima, dal punto di vista tecnico e di prestazione globale la band di Leo Leoni ha portato a casa un signor concerto. Uno show condito sotto tutti gli aspetti: brani più tirati sono andati a braccetto con pezzi acustici e più raccolti. Tutti comunque con un unico comune denominatore: la passione. Che si respira sin dalle prime note di “Bang”, con il quale il sestetto più coriste di Lugano si presenta ai fan del Live. La presa è immediata e sale di colpo con l’energetica “Electrified”, in cui lo stesso Leoni si ritaglia una parte da protagonista, e soprattutto con la storica “Hush”. Il pubblico risponde per le rime, acclamando il gruppo con i primi cori da stadio. Il buon Nic Maeder, da par suo, prosegue nel coinvolgere la folla annunciando la prossima uscita di un nuovo album prima della sentita “Stay With Me”. La discografia dei Gotthard permette di spaziare in quasi trent’anni di carriera: si passa da “Feel What I Feel” a “Top Of The World”, prima di un breve ma efficace assolo di Danny Loeble, batterista degli Helloween preso in prestito dalla band svizzera per le date live. E a proposito di prestazioni singole: dopo il passaggio tastieristico di Ernesto Ghezzi, lo show prende una piega più acustica con “Remember It’s Me” e la strappalacrime “One Life, One Soul”. Il treno dei Gotthard ha ormai intrapreso il binario dritto per dritto e, dopo “Heaven”, è lo stesso Maeder ad imbracciare la chitarra per la partenza di “Starlight” e la coinvolgente “Right On”. La setlist è alle battute conclusive: i Nostri divertono e si divertono on stage, lanciando il classicone “Mountain Mama” e la coralissima “Lift U Up”. Arrivano i saluti al pubblico ma è solo un breve arrivederci: all’appello manca ancora un brano e tutti i fan sanno benissimo di quale si tratta, l’anthemico “Anytime, Anywhere”. Poi è una serie di ringraziamenti e di nuovi saluti.
Un grazie sincero a tutti coloro che hanno partecipato alla seconda giornata del Metalitalia.com Festival e, in generale, ai metallari che hanno preso parte alla nostra due-giorni. Alla prossima!
(Andrea Intacchi)
Setlist:
Bang
Electrified
Hush
Stay With Me
Feel What I Feel
Top Of The World
Sister Moon
Remember It’s Me
One Life, One Soul
Heaven
What You Get
Starlight
Right On
Mountain Mama
Lift U Up
Encore:
Anytime, Anywhwere
pubblico: