THE SWORD
I The Sword, in orario perfetto, esordiscono con “The Sundering”, intro del loro nuovo “Gods Of Earth”, e da subito il pubblico pare apprezzare la proposta del gruppo di Austin, Texas. In una mezz’ora, tanto è concesso loro, i protetti di Lars Ulrich mettono in campo i pezzi migliori del loro repertorio (“The Frost-Giant’s Daughter”, “Lords”, “Fire Lances Of The Ancient Hyperzephyrians”) più un paio di pezzi (“Iron Swan”, “Barael’s Blade”) da “Age Of Winters”. Il quartetto svolge il suo bravo compitino, ma con un po’ di personalità in più potrebbero trovare più fan disposti ad esaltarsi ai loro riff ben impostati ed un suono di batteria davvero trascinante ed energico.
DOWN
Una formazione che non ha bisogno di presentazioni, che ha deliziato il pubblico italiano in una performance di altissimo livello qualche mese fa all’Alcatraz di Milano, si mette alla prova sull’immenso palco dei Metallica e con un pubblico solo parzialmente avvezzo alle proprie sonorità. Non c’è dubbio che molti presenti siano dei fan sfegatati di Phil Anselmo, e lo dimostrano le centinaia di t-shirt marchiate Pantera: la risposta dell’arena riesce, anche per questo, ad andar oltre il rispetto reverenziale. Se è vero che uno show come quello dei Down si gode al massimo nell’intimità di un club di medie dimensioni, il misto di southern rock, blues e metal dei brutti ceffi di New Orleans risulta comunque piacevole nel tardo pomeriggio, grazie alla presenza e alla carica infinita di un Phil Anselmo sempre sopra le righe, super-energico, travolgente, coinvolgente. La scaletta in crescendo parte da “Pillars Of Eternity” e, passando per “Three Suns And One Star” e “Ghost Along The Mississippi”, termina coi capolavori “Stone The Crow” e “Bury Me In Smoke”. Gli applausi si sprecano, e il pubblico alla fine è bollente dopo questo ‘special guest’ a cinque stelle.
METALLICA
Tra comunicati sempre più fitti, dichiarazioni importanti, furbizie mediatiche e di marketing (leggasi il nuovo Guitar Hero, dove saranno presenti tutte le canzoni di “Death Magnetic”, e il sito Missionmetallica.com) anche i più scettici detrattori del globo patiscono pesantemente, nell’estate 2008, la febbre da Metallica. Casca a fagiolo questa data bolognese, e i risultati si vedono da subito: l’arena è stracolma in ogni direzione, arrivando al calar del sole a battere anche la prima giornata del Gods Of Metal. Davanti alla folla un palco degno di nota, con uno schermo spropositato tanto grande da sostituire l’intero telo nero (!) e sul quale in molti seguiranno, da lì a poco, le peripezie dei Four Horseman. Si perchè, sfortunatamente, questo spettacolare palco si rivelerà troppo basso perchè la maggior parte delle persone possa scorgere anche solo quel bestione di Hetfield. Poco importa, il concerto, infatti, inizia con una foga da antologia: “Creeping Death”, “For Whom The Bell Tolls” e “Ride The Lightning” sono bruciate immediatamente, in maniera anche troppo entusiastica dai ‘Tallica, che innegabilmente sbagliano qualcosina. Delle sbavature a nessuno importa, infatti la band è letteralmente travolta da un’arena in subbuglio che urla ogni singola parola dei testi e, a detta dello stesso frontman, copre addirittura il suono delle spie sul palco. Da “Ride The Lightning” si salta a “…And Justice For All” con “Harvester Of Sorrow” e successivamente alla prima boccata d’ossigeno con la lunga “Bleeding Me”, unica estratta dal chiacchierato “Load”. C’è poco da lamentarsi in ogni caso, perchè il resto dell’esibizione sarà un susseguirsi di vecchi classici eseguiti con la perizia e la carica che da sempre contraddistingue il gruppo! “The Four Horsemen”, “No Remorse” e “Whiplash” scatenano il delirio, e il pubblico resta saldamente nelle mani dei quattro, tra un assolo di un abbronzatissimo Hammett, sempre silenzioso, e un grugnito del bestiale Trujillo, costantemente piegato sulle ginocchia. Prima della pausa arriveranno ancora “Master Of Puppets”, “Sad But True” e “Nothing Else Matters”, a preludio del bombardamento all’inizio di “One”, che tra fiammate, botti e razzi mette tutti col naso all’insù. Gli anni non sembrano passare per James Hetfield: fisicamente solido, sempre sorridente e ubriacato solo dal calore del pubblico, regge lo show praticamente senza pause, e lo stesso fa Lars Ulrich, ripreso insistentemente dalle telecamere e spesso in piedi sulla batteria per essere investito dall’amore dei presenti. Dopo la pausa si varia con “So What?”, e per arrivare al finale devastante: “Motorbreath” e “Seek And Destroy” suggellano il miglior concerto dei Metallica da anni su suolo italico, con una scaletta che è facilmente il sogno di ogni sostenitore. Poco importa se dovremo aspettare ancora per ascoltare dei pezzi nuovi, la serata sarà marchiata nella memoria dei fan della band molto a lungo, e a dimostrazione gli stessi Lars, James, Kirk e Rob si fermano a ringraziare a luci accese per svariati minuti, pure loro felicissimi e appagati oltre misura. Ovazione.
For Whom The Bell Tolls
Ride The Lightning
Harvester Of Sorrow
Bleeding Me
The Four Horsemen
…And Justice For All
No Remorse
Fade To Black
Master Of Puppets
Whiplash
Nothing Else Matters
Sad But True
One
Enter Sandman
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So What?
Motorbreath
Seek And Destroy