08/12/2015 - MGLA + ONE TAIL, ONE HEAD + MISþYRMING + KRINGA @ The Dome - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 14/12/2015 da

A cura di Simone Vavalà

In assenza di una calata italiana dell’ormai inscindibile accoppiata Mgła / One Tail, One Head, l’occasione di vederli con almeno un’altra meritevole band era troppo ghiotta per rinunciare a una trasferta in Terra d’Albione. La serata, che prevede la presenza sul palco anche di Kringa e Misþyrming, è stata spostata dall’angusto Nambucca al Dome, locale che ultimamente regala diverse serate all’insegna del metal più interessante e di nicchia; e sicuramente la discreta presenza di persone (circa trecento, a occhio e croce) meritava una cornice adeguata. Un’ampia sala spoglia, adornata solo dal bancone di un fornito bar, in cui una buona acustica ci permette di affrontare con piacere quattro ore all’insegna della pura malignità!

mgla london 2015

KRINGA

Il compito di strappare il sipario spetta agli esordienti Kringa, di cui avevamo avuto modo di sentire finora solo un dignitosissimo EP uscito l’anno scorso. Se nei quattro brani che costituivano il loro “Total Mental Desecration” era forte la componente raw, con un’interessante aura di oscurità, nei quaranta minuti a loro disposizione questa sera, i Nostri non hanno saputo trasporre efficacemente il loro sound old school: energici e compatti nel primo brano, sembrano quasi voler strafare e perdono presto la bussola. Il batterista pare quasi dimenticare dove si trovi e procede per l’intero concerto su ritmiche pressoché hardcore prive di variazioni, molto più monocordi rispetto a quanto sentito in studio, favorendo una perdita di identità nel sound dei Kringa, una certa noia e le visite al bar degli astanti. Aspettiamo un full length e maggiore coesione dal vivo per un giudizio definitivo.

MISþYRMING

La new sensation del black metal islandese, forte di un album di debutto da urlo e di una fama già di rilievo, si presenta sul palco in maniera quasi sorniona: quattro ragazzi davvero giovani, carichi, pronti a divertirsi. E se all’inizio sembra quasi una posa per allentare la tensione, ci si rende conto in pochi minuti che si tratta di una confidenza in se stessi reale: un tiro notevole, pochissime sbavature, un sound forse leggermente più blackened thrash rispetto alla glacialità presente su “Söngvar Elds Og Oreiðu”, ma cinquanta minuti decisamente godibili. D.G., frontman della band, trascorre pressoché tutto il concerto a muoversi sul palco forsennatamente, seguito nell’headbanging con meno foga dai compagni di band, che però sciorinano malignità e grandi doti tecniche. Il loro esordio, già divenuto oggetto di culto a distanza di un anno, viene suonato per intero, a memoria secondo l’ordine esatto presente sull’LP, trascinando il pubblico in un vortice violento ma sfaccettato, spigoloso, tutt’altro che banale. E se lo scoglio dell’islandese è, personalmente, invalicabile per la comprensione, è un altro elemento aggiunto alla creazione di un sound unico, grazie alla cadenza estremamente gutturale; certo, il culto dei classici c’è tutto, ma brani come “Friðþæging Blýþungra Hjartna”, in cui l’eco dell’Inner Circle si mischia perfettamente agli innesti dall’incedere quasi viking, dimostrano che questi giovani ragazzi hanno probabilmente un gran futuro davanti.

ONE TAIL, ONE HEAD

Si entra nel vivo con quelli che sono, di fondo, i coheadliner della serata (stesso tempo a disposizione e un’amicizia consolidata con i Mgla lo provano) e continuano le note positive della serata espresse fin dal combo precedente. Un’energia inarrestabile e brutale, che ha il suo apice nel disagio psicotico del cantante Luctus: sono noti episodi, in passato, di risse sfiorate col pubblico, ma stasera il personaggio si muove su altri binari: non certo pacati, ma ruzzola sul palco come un punk strafatto, gorgheggia con mestiere e regala anche siparietti atmosferici in cui pare officiare un sabba maligno, intossicante, in cui i suoi sguardi spiritati incontrano spesso il pubblico regalando brividi. E il resto della band non è da meno, con un lavoro sugli scudi dietro le pelli e nessuna incertezza nel gorgo infernale regalato da basso e chitarra. La loro intricata discografia, essenzialmente costruita da diversi demo, ep e una compilation che riprende e rivede i vari brani scritti in precedenza, viene attraversata completamente, senza risparmio di colpi e brutalità, nel solco di un’immediatezza che richiama a tratti alla mente i vecchi Bathory. Se le derive sinfoniche del black metal non fanno per voi, gli One Tail, One Head sono sicuramente una nuova leva da seguire con soddisfazione.

MGLA

A modesto parere di chi scrive, poche band possono competere con questo quartetto polacco nell’aggiudicarsi lo scettro di migliore nuova entrata sulla scena BM negli ultimi anni; e la loro esibizione dal vivo fuga ogni pur vago dubbio. Per prima cosa colpisce il carisma e la presenza scenica, per quanto scarna: dopo tre ore votate a band decisamente infuriate, i quattro  salgono sul palco come guerrieri post-atomici, in giubbotto di pelle e passamontagna completamente chiuso, rigidi e fermi (e lo saranno per tutta l’ora del concerto), spazzando via col primo riff ogni confronto. Tutto quello che fa urlare di stupore e gioia nell’ascolto dei loro album viene replicato alla perfezione e amplificato dalla loro aura indifferente, misantropica e proprio per questo efficace oltre ogni misura, anche perché assolutamente adeguata ad esprimere quel cupio dissolvi che attraversa come un filo rosso la dimensione lirica dei Nostri; ma non pensate che il valore aggiunto della band mascherata e impostata sia l’unica chiave di giudizio e di merito di questo concerto, perché i Mgla questa sera non fanno prigionieri tra i timpani e le anime dei presenti. La perfetta armonia tra la chitarra ritmica di M., la cui furia è un vento dall’Inferno, e il tappeto di melodie del chitarrista solista è da applausi, ed emerge pulitissima nonostante un impatto sonoro vorticante, frutto dell’ottimo lavoro della sezione ritmica, che vede alla batteria, come sempre, Darkside e un turnista al basso. E i due ragazzi senza nome che accompagnano il nucleo storico dei Mgla (e dei Kriegsmaschine), che si rivelano peraltro dei ventenni quando smascherati a fine concerto, meritano una menzione d’onore per la capacità di contribuire così egregiamente all’esito di questo live senza respiro. Pezzi da tutti gli album e (quasi) tutti gli EP vengono estratti e vomitati senza pietà sul pubblico, che può solo assistere in silenzio, a bocca aperta, per meglio ingerire gli spiriti maligni che esalano dal palco; come recita “Exercise In Futility I”, tra gli apici della serata, ‘There is despair underneath each and every action’: e raramente questa disperazione viene trasmessa tanto limpidamente.

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