- MIDGARDSBLOT 2023 @ Midgard Vikingsenter - Borre

Pubblicato il 19/09/2023 da

Report di Enrico Ivaldi
Foto di copertina presa dal sito del Midgard Vikingsenter

Sin dalla sua prima edizione nel 2015, il Midgardsblot si è candidato come uno dei festival nordici più affascinanti, tanto per la splendida location – il sito storico di Borre, paesino sul mare a un paio di ore da Oslo, con i suoi tumuli risalenti all’epoca vichinga gioca un ruolo importantissimo nel successo di questo evento estivo – quanto per quel mix originale tra metal estremo e musica folk.
Nato di fatto come una costola dell’Inferno Festival, col passare degli anni il Midgardsblot si è ingrandito, passando da tre a quattro giorni, e ha visto sviluppare una propria personalità, passando da ‘semplice’ festival di matrice viking/black a line-up sempre più contaminate da generi diversi come folk acustico, musica etnica e suoni elettronici, magari lontani sulla carta dalla musica metal ma comunque con un bacino di appassionati e ascoltatori che comunque pesca da quel settore.
Dopo la grande edizione del 2022 che ha visto come headliner Wardruna, Heilung (una band che proprio tra i tumuli di Borre iniziò la propria carriera) e Rotting Christ, la sensazione per il 2023 è che si sia voluta focalizzare la componente folk  ancor più che in passato, riducendo sensibilmente di fatto quella propriamente metal.
Come già accennato, il Midgardsblot si svolge nell’area del Midgards Vikingsenter, un sito di importanza storica e si divide su due palchi principali all’ aperto, un terzo all’ interno della bellissima Gildenhallen (ricostruzione di una delle cosiddette ‘case lunghe’ della tradizione vichinga) più un piccolo stage per esibizioni soliste, discussioni e storytelling. Questi mini-eventi in cui vengono raccontati i miti e leggende della mitologia nordica, uniti a vere e proprie conferenze e dibattiti a cura di storici e studiosi di storia scandinava, rappresentano un’opportunità ulteriore per immergersi ancor più profondamente nel tema centrale del festival.
In tal senso l’evento extra musicale più unico è sicuramente la possibilità (tramite biglietto aggiuntivo) di salpare e far parte dell’equipaggio di bordo della Saga Oseberg, fedele ricostruzione della famosa nave vichinga risalente al 842 d.C. i cui resti si trovano nel Viking Ship Museum di Oslo.
E’ presente come sempre anche una vera e propria tendopoli che ospita la zona del market con numerosi stand di artigianato locale, uno stand di prodotti culinari tipici della zona dove tra l’altro si può assaggiare l’idromele ufficiale del festival – che, visto il tema generale, sarà prevedibilmente la bevanda più popolare.
Per goderci in pieno l’atmosfera bucolica e rilassata tipica dell’evento scegliendo di pernottare nel campeggio allestito per l’occasione e abbiamo modo di constatare fin da subito come il pubblico sia composito e proveniente da ogni parte, con la presenza di un grande numero di persone provenienti dagli States, dal Sud America e persino dall’estremo oriente, a dimostrazione dell’unicità di un evento come questo.
A voi il resoconto di come è andata quest’anno.

MERCOLEDÌ 16 AGOSTO
Come da tradizione l’apertura del festival è affidata al collettivo folkloristico FOLKET BORTAFOR NORDAVINDEN con la loro Blot Ceremony, un rituale propiziatorio che riprende le tradizioni dei blòt vichinghi, caratterizzato da due ore di percussioni e danze attorno a statue di legno che raffigurano i vari dèi della mitologia nordica, sangue animale (o qualcosa di simile) e che ha nella partecipazione attiva del pubblico la sua caratteristica principale, trasformando il tutto in una festa primitiva e molto pittoresca.
La prima band vera e propria a salire sul palco sono però i FINNTROLL, che a causa di un ritardo logistico aeroportuale vedranno il loro show durare soltanto una mezz’ora abbondante, sufficiente comunque a scaldare il pubblico, con il loro mix tra metal estremo e humppa (sorta di versione finnica della polka).
Truccati da veri e propri troll, i finlandesi divertono e si divertono, dimostrando una forte solidità su palco, rodata da una carriera lunga ormai venticinque anni e presentando una scaletta che predilige la seconda parte della loro discografia più le meno recenti “Trollhammaren” e “Slaget Vid Blodsälv”.

A battezzare il palco all’interno della Gildenallen ci pensa il collettivo SMERTEKIRKEN che, una volta al giorno per tutta la durata del festival, metterà in scena un impressionante rituale di sospensione accompagnato da suoni rituali ambient. Molta curiosità tra i presenti, con più di una persona che addirittura abbandona a metà lo show a causa della sua natura decisamente estrema.
Sul palco principale è arrivato il momento della nostra LILI REFRAIN, di ritorno in Norvegia dopo una grande esibizione all’ultimo Inferno Festival che impressionò un bel po’ di presenti.
L’artista romana ripropone, come qualche mese prima, il suo mix sciamanico di cantautorato dai toni gotici alla Diamanda Galas, elementi post-rock e ritmi tribali e lo fa con una bravura ed un’intensità impressionanti, tenendo da sola il palco principale con uno show tra i migliori dell’intero festival.
Grandissimo anche il responso del pubblico, che si fa trascinare dalla sua voce maligna e allo stesso tempo ammaliante, ennesima conferma di come ci si trovi di fronte ad una delle realtà italiane più belle degli ultimi anni.
Un veloce cambio di palco ed è il momento di SYLVAINE e del suo black metal dalle forti venature shoegaze. Con uno stile che deve moltissimo agli Alcest, la cantante norvegese dimostra comunque personalità e regala un’ora di musica sempre a cavallo tra sfuriate estreme e melodie delicate, con una capacità vocale decisamente impressionante nel passare tra i diversi registri.
Con una setlist che prende quasi totalmente dall’ultimo lavoro “Nova”, Sylvaine riesce perfettamente nel descrivere il mood di un festival come il Midgardsblot.
Con le luci di uno splendido tramonto color rosso intenso, la scelta di piazzare i KAMPFAR come chiusura della prima giornata appare decisamente azzeccata.
Lo storico gruppo di Fredrikstad, reduce dalla vittoria dello Spellemansprisen 2022 (il Grammy norvegese) con l’ultimo “Til Klovers Takt” appare in forma sin dalle prime note e si rende protagonista di un live intenso, violento e carico di pathos, grazie all’ottima esecuzione di brani come “Urkraft”, “Mylder” e “Tornekratt”. Non mancano effetti pirotecnici e persino curiosi aneddoti da parte del frontman Dolk che ci ricorda, ad esempio, di come agli inizi della loro carriera la band era solita passare le notti invernali proprio sui tumuli di Borre.
Chi ha visto dal vivo i Kampfar conosce bene la passione e l’energia di un loro live, ma vederli in un contesto speciale come questo ne ha amplificato ulteriormente tutte le caratteristiche, rendendolo una perfetta chiusura per questa prima giornata.
Ci dirigiamo verso il campeggio attraverso il sentiero che costeggia la costa, giusto in tempo per prendere posto attorno al grande falò allestito sulla spiaggia ed accompagnato da tamburi, che andrà avanti quasi tutta la notte.

GIOVEDÌ 17 AGOSTO

Il giovedì inizia nel migliore dei modi, con una calda giornata di sole (a ribaltare le previsioni che davano pioggia per tutto il weekend) e l’inaugurazione da parte degli Enslaved della statua raffigurante il dio Heimdall posta a guardia dell’ingresso dell’area del Midgard Vikingsenter.
La prima band della giornata sono i locali VARGVREDE che scaldano il palco principale con un buon metalcore venato di thrash, anche se la nostra curiosità è rivolta verso i danesi WULFAZ, gruppo di cui si parla molto bene nei circuiti underground e che ha il compito di aprire i concerti sul palco secondario, ancora chiuso nella giornata di mercoledì. Pur con solamente due EP alle spalle, la band ci regala tre quarti d’ora di black metal abbastanza originale, a metà tra il classico sound norvegese di Darkthrone e Taake ed un attitudine punk presa in prestito dall’hardcore, risultando in un mix simile a quello degli svedesi Dødsrit. Sicuramente interessanti e da seguire.
Mentre in un gremito palco interno il duo VOLUSPÁ incanta i presenti con un intenso e delicato folk di natura nordica, sul main stage ci si prepara per gli ISÁK, band norvegese abbastanza famosa in terra natia grazie al loro mix di pop elettronico (che ricorda molto i connazionali Royksopp) e yoik tradizionali della popolazione Sàmi, che come vedremo più avanti sembra essere uno dei temi ricorrenti di questa edizione del Midgardsblot.
Trascinati dalla bravissima cantante (ed attivista) Ella Marie Hætta Isaksen i quattro, pur in un contesto non esattamente familiare, tirano fuori una delle migliori esibizioni di questi quattro giorni, con il pubblico che apprezza moltissimo e, pur trattandosi di un genere lontano dal metal, le loro influenze tradizionali li rendono assolutamente in tema col festival.

Il palco secondario, che si trova tra la zona del merch e i mercatini artigianali, si prepara per gli IOTUNN, altra band danese verso cui c’è molta curiosità. Il loro è un death metal progressivo dai toni melodici e dalle tematiche cosmiche, fatto di brani moderni, mediamente aggressivi e abbastanza complessi, ottimamente resi con bravura tecnica e cantati perfettamente da un bravissimo Jón Aldará, che alcuni conosceranno per esser anche il cantante di Barren Earth e Hamferð.
Il pubblico è numeroso e apprezza, ma si nota ancora una certa timidezza sul palco per alcuni componenti, il che rende l’esibizione ottima dal punto tecnico ma un po’ fredda e scolastica nella resa.
Il main stage nel frattempo si è trasformato in un tempio fatto di strutture di legno e percussioni di ogni tipo per il live dei SOWULO, progetto del polistrumentista e produttore olandese Faber Horbach, che riprende la scuola  di Wardruna ed Heilung ma con un approccio più primitivo e percussivo, spostando il focus sulla tradizione anglosassone piuttosto che quella scandinava.
La loro musica è una sfumatura di folk dalle potenti atmosfere tribali e sciamaniche, meno emozionante di quello dei Wardruna e senza la spettacolarità visiva degli Heilung ma comunque interessante, specie per l’utilizzo di strumenti quasi esclusivamente originali e tradizionali.
Il tempo di un pasto veloce e ci avviciniamo al palco secondario per vedere metà del set dei NORDJEVEL, ormai diventati una specie di supergruppo formato da membri di Odium, Myrkskog e soprattuto da Dominator, storico ex batterista dei Dark Funeral: il loro violentissimo black metal in piena scuola svedese è suonato con la perizia tecnica del death metal, sicuramente efficace e micidiale, ma anche incredibilmente freddo e asettico. Brani come “Blood Horns”, la brutale “In Djevelens Skygge” o la velocissima “”Antichrist Flesh” fanno il loro lavoro dal vivo, ma per chi scrive è ora di spostarsi all’interno della Gildehallen per quello che è uno dei concerti più attesi, ovvero STEVE VON TILL in versione solista.
L’occasione di sentire il desolante folk psichedelico dalle radici country del frontman dei Neurosis, in un contesto cosi intimo e in una location così unica, è qualcosa di imperdibile e Steve non delude le attese, regalandoci un’ora di grande levatura artistica, emozionante e indimenticabile.
Supportato da una formazione comprendente contrabbasso, synth, percussioni e sturmenti vari, veniamo cullati da momenti di intensità notevole come la sospesa “Dreams Of Trees”, la sempre toccante “Breathe” o la psichedelia di “Night Of The Moon”. La voce roca e tesa di Von Till fa da contraltare a canzoni delicate, apparentemente minimali ma curatissime negli arrangiamenti, in un viaggio acustico che ha la sensazione di finire troppo presto, seppur l’ora abbondante di durata. Sicuramente da annoverare come uno dei migliori momenti nella storia del festival.

Sono quasi le dieci di sera ed è tutto pronto sul main stage per gli ENSLAVED, headliner della serata: questo è forse il quindicesimo concerto del gruppo di Grutle ed Ivar a cui assiste chi scrive, ma la loro consistenza live è talmente elevata che si fa sempre fatica a trovare difetti, piaccia o meno la loro evoluzione negli anni.
Per l’occasione la band decide di preparare una scaletta che, tolte le classiche “Allfǫðr Oðinn” e “Heavenless”, è composta esclusivamente dalle canzoni degli ultimi due lavori, scelta ammirevole e coraggiosa e in grado di dimostrare come il nuovo corso non sfiguri affatto con il loro periodo più ‘classico’.
Da evidenziale la presenza sul palco come ospite dello stesso Steve Von Till che recita alcuni estratti del suo libro “Harvestman” nella lunga “Heimdall”.
Grutle si diverte e punzecchia molto spesso il pubblico, mentre la band – che finalmente pare abbia trovato una formazione stabile – dimostra una sinergia perfetta, rendendo il loro live la conclusione perfetta di questa seconda giornata.
Non ci resta che ritornare alla nostra tenda, con la stanchezza che inizia a farsi sentire e saltando questa volta il momento del falò notturno, che ci accompagnerà comunque con le sue percussioni per tutta la notte.

VENERDÌ 19 AGOSTO

Temperature estive, con un sole caldo e un’aria frizzante caratterizzano il tempo della giornata del venerdì che inizia per noi con il concerto degli ETERNITY, progetto black metal di Oslo nato addirittura vent’anni fa, ma che ha pubblicato il proprio debutto solo questa estate, e si presenta dal vivo con una line-up formata da membri di Den Saakaldte, Ekrom e Nocturnal Breed.
Il loro black metal abbastanza classico, sulla scia di band come 1349 e Gorgoroth, intenso, non particolarmente originale ma comunque godibile, attira tutti i metallari sotto al palco, mentre all’interno della Gildenhallen si sta esibendo la cantante Sàmi KATARINA BARRUK. Il suo è uno show ipnotico, intensissimo, ai confini tra il cantautorato folk e la musica di avanguardia. Con influenze che vanno dallo yoik di Mari Boine, un certo avant-jazz e il dadaismo vocale di Diamanda Galas, Katarina riesce ad ipnotizzare letteralmente i presenti, raccontando il dramma di un popolo (quello Sàmi, appunto) attraverso una performance drammatica e toccante. È lei una delle sorprese più belle del festival.
Si rimane su territori folk, questa volta più tradizionali, con i francesi SKALD. Per loro si può fare un discorso simile a quello fatto per i Sowulo: ci troviamo infatti davanti ad un folk vicino ai nomi più classici del genere, questa volta dai toni più melodici, ma sempre abbastanza derivativo e che alla lunga può risultare ripetitivo, ma l’innata bravura del gruppo riscuote numerosi apprezzamenti da parte del pubblico.
Più originali invece gli islandesi VÉVAKI, con il loro mix di folk dalle tematiche eteniste (e quindi vicine al neopaganesimo di impronta germanica) e animiste, supportato da suoni e strumenti più moderni quasi ai limiti del metal, capace comunque di mantenere delle strutture minimali e decisamente non rock. Sicuramente un progetto da tenere d’occhio, anche solo per la loro voglia di sperimentare.
Il sole sta calando e sul palco principale riecheggiano le note del primo dei due concerti degli EINHERJER, band tra le prime a codificare il suono viking metal e che, neanche a dirlo, si trova perfettamente a proprio agio in un contesto come il Midgardsblot.
Come detto in precedenza per gli Enslaved, la loro esperienza trentennale si vede e il loro concerto è solido, epico e aggressivo il giusto. Classici come “Dragons Of The North”, “Mine Våpen Mine Ord” o “Far Far North” non mancano in una scaletta che pesca un po’da tutti i loro dischi, e il loro metal estremo ma dalle melodie puramente folk riesce nell’intento di coinvolgere metallari e non.
Ci spostiamo nel palco secondario per quello che è probabilmente uno dei concerti più attesi di questa edizione 2023, ovvero i BLACKBRAID, band black metal che mescolano black metal con musica ed atmosfere tipiche della cultura Mohawk, popolazione nativa del frontman Jon Krieger.
Nell’ora abbondante di concerto i Blackbraid dimostrano che le attese e la grande curiosità verso di loro è ben giustificata, regalando un live intensissimo, senza un minimo calo: Jon è indemoniato e ruba la scena al resto della band, che comunque regge tutto il resto con una performance precisa, spesso selvaggia ma allo stesso tempo atmosferica ed emozionante.
In molti li aspettavano al varco e i Blackbraid hanno risposto nel migliore dei modi (scopriremo successivamente di una querelle tra i componenti del gruppo e qualche membro della security subito dopo il concerto, ma sembra che le parti in questione abbiano in qualche modo chiarito).

Chi scrive non si può dire certo un fan dei TYR, a cui va il compito di chiudere questa penultima giornata di festival, ma decidiamo comunque di vedere una parte del loro set.
La band faroese si dimostra estremamente professionale ed impeccabile nel proporre quel suo mix tra power metal, viking e folk che pare suscitare grossi consensi vista la mole di gente sotto il palco, ma la stanchezza si fa sentire e dopo una mezz’oretta siamo di ritorno verso la nostra tenda, pronti a riposarci in vista della giornata finale dell’indomani.

SABATO 20 AGOSTO

Il sabato mattina vanno in scena una serie di rievocazioni storiche di battaglie corpo a corpo con ricostruzioni di armi ed armature del periodo altomedievale, a cura del museo del Midgard Vikingsenter, che dimostra come la natura del Midgardsblot non sia solo musicale.
La prima band a calare i palchi sono nuovamente gli EINHERJER questa volta all’interno della Gildenhallen, Con un set diverso da quello della sera prima, fatto esclusivamente di canzoni mai suonate dal vivo prima. Particolarità di questo live è la presenza sul palco dell’artista e illustratore Costin Chioreanu che si esibirà in un live painting durante tutta la durata dell’esibizione del gruppo.
C’è da dire che questo contesto più intimo, unito all’intelligente scelta di una scaletta dal mood più malinconico che ripesca molti brani di inizio carriera e alla curiosità di cosa possa uscire dalle mani di Chioreanu, rende questo concerto una piccola perla inaspettata. Ed é sulle note di brani come “A New Earth” suonata per la prima volta dal 1998, “Ballad Of The Swords” e “Naar Hanmeren Heves” tratta dal primissimo EP, che il dipinto (che sarà messo in vendita all’asta subito dopo il concerto) prende pian piano forma.

Foto di Wolfgang Schmitt presa dalla pagina facebook ufficiale del festival

Dopo una veloce occhiata al palco secondario dove i danesi ORM presentano il loro mix di black metal atmosferico, sulla scia di band come Uada, decidiamo di assistere all’ultimo impressionante rituale della SMERTEKIRKEN, questa volta dai toni meno oppressivi e con una feeling più intimo.
A metà pomeriggio il sole lascia spazio a delle nuvole grigie e sul main stage tutto è pronto per MARI BOINE, storica cantautrice ed attivista Sàmi che con la sua fusione di suoni etnici e musica pop diede vita, ad inzio anni Ottanta, a quella contaminazione tra vecchio e nuovo che caratterizzerà buona parte della scena indie e pop norvegese futura.
Un’ora abbondante fatta di yoik, delicate ballate acustiche e brani in cui rock, jazz elettronico e folk si mescolano alla perfezione, riunendo uno dei pubblici più eterogenei che si sia mai visto qua a Borre.
L’esibizione di Mari, ipnotica, vocalmente perfetta e drammatica, è il culmine di un fil rouge che collega questa edizione del Midgardsblot alla riscoperta culture passate, e spesso in pericolo come quella Sàmi o quella dei nativi americani. In questo caso la scelta di un gruppo come i Blackbraid appare perfettamente a tema.
Da qua in poi si cambierà però totalmente registro, col metal estremo che sarà protagonista fino alla fine.
Iniziano i NAGLFAR con uno show solido e preciso sotto un cielo sempre più grigio che, insieme al black metal aggressivo ma attento alla melodia, crea un’atmosfera cupa e oppressiva. Alle classiche “Blades”, “Harvest” e “12th Rising” si aggiungono brani più recenti, in un live estremamente godibile e ben suonato ma è con i successivi TSJUDER che si raggiunge il picco estremo del festival.
Il loro black metal old-school, puro e senza nessuna contaminazione darà infatti vita uno show intransigente, fatto di brani sparati dall’inizio alla fine senza un secondo di tregua, forse un po’ troppo lungo vista la quasi ora e mezza finale ma comunque interessante data la scelta di suonare quasi tutti i brani del recente “Helvegr”.
Immancabili le storiche “Kill For Satan”, “Ghoul” e la immancabile cover di “Sacrifice” dei Bathory.

A stemperare un pochino l’atmosfera ci pensa invece MORTIIS che dal palco secondario si appresta a riproporre “Ånden Som Gjorde Opprør” nella sua interezza. Passati i bagordi industrial metal, il folletto ha ripreso negli ultimi la strada del dungeon synth con risultati sempre più convincenti.
Avendo già visto l’ex Emperor in questa veste qualche anno fa in occasione del Cold Meat Festival senza rimanerne particolarmente impressionato, lo scetticismo di chi scrive era in agguato, ma dobbiamo dire che quello del Midgardsblot sarà un live bellissimo, molto più completo negli arrangiamenti, con tanto di percussioni reali e delle visual finalmente all’altezza in grado di donare allo show un’atmosfera unica, complice anche la pioggia che inizia a cadere proprio durante il concerto e che ci accompagnerà fino alla fine.
Sono le ventidue e il pit sotto il main stage si è ormai riempito per l’arrivo dei MY DIYNG BRIDE, a cui viene dato il compito di chiudere l’edizione 2023 del Midgardsblot.
Lo storico gruppo doom torna sui palchi dopo un lungo periodo di pausa forzata a causa di problemi familiari per Aaron Stainthorpe, e la curiosità nel vedere lo stato di forma degli inglesi, che torneranno anche a breve con un nuovo lavoro, è altissima. Le paure e i dubbi vengono comunque spazzati via sin dai primi momenti lasciando spazio ad un’ora e un quarto di doom malinconico, drammatico e tristissimo.
Il suono è denso, la band è in una forma perfetta con Aaron che tira fuori una performance stellare, per tenuta di palco, tecnica e teatralità. La scaletta è, abbastanza prevedibilmente, piena di classici, tra cui “Like Gods Of The Sun”, “Your River” e “She Is The Dark” con veri e propri picchi emotivi durante “The Cry Of Mankind” e la conclusiva “Turn Loose The Swan” che fa calare il sipario su questo Midgardsblot 2023.
Come già accennato in precedenza, con questa edizione gli organizzatori sembrano aver voluto dare al festival un mood più intimo e eterogeneo; sarà interessante vedere se questo cambiamento rappresenti o no una linea artistica futura, nel frattempo per noi il conto alla rovescia per il 2024 è già partito.

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