Report a cura di Davide Romagnoli
Seppur lo si sia visto spesso negli ultimi anni gironzolare qua e là nel territorio italiano, con i suoi vari progetti più o meno divagatori (non ultimi i Dead Cross), erano ormai circa dieci anni che i Mondo Cane di Mike Patton non facevano tappa nel Belpaese. Un Belpaese omaggiato proprio nel cuore del progetto stesso: la rivisitazione (pattoniana, naturalmente, ma non solo) dei capolavori della musica italiana di sempre. Non sembra strano, dunque, ritrovarsi al Teatro degli Arcimboldi, gremito di fan e di curiosi, e assaporare in un contesto colto-ma-non-troppo le visioni di un personaggio extraordinaire come il frontman dei Faith No More. Abuso di passatismo o no, sul palco ci si diverte eccome. Tra il pubblico pure!
L’orchestra – che qui a Milano vede anche qualche comparsata sporadica del grande Roy Paci, che ne era stato uno dei primi partecipanti – sfrutta al massimo le potenzialità del cantante californiano, guardato da tutti come un vero guru della follia incarnata e trasmessa da corde vocali. Nell’orchestra della serata si possono ricordare la presenza di fino del polistrumentista Enrico Gabrielli, Vincenzo Vasi e il suo theremin, le chitarre di Alessandro ‘Asso’ Stefana, le tastiere di Enri Zavalloni e Alex Alessandroni, il contrabbasso di Dario Rosciglione, Scott Amendola alla batteria, William Winant alle percussioni, i cori di Valeria Vasta, Claudia Puglisi, Roberta Lizzio e ben dodici membri della sezione d’archi. Mica male, dunque. E il colpo d’occhio risulta subito scenicamente, oltre che timbricamente, appagante.
Si parte in medias res con la canzone fondamentale di un’intera discografia tricolore, una delle sue più belle canzoni di sempre: “Il Cielo In Una Stanza” di Gino Paoli. I volumi sono perfetti e ci si rende conto solo dopo poco che le dinamiche saranno il pezzo forte della serata, con veri e propri sbilanciamenti che fanno sobbalzare dalle poltrone. Viene immediatamente dopo, infatti, il funambolismo della rivisitazione di “Che Notte!” di Fred Buscaglione: una delle interpretazioni maggiormente riuscite dell’orchestra del Maestro argentino Cheche Alara, introdotta da uno schioppo di rivoltella del crooner Patton. E poi ancora “20 Km Al Giorno”, dove non solo gli italianissimi fiorellini di prato ma anche la sezione di archi, anch’essa di Prato (la città), uniti all’estro del cantante dei Faith No More, divengono un pastiche perfettamente oliato e rodato in tutta la sua stravaganza. Tutti si divertono. Patton ride come un matto e sciorina come al solito battute improvvisate in un italiano che non sarà certo perfetto ma che comunque risulta tanto macchiettistico quanto originale. Anche qui: tutto al punto giusto. Dall’esperienza amorosa bolognese, nella quale si era assorbito il bagaglio italiano e successivamente concepita l’idea del primo disco dei Mondo Cane (uscito solo nel 2010), il cantante ha imparato molto ed ora è anche in grado di impostare il suo napoletano (sempre ardua prova) per “Scalinatella”, alternandolo con un certo spagnolo, usato non solo per le liriche ma anche per prendere in giro il fondoschiena ‘muy sabroso’ del Maestro Alara; e con l’inglese della finale “Retrovertigo”, omaggio ai suoi Mr. Bungle (peraltro di imminente ritorno, si spera con questa intensità). I componenti dell’orchestra – tra cui i simpatici ‘califoggiani’, epiteto rivolto dal cantante ad alcuni compari – risultano perfettamente in linea con lo spirito goliardico dell’occasione. Il Maestro Alara si lascia andare anche alla presentazione di una sua composizione (non diciamo troppo in giro che è uguale a “T’Innamorerai” di Masini) per piano e fischio, accompagnato da Alessandroni. Tutto molto bello. ‘Dobbiamo davvero cantare dopo un momento come questo?’, chiede Patton al suo rientro sul palco. E parte una rivisitazione della “Balada De La Trompeta” del cantante spagnolo Raphael.
Vero è che la ripresa del passato sembra ormai essere un’onta da scontare per tutta la musica contemporanea: quello storytelling retrò, quel sapore svanito delle grandi stagioni di musica, cinema e televisione. Tutto, insomma, in mancanza di un futuro roseo per chiunque, pianeta compreso, diviene ripresa del passato o – come diceva Marinetti (altro idolo di Patton – passatismo. Eppure, in situazioni come questa, c’è gran passione sul palco, gran divertimento, grande perizia. Insieme a bei suoni, bella atmosfera e una setlist di capolavori romantici come questi, i Mondo Cane portano a casa un grande risultato. Modugno, Buscaglione, Bongusto, insieme ad altre grandi storie d’amore, riescono ancora a risultare qui dentro come dei miti da ricordare in questa veste d’arrangiamenti da rocker, sperimentatori, urlatori teneri ed eleganti, e sì, anche un po’ pacchiani. Bravi tutti. Speriamo di rivedere tutto questo molto presto.
Setlist:
Il Cielo In Una Stanza (Gino Paoli cover)
Che Notte! (Fred Buscaglione cover)
Ore D’Amore (Fred Bongusto cover)
20 Km. Al Giorno (Nicola Arigliano cover)
Quello Che Conta (Luigi Tenco cover)
L’Urlo Negro (The Blackmen cover)
Doce Doce (Fred Bongusto cover)
Deep Down (Christy cover)
Pinne, Fucile Ed Occhiali (Edoardo Vianello cover)
Scalinatella (Roberto Murolo cover)
L’Uomo Che Non Sapeva Amare (Nico Fidenco cover)
Canzone (Don Backy cover)
Storia D’Amore (Adriano Celentano cover)
Lontano, Lontano (Luigi Tenco cover)
Yeeeeeeh! (The Primitives cover)
Senza Fine (Gino Paoli cover)
Brano Senza Nome (Chece Alara)
Balada De La Trompeta (Raphael cover)
Dio, Come Ti Amo (Domenico Modugno cover)
Sole Malato (Domenico Modugno cover)
Retrovertigo (Mr. Bungle cover)