10/01/2023 - MONSTROSITY + ORIGIN @ Boston Music Room - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 12/01/2023 da

Il 2023 parte, a differenza degli ultimi due anni, subito all’insegna delle esibizioni live. Le restrizioni imposte dalla pandemia sono sempre più un ricordo e band ed agenzie di booking stanno facendo il possibile per recuperare il tempo perduto e imbastire quanti più tour possibile in ogni luogo. Di certo il costo della vita in netta ascesa non sta rendendo la vita facile ai regolari avventori (in Italia come in Gran Bretagna), ma senza dubbio nel nostro ambiente c’è parecchia fame di concerti e, con in testa “carpe diem”, ogni opportunità viene attentamente valutata.
È così che ci ritroviamo ad assistere a una delle prime date del tour di Monstrosity e Origin, realtà storiche (anche se assai diverse tra loro) del death metal a stelle e strisce senz’altro non nuove ai palchi europei, ma al contempo nemmeno così inflazionate come vari altri colleghi.
A dispetto del surriscaldamento globale, è un martedì sera ‘regolarmente’ freddo e umido, quello che accoglie i gruppi in quel di Londra: gli opener della serata – Intrepid e Reject The Sickness – si esibiscono assai presto e, tra un’intervista con i Monstrosity (che leggerete prossimamente) e altre faccende da sbrigare, non abbiamo modo di vedere le rispettive performance, se non per un paio di pezzi dei secondi. Quando giunge il turno dei primi co-headliner, la sala è tuttavia piuttosto gremita e pronta a scattare…

La partenza degli ORIGIN non è però delle migliori: dopo avere tergiversato a lungo sul palco, visibilmente infastiditi da alcuni problemi tecnici, gli statunitensi attaccano senza il loro tipico ‘wall of sound’. La chitarra e il basso sono appena percepibili, mentre la serratissima batteria e la voce dominano su tutto, rendendo praticamente indistinguibili i primi due brani.
Per fortuna da lì in poi c’è modo di porre un minimo di rimedio a questo mixaggio a dir poco sballato, tanto che il quartetto inizia poco a poco a guadagnare in volume e in presa sul pubblico. Quest’ultima è ovviamente garantita dalla presenza di Jason Keyser, frontman senza dubbio meno imponente dello storico James Lee, ma di certo più dinamico, versatile e simpatico del suo predecessore. Il cantante è da sempre molto bravo a interagire con il pubblico: nonostante il contesto frenetico e spesso estremamente tecnico garantito dalla musica degli Origin, la performance di Keyser è un continuo invito a fare stage diving e a innescare circle pit e wall of death, a cui peraltro è il primo a partecipare, quando il brano lo permette.
Dal canto loro, i suoi compagni tengono in piedi lo show dal punto di vista strettamente musicale, spingendo parecchio sul repertorio dell’ultimo decennio con la loro tipica compattezza a livello esecutivo. Non scopriamo certo oggi le doti tecniche di Paul Ryan, John Longstreth e Mike Flores: incipit del concerto a parte, quando di fatto era difficile comprendere cosa la band stesse suonando, la prova del trio è precisa e letale come di consueto, forse resa anche più urgente dall’atmosfera che pian piano sembra avvolgerla, con le prime file decisamente esaltate e una raffica di surfatori di folle a rendere il palco un vero e proprio trampolino di lancio.
Peccato per l’assenza in scaletta di alcuni classici dei primi Duemila, ma la potente resa di tracce come “Portal” e “The Aftermath” resta comunque impressa. Se su disco il sound del quartetto è per tradizione molto freddo e compresso, dal vivo si conferma più caldo e avvolgente, facendo emergere tutta l’anima di questi esperti musicisti.
Esibirsi dopo un gruppo come gli Origin è difficile per tanti, e, in effetti, nelle prime battute del loro set i MONSTROSITY danno quasi l’idea di essere un po’ a disagio: l’attacco è timido, con i musicisti sin troppo compassati sul palco, forse anche perché la sala deve ancora riaccogliere la gente che nella pausa tra le due esibizioni è uscita nell’area esterna a fumare e chiacchierare. Di certo non si può pretendere dai Monstrosity lo stesso impatto asfissiante offerto dagli Origin: la proposta dei veterani della Florida è di tutt’altra pasta, più tradizionale e radicata nella scuola dei primi anni Novanta. Dopo tutto, siamo qui per celebrare il recente trentesimo anniversario del debut “Imperial Doom”, anche se, a dispetto di quanto annunciato dai promoter del tour, la band non ha alcuna intenzione di proporlo per intero; infatti, pur dedicando una discreta fetta del set al primo album, il concerto del quintetto passa in rassegna tutta la discografia, mantenendo un occhio di riguardo per l’eternamente sottovalutato “In Dark Purity”.
La line-up del gruppo è quella vista alcuni mesi fa al Maryland Deathfest, con il leader Lee Harrison saldamente dietro la batteria, l’ormai familiare Matt Barnes alla chitarra (nella band dal 2010), Mark Van Erp al basso (quest’ultimo già con i Monstrosity nei primissimi anni di carriera), il giovane Justin Walker alla seconda chitarra e Edwin Webb (ex Massacre, Eulogy e Diabolic) nel ruolo di frontman.
Se in quel di Baltimore avevamo gradito l’esibizione del gruppo, senza però esaltarci, questa sera la prova è più convincente sotto ogni aspetto: certo, la vaga sensazione di trovarsi davanti a poco più di una cover band resta, dato che il solo Harrison può veramente essere considerato sinonimo di Monstrosity, ma non si può certo dire che la formazione qui presente sia di scarso valore. A livello di affiatamento, i cinque non sono ancora delle macchine come gli Origin (e forse non saranno mai), ma l’esecuzione, sorretta da suoni subito ben definiti, è salda e sentita, tanto che il pubblico ben reagisce e inizia nuovamente a invadere il palco. Buona in particolare la prova di Webb: statico, sovrappeso, ma ‘sul pezzo’ quando si tratta di cantare e fare da tramite tra band e platea, tanto che la sua attitudine non è poi così lontana da quella del classico George Fischer.
Notevole, infine, la setlist: d’accordo, ci si aspettava l’intero “Imperial Doom”, ma anche così i fan di vecchia data possono godere considerevolmente. Dopo un incipit dedicato all’ultimo album, “The Passage of Existence”, si passa alle vecchie hit con le varie “Final Cremation”, “Ceremonial Void”, “Definitive Inquisition”, “Destroying Divinity” o “Angels Venom”. In chiusura, dopo una cinquantina di minuti che sembrano letteralmente volati, arriva poi la frenetica “Manic”, purtroppo unico estratto da un disco – lo splendido “Millennium” – che andrebbe seriamente rivalutato, in primis dal gruppo. Insomma, pur con qualche difetto formale qua e là, si può parlare di una serata soddisfacente sia per gli Origin che per i Monstrosity. Da queste parti, band così genuine saranno sempre le benvenute.

Setlist:

Cosmic Pandemia
Kingdom of Fire
Firestorm
Suffering to the Conquered
Abysmal Gods
Final Cremation
Definitive Inquisition
Ceremonial Void
Imperial Doom
Destroying Divinity
Angels Venom
Manic

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