Report a cura di Elio Ferrara
Fotografie di Simona Luchini
Evento particolarmente atteso quello di scena ai Magazzini Generali di Milano, dato che vede insieme due nomi importanti come Moonspell e Rotting Christ, con in più il supporto di due altri gruppi molto interessanti, Silver Dust e Scream Baby Scream. Sembra quasi un piccolo festival, se si considera che l’orario d’inizio è stato previsto per le 19.00 e il concerto si protrarrà praticamente fin quasi la mezzanotte. Insomma, uno spettacolo molto ricco, dove ogni band ha avuto occasione di esprimere al meglio le proprie peculiarità e le proprie caratteristiche. I Moonspell, dopo la pubblicazione del bellissimo DVD “Lisboa Under The Spell”, proseguono questa loro fase, se vogliamo un po’ autocelebrativa, con un tour certamente più contenuto in quanto a durata degli show, ma senz’altro interessante e molto gradito. I Rotting Christ, dal canto loro, pur avendo pubblicato un album quest’anno, si mantengono su binari abbastanza consolidati, puntando su determinate certezze e proseguendo senza particolari sorprese. Come vedremo, molto bravi i gruppi di apertura, che si sono rivelati delle realtà già notevoli e che avrebbero meritato più spazio; ma, visti il contesto ed il tempo a disposizione, davvero non sarebbe stato possibile.
SCREAM BABY SCREAM
L’apertura della serata è affidata agli Scream Baby Scream, una band dal monicker magari non molto accattivante, ma che invece ha senz’altro il suo perchè. Il gruppo, attivo già da una decina d’anni, ha finora pubblicato due full-length, intitolati “Campfire Tales” e “From The Otherside…With Love”: quest’ultimo risale al 2014 ma la band pare volersi rilanciare, tanto da aver pubblicato un nuovo singolo, “Mouth Of Madness”, che viene appunto presentato anche qui. Il quartetto si presenta sul palco tutto truccato e abbigliato in linea con le tematiche horror che affronta nelle proprie canzoni. Peccato per i volumi, calibrati in maniera davvero troppo potente rispetto alla grandezza del locale, al punto da sentirsi letteralmente sospinti (non stiamo esagerando) dalle onde sonore che fuoriescono dagli amplificatori. Ad ogni modo, lo stile degli Scream Baby Scream è alquanto vario e non necessariamente estremo, anzi talvolta appare più tendente a sonorità classiche, per quanto accolgano anche effetti sonori moderni. Una buona performance, che ha messo in luce tutte le qualità della band.
SILVER DUST
Iniziamo col dire che, in tutta sincerità, questi Silver Dust per noi sono stati un’autentica rivelazione: viene montato sul palco uno schermo, rettangolare, camuffato da specchio grazie ad una cornice, nel quale vengono proiettati dei filmati, realizzati ispirandosi al loro concept album “House 21”; vengono così introdotti i vari personaggi che saranno protagonisti delle loro canzoni, a cominciare dal milite ignoto protagonista della canzone “The Unknown Soldier”. In realtà la band, che suona appunto accompagnata per tutto il concerto dalle immagini, riesce addirittura ad ottenere una sorta di interattività con queste: così, dopo la canzone “Forever”, un tetro figuro mascherato suona un organo a canne, con il quale il cantante Lord Campbell si mette praticamente a duettare con la chitarra, quasi fossero in collegamento video. Oppure, ancora, dopo la potente “La La La La”, che a dispetto del titolo ha praticamente una ritmica power metal, immaginano una sorta di telefonata con una donna che, neanche a dirlo, considerati i loro personaggi, si rivela una folle sanguinaria armata di pugnale, nel brano che, ovviamente, s’intitola “The Calling”. Peraltro, nel finale, il gruppo elvetico è riuscito a coinvolgere ulteriormente il pubblico in una sorta di giochino, in cui tutti si abbassavano per poi spiccare un salto liberatorio. Insomma, uno show davvero originale, ben curato e ricco di sorprese, che ci ha incuriosito e ha suscitato il nostro interesse dall’inizio alla fine.
ROTTING CHRIST
Parlando dei Rotting Christ, sappiamo che il gruppo ha storicamente avuto, attorno a Sakis Tolis e a suo fratello batterista Themis, una certa instabilità di line-up, e quest’aspetto talvolta ha rischiato di ripercuotersi sulle loro esibizioni dal vivo. Tuttavia, a ben pensarci, ciò non è stato un fattore determinante, o almeno non sempre. Abbiamo visto esibirsi la band greca diverse volte nel corso degli anni, ma stavolta probabilmente tale circostanza ha un po’ influito, invece, perchè ci è sembrata una line-up un po’ raffazzonata, con un chitarrista magari bravo ma forse non perfettamente a suo agio nel contesto in cui si trova. A nostro parere, l’esibizione dei Rotting Christ si può valutare in realtà sotto due diverse chiavi di lettura: se ci si accontenta di avere un gruppo che si limita praticamente a riproporre sempre le stesse canzoni (salvo qualche aggiunta in occasione di nuove uscite: in questo caso “Fire, God And Fear” e “Dies Irae”) e a fare un po’ di ‘casino’, allora possiamo dire che i Rotting abbiano svolto bene il loro compito; se, invece, lo consideriamo un gruppo importante per la sua storia e la sua discografia in ambito metal e facciamo il confronto con le sue performance del passato, sinceramente ci sembra di notare un senso che non vogliamo arrivare a dire di declino, ma forse quanto meno di stanchezza. Se fino a qualche anno fa era praticamente impossibile resistere ai loro ritmi e alla loro potenza sonora (ricordiamo concerti addirittura dove Sakis invitava la gente a restare più calmi e a contenersi), ai Magazzini Generali il frontman era costretto a chiedere di pogare un po’ o di fare qualche circle-pit; eppure, a scanso di equivoci, il pubblico non era affatto moscio, anzi, la voglia di partecipare c’era, come ha dimostrato per tutta la serata. Insomma, un copione piuttosto prevedibile, con le solite canzoni, qualche battimani, qualche pugno alzato, qualche bestemmia qua e là, tanti ringraziamenti e stop: i presenti si saranno pure divertiti, ma riteniamo che si potrebbe fare qualcosa in più, come hanno dimostrato gli altri tre gruppi presenti.
Setlist:
666
Dub-Sag-Ta-Ke
Fire, God And Fear
Katà Ton Daimon Eautou
Apage Satan
Dies Irae
The Forest Of N’Gai
Societas Satanas
King Of A Stellar War
In Yumen-Xibalba
Grandis Spiritus Diavolos
Non Serviam
MOONSPELL
Giunge il momento degli headliner, che si presentano con alle spalle una scenografia che mostra le navate di una cattedrale e con Fernando Ribeiro che appare on stage sulle note di “En Nome Do Medo” impugnando una lanterna rossa. Per la canzone successiva, il frontman ricorda la tragedia portoghese del terremoto del 1755 indossando una maschera con un becco da corvo: si nota insomma una certa cura per i costumi e per lo show, per quanto non si giungerà di certo, in tal senso, ai livelli del DVD di recente pubblicato e a cui abbiamo accennato nell’introduzione. Si ricorderà, infatti, come quest’ultimo fosse focalizzato in modo particolare su due loro dischi molto amati degli anni ’90, ovvero “Wolfheart” del 1995 e “Irreligious” dell’anno successivo: dopo aver eseguito un altro brano da “1755” (che, in effetti, resta al momento il loro ultimo studio album), “In Tremor Dei”, Ribeiro precisa appunto come si faccia ora un salto temporale al 1996, introducendo la bellissima “Opium”. Nella prima parte del concerto, tuttavia, viene dato spazio anche a canzoni tratte da altri album, quali “Night Eternal”, una da “Sin/Pecado” (“Abysmo”) e una da “The Antidote” (“Everything Invaded”). Bello anche il battimani collettivo in “Breathe (Until We Are No More)”, mentre nel finale la band ripropone perlopiù canzoni dai due album storici, ad esempio “Mephisto”, “Vampiria” (dove Ribeiro si veste da vampiro, con tanto di mantello) e, ovviamente, “Alma Mater”. Tra l’altro, proprio in occasione di quest’ultimo brano, il cantante inciampa sull’asta del microfono e cade a terra sul palco, per fortuna senza particolari conseguenze, cosicchè può procedere con la canzone senza interruzioni. Per i bis, lo stesso si presenta con un suggestivo crocifisso munito di raggi laser dalla luce rossa, con il quale canta “Todos Os Santos”. Giunge dunque il finale con “Full Moon Madness”, in occasione del quale Ricardo Amorim (ci saremmo aspettati una comparsata della sua compagna Mariangela Demurtas, ma nulla da fare) va nello spotlight per un ultimo, emozionante assolo. Applausi incessanti, ma possiamo dire che, nonostante la lunghezza di tutto il concerto, quando ci si trova di fronte a questi Moonspell, davvero in stato di grazia, non ci si stanca mai.
Setlist:
Em Nome Do Medo
1755
In Tremor Dei
Opium
Awake!
Night Eternal
Abysmo
Breathe (Until We Are No More)
Everything Invaded
Evento
Mephisto
Vampiria
Alma Mater
Encore:
Todos Os Santos
Full Moon Madness