A cura di Fabio Galli
Fotografie di Federico Rucco
Serata ghiotta, quella in programma al Live Music Club di Trezzo, dove per l’occasione la formazione floridiana proporrà in versione completa l’esecuzione del pluri-acclamato “Covenant”: ad accompagnare i Morbid Angel in questa loro calata italica ci pensano i nostrani Methedras, freschi autori del nuovo “System Subversion”. La presenza di una sola band di supporto ha sicuramente avuto un impatto positivo sull’affluenza, dato che l’orario di inizio – prefissato per le 21 – ha giocato a favore dei Methedras che, contrariamente a quanto capita alle band di apertura, hanno potuto esibirsi davanti ad un buon numero di sostenitori. Purtroppo i nostri tentativi di mandare in porto l’intervista prefissata con la band floridiana non hanno avuto esito positivo: dispiace ancora di più che la cosa sia successa più per motivi di svogliatezza da parte del gruppo, asserraggliato nel tourbus, e da parte di un tour manager poco incline a rispettare gli accordi presi. Nota di margine per quanto riguarda il merchandise dei Morbid Angel: capiamo che per tante formazioni il merchandise rappresenti uno dei pochi metodi di far cassa durante il tour, ma la vendita di magliette a 30€ e felpe a 55€ ci sembra francamente un’esagerazione immotivata. Riusciranno dal vivo i Morbid Angel, quindi, a farci dimenticare le non proprio esaltanti ultime prove in studio? A voi il resoconto della serata.
METHEDRAS
Alle ventuno spaccate i Methedras salgono sul palco e sin da subito rimaniamo piacevolmente sorpresi dall’ottima tenuta on stage della formazione: il death/thrash abrasivo dei lombardi riesce in pochi minuti a far danzare le teste delle prime file e a smuovere chi era rimasto posteggiato lungo il bancone per l’immancabile birretta di rito. Ottima la prova tecnica di ogni membro della band, anche se l’attenzione dei presenti viene catalizzata da Claudio Facheris, abile in ugual misura nel fornire una prova canora incisiva che nell’intrattenere i partecipanti tra un brano e l’altro. L’ultimo parto della formazione “System Subversion” – di recente recensito dal Nostro Claudio Giuliani – risulta essere il vero protagonista della serata: ottima la resa dei nuovi bravi dal vivo, che con il loro groove ed una relativa immediatezza (in contrasto con la complessità delle partiture di chitarra) riescono nell’intento di far scapocciare tutti i presenti. Collaudata e terremotante la sezione ritmica capace di fornire un suono pieno in qualunque occasione, anche quando manca l’apporto di una seconda chitarra durante le fasi soliste di Eros Mozzi. Si conclude purtroppo con un addio la performance dei Methedras: dopo ben diciassette anni verrà meno l’apporto di Claudio alla voce e per l’occasione viene invitata sul palco la nuova cantante Martina, che sfodera una buona prova vocale dividendosi i compiti con lo storico singer della formazione. Il pubblico applaude ed è già tempo di cambio palco in attesa del piatto forte della serata.
MORBID ANGEL
In attesa dall’arrivo sul palco dei floridiani, lo stage viene allestito a dovere con il logo della band a fare da sfondo e con un paio di roll-up di memoria Lovecraftiana posti ai lati a nascondere testate e casse degli amplificatori. E’ con l’entrata in scena di Timothy Yeung e, successivamente, del resto della formazione che la folla inizia a scaldarsi incitando a gran voce il nome della band: qualche attimo per raccogliere gli applausi e “Rapture” investe senza pietà tutti i presenti, che come da copione si scagliano in un pogo efferato. Come era prevedibile, tutte le tracce dell’album vengono proposte in sequenza ed è un vero piacere tornare a sentire uno dietro l’altro veri e propri inni alla violenza come “Pain Divine”, “Vengeance Is Mine” e “Lion’s Den”: la formazione, reduce da un lungo tour di supporto all’album negli Stati Uniti e dal più recente Summer Slaughter, è una vera macchina da guerra e dal vivo sembra non voler far rimpiangere i bei tempi andati. Anche se Pete “Commando” Sandoval rimarrà per tutti gli appassionati della formazione un vuoto difficile da colmare, non possiamo non spendere qualche parola di elogio per Tim alla batteria: veloce, preciso e dotato di un’ottima presenza scenica – l’headbanging e giochetti con le bacchette si sono sprecati – ha in qualche modo reso meno traumatica l’assenza dello storico drummer. Lucidi e vigili, Destructhor alla chitarra e Evil D. a voce/basso rappresentano un’entità in netto contrasto con quella di Trey Azagthoth, totalmente immerso in un universo parallelo – chissà di quale galassia – durante la propria esibizione: una dopo l’altra vengono sciorinate in rapida successione tutte le cartucce di “Covenant”, con picchi raggiunti dall’esecuzione della storica “Angel Of Disease” e dalla lenta e soffocante “God Of Emptiness”. Opinionabile la decisione della band di lasciare il palco per qualche istante alla fine di molti pezzi dell’album, scelta che ha un po’ fatto calare la tensione durante l’esecuzione; non esattamente perfetti ma comunque accettabili i suoni durante l’intera durata dello show. C’è ancora tempo per una buona quantità di classici che vengono selezionati da tutta la discografia e sciorinati in rapida sequenza: headbanging a profusione da parte di tutti durante “Where The Slime Live”, mentre “Bil Ur-Sag” e “Ageless, Still I Am” pagano il giusto tributo ai Morbid Angel dell’era Tucker/Rutan. Se gli episodi selezionati per “Heretic” e “Illud Divinum Insanus” scorrono senza troppi intoppi – scelti per l’occasione “Curse The Flesh” e “Existo Vulgoré” – è con l’ultimo duo composto da “Immortal Rites” e “Fall From Grace” che le poche energie rimaste dei presenti vengono totalmente azzerate in una bolgia infernale. A questo punto ci si aspetterebbe il solito siparietto dei saluti e del ritorno sul palco, ma purtroppo la crew sale sul palco a smontare la strumentazione e la musica di sottofondo mette definitivamente fine alla prestazione dei Morbid Angel dopo un’ora e un quarto. Sicuramente tutti ci saremmo aspettati almeno un paio di brani in più, ma vista l’intensità e la qualità dello show possiamo anche chiudere un occhio, felici di aver partecipato ad uno spettacolo che difficilmente verrà ripetuto. Se dal punto di vista discografico, con le ultime release, i Morbid Angel rimangono un grosso punto interrogativo, dal vivo continuano a rimanere un’assoluta certezza in campo estremo.