25/01/2025 - MORBID + NECROMANIAC + SPEEDER @ The Dome - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 29/01/2025 da

Report di Luca Pessina
Foto di Bêlit VisionsInstagram | Facebook

La scena metal attuale si nutre spesso di reunion tanto inaspettate quanto insperate, un fenomeno che sembra ormai parte integrante del nostro panorama musicale: una reunion non si nega più a nessuno, e così, in un contesto dove anche i ritorni più improbabili diventano realtà, non sorprende troppo neppure quello di un nome come quello dei Morbid.
La band svedese, divenuta semi-leggendaria soprattutto per essere stata, nella seconda metà degli anni Ottanta, il primo banco di prova del famigerato Per ‘Dead’ Ohlin, frontman e figura iconica che avrebbe poi lasciato un segno indelebile nei Mayhem, riemerge dal passato come un fantasma.
Dead, con la sua straordinaria performance su “Live in Leipzig” e il suo tragico suicidio, ha segnato in modo indelebile la storia del black metal: proprio questa eredità, tanto pesante quanto affascinante, è ciò che rende il ritorno dei Morbid un evento carico di significato e aspettative.

La band sembrava ormai relegata alla memoria di una scena che vive di miti e racconti; tuttavia, nel gennaio 2023, i Morbid hanno deciso di rendere omaggio al proprio lontanissimo passato con una formazione rinnovata, ma tutto sommato rispettosa delle proprie radici.
Alla voce è stato clamorosamente reclutato Daniel Ohlin, fratello minore di Dead, evidentemente ansioso di cantare questi brani storici e di interpretarli con una dedizione quasi teatrale, rievocando sul palco la figura del fratello scomparso. Alla batteria è invece arrivato Erik Danielsson dei Watain, a prendere il posto del compianto LG Petrov (che era il batterista dei Morbid prima di diventare cantante dei Nihilist/Entombed), aggiungendo un ulteriore tocco di rispettosa deferenza alla line-up.

L’avventura è partita tutto sommato senza grandi pretese, con un concerto organizzato a Stoccolma nel gennaio 2023, un tributo piuttosto intimo che ha però subito catturato l’immaginario del pubblico. L’entusiasmo suscitato da quella serata, unito alle richieste incessanti da parte dei fan, ha convinto gli svedesi ad accettare l’idea di altre esibizioni, pur mantenendo un approccio minimalista.
Così, dopo una serie di valutazioni, è stata fissata questa data londinese, un altro appuntamento subito presentato come un tributo al ‘passato glorioso’ della band, in un locale volutamente raccolto.

Non a caso, quando arriviamo nei pressi del The Dome di Tufnell Park a Londra, il pubblico, formato da appassionati provenienti da mezza Europa (e forse anche oltre), appare già in fermento prima che inizi lo spettacolo, evidentemente consapevole di assistere a qualcosa di assai raro…

I giovani SPEEDER aprono la serata con il loro speed metal incalzante e senza fronzoli, che richiama gli Exciter e altri vecchi maestri del genere: sebbene la loro proposta possa presto risultare ripetitiva, il loro entusiasmo è contagioso, e il pubblico risponde con applausi calorosi. I ragazzi dimostrano di avere una buona padronanza del palco e il loro compito di rompere il ghiaccio viene svolto alla perfezione.
Quando i più attempati NECROMANIAC salgono sul palco, l’atmosfera cambia drasticamente.
Il loro set vira verso l’oscurità, sulle note di una miscela di black-thrash metal che evoca spesso e volentieri i primi Bathory, Sarcofago e Mortuary Drape.
I brani del loro recente album di debutto, “Sciomancy, Malediction & Rites Abominable”, risuonano potenti, creando un’aura densa e minacciosa che sembra trovare terreno fertile nella platea accorsa questa sera.
Da segnalare la comparsata di Marek, cantante di Death Like Mass e Cultes Des Ghoules, che appare sul palco per un pezzo, replicando così anche dal vivo il suo contributo in studio per il succitato album. È chiaro come tutti siano qui essenzialmente per gli headliner, ma il quartetto fa la sua figura e porta a casa sinceri apprezzamenti dalle prime file.

Dopo un cambio palco piuttosto lungo, tocca infine ai tanto attesi MORBID, il cui ingresso è un momento che probabilmente resterà impresso nella memoria di molti. Daniel Ohlin viene infatti portato sul palco all’interno di una bara sollevata da alcuni fan, in una scena che ovviamente richiama quelle atmosfere funeree e teatrali da sempre suggerite dall’operato della band.
Fin dal primo istante, il frontman cattura l’attenzione: il suo modo di cantare e muoversi ricalca fedelmente quello del fratello maggiore Per, ma con una confidenza e una presenza scenica che si rivelano anche farina del suo sacco. È evidente che, per il cantante, interpretare questo ruolo non sia solo un tributo, ma anche una forma di connessione personale con il fratello scomparso: Daniel in effetti pare affrontare la prova con una sicurezza che nasce non solo dalla sua ovvia parentela con Per, ma anche dalla consapevolezza che il pubblico sia incondizionatamente dalla sua parte. Il suo modo di cantare, le sue movenze, persino la sua gestualità creano insomma una sorta di continuità emotiva e artistica che lega passato e presente.
La band attacca con sicurezza e sviluppa lo show snocciolando tutte le sue piccole hit, vedi “Wings of Funeral” o “Deathexecution”, le quali vengono accolte da un pubblico adorante che celebra ogni nota come un atto di devozione. La musica dei Morbid, un proto-death-black metal che all’epoca ancora risentiva di influenze thrash, diventa qui un viaggio nel tempo, un richiamo a un periodo in cui il genere stava ancora prendendo forma.
L’esecuzione è effettivamente pressoché impeccabile, con Erik Danielsson sobrio e puntuale dietro le pelli e un Uffe ‘Napoleon Pukes’ Cederlund che, proprio come nei suoi Entombed, sul palco cerca di mantenersi in disparte, svolgendo al contempo un ruolo fondamentale nelle tessiture della chitarra ritmica e di quella solista. Da segnalare poi il suo buffo copricapo, un bicorno scelto evidentemente apposta per omaggiare quel Napoleone citato nel suo soprannome.
Dal canto suo, il resto della formazione lascia, ancora più di Cederlund, volutamente il palco a Daniel, il quale domina appunto la scena con la sua presenza magnetica e tantissimo entusiasmo.

Nonostante il repertorio dei Morbid sia molto limitato in termini di numero di canzoni, la qualità dello show e l’energia trasmessa compensano abbondantemente la durata contenuta. L’intimità del locale, scelto deliberatamente dalla band nonostante le richieste di suonare in spazi più grandi, contribuisce poi a creare un’atmosfera molto calda e spontanea, quasi familiare; probabilmente l’idea è quella di volere ricreare il più possibile quelle condizioni in cui il gruppo era solito esibirsi negli anni Ottanta. Una decisione che in un certo senso dimostra come il ritorno dei Morbid non sia per forza mosso da motivi commerciali, ma più dal puro desiderio di suonare insieme e condividere la musica con i fan più devoti.
La serata si conclude quindi tra applausi fragorosi e un senso di appagamento generale. Per qualcuno si tratta senz’altro di qualcosa di più di un concerto, qualcosa di più simile a un’esperienza collettiva che tocca corde profonde. Di certo si può parlare di un’esibizione riuscita, nel complesso lungi dall’essere troppo forzata.
Si può dire che i Morbid, in questo loro ritorno dal vivo, riescano a trovare un equilibrio tra il rispetto per la propria storia e una performance che vive del momento, per una celebrazione che sa di sincero e appassionato.
La connessione tra la band e il pubblico, palpabile in ogni istante, ha trasformato la serata in una di quelle esperienze che, per i più emotivi, definiscono il senso di appartenenza a una sottocultura; il classico evento per cui esclamare “io c’ero” negli anni a venire, in quelle discussioni su chi ha più ‘punti scena’ che a noi metallari piacciono tanto.

 

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