Dopo alcuni concerti organizzati sul territorio veneto, l’idea di un pugno di ragazzi di creare un festival dedicato al metal estremo in una città forse non più vivace come in passato quale è Vicenza, è diventata tangibile. Il The Tower Music Meeting è di fatto un primo approccio ad una due giorni di schitarrate indoor, nato prettamente per amore della musica dal vivo da parte dei componenti di Year Zero Events (con la partecipazione di Orion Agency e Trivel Collective), e nella sua dimensione di data ‘locale’ ha comunque saputo attrarre una buona dose di appassionati in questo piovoso weekend del Venticinque aprile. E a ben vedere, i nomi sul cartellone erano senza dubbio ottimi per attrarre metalhead e appassionati di musica ad alto tasso di distorsione: dagli storici Mortuary Drape ai suggestivi Gorrch il primo giorno, passando per nomi massicci come Implore e Danny Trejo nella data di domenica, gli elementi per una doppietta di succoso underground ci sono tutti. A questo si aggiunga un ambiente socievole e rilassato come il Bocciodromo, birre a prezzo contenuto e un’offerta più che dignitosa di pizza fatta con forno a legna; non male. E con stupore abbiamo potuto notare qualche accento diverso e lingue straniere di qualcuno che ha sfruttato l’occasione del fine settimana lungo per fare una capatina nella città del Palladio e con la scusa godersi un po’ di sano metallo. Per motivi di lavoro siamo riusciti ad assistere soltanto al giorno uno, quello più prettamente metallaro, e di questo vi diamo il nostro resoconto!
Compiuti giri di perlustrazione e saluti di rito, percepiamo sin da subito un’aria frizzantina, dovuta non solo dalla pioggia che alle 18.30 sta ancora lontanamente facendo capolino su Vicenza; l’atmosfera è vibrante, e dopo il lungo periodo del Covid, che speriamo di aver ormai lasciato alle spalle, ogni evento connesso a palchi e strumenti è motivo di cenni di approvazione fra le fila dell’audience di un concerto. Alle 19 spaccate salgono sul palco i GORRCH, e con loro le fila a fronte palco si iniziano a gremire di circa una quarantina di persone ipnotizzate dal black metal proposto dal trio, immerso immediatamente in un’atmosfera mefistofelica, dove svettano le sei corde nella creazione di trame dissonanti capaci di torturare nel migliore dei modi i nostri timpani. Decisamente un nome notevole, quello dei trevigiani, che forti di un perfetto amalgama tra chitarra e batteria, regalano uno show che lascia davvero ben sperare per la serata. Escono tra gli applausi, e dopo le tempistiche ordinarie per il cambio palco, la scena muta completamente con l’ingresso dei MEMBRANCE, death metal act di Venezia; all’atmosfera oscura del gruppo precedente, i quattro contrappongono un death ruspante e grezzo, decisamente molto basico nella proposta di genere stesso, e volutamente ‘cafone’ e divertito. Imbrattati di sangue, tra birrette sul palco, fragorose eresie e un’attitudine volta più al tiro che alla finezza tecnica, i Nostri raccolgono i favori di una fetta forse minore di pubblico, ma tutto sommato risultano simpatici e capaci di essere il classico gruppo da ‘caciara’ che non può mancare ad un festival. Che gli vogliamo dire, insomma? Arriva dunque il turno di martellare i presenti anche per i brianzoli HUSQWARNAH, e lo fanno con il loro death metal le cui coordinate sono ben chiare: Bolt Thrower (di cui eseguiranno anche una cover, “At First Light”), Asphyx, Benediction, ma anche un certo ché alla Demolition Hammer. Ben piantati sul palco, irrompono con una massa sonora davvero impietosa, richiamando la maggioranza dei presenti a fronte palco, incitando a più riprese – per mezzo del cantante Maurizio Caverzan, già in Ghostheart Nebula – una partecipazione che il pubblico, forse all’inizio un po’ freddino, concede con un gioioso wall of death alla fine dello show. Esibizione rocciosa quella dei lombardi, che ripercorrono il loro ad oggi unico full-length, “Front Toward Enemy”, e che nella loro genuina violenza risultano professionali e ben consci delle proprie potenzialità. Un ceffone sonoro come ci voleva. Arrivano a cambiare totalmente le carte in tavola, invece, gli AD NAUSEAM; il gruppo gioca in casa, e la totalità dei presenti al Bocciodromo si assiepa sotto il palco, richiamati sia dalle sporadiche esibizioni dei vicentini che dal successo ottenuto dall’ultimo, ottimo, “Imperative Imperceptible Impulse”. La band si cala completamente all’interno del proprio spettacolo, creando un’atmosfera tesa e plumbea, squarciata dalle note della propria esibizione e capace di alternare esplosioni sonore, tenute a bada dalle mani sapienti dei quattro, a trame che tengono il pubblico senza fiato, ammutolendo l’audience in certi punti di tensione, per un concerto che diventa a tutti gli effetti esperienza totalizzante tra artista e fruitore. Certamente un tipo di live che richiede una certa attenzione, ma capace di lasciare nei presenti una memoria indelebile. Eccellenti. Si è fatta una certa ora, come si dice, ed è l’ora di addobbare lo stage di drappi neri e leggio per la messa; nera, s’intende. Un forte odore di incenso si fa strada all’interno della sala, il logo degli headliner svetta oscuro sul palco, e alle 23.20 precise i MORTUARY DRAPE vengono evocati sul palco dalle note di “All In One Night”, che viene accolta con entusiasmo dagli ammiratori dei piemontesi. Vera e propria istituzione dell’underground estremo italiano e internazionale, la storica band riprende in mano tutta la propria discografia per un viaggio all’interno dell’occultismo musicale più efferato, riunendo più di un’ora alcuni pezzi storici di metallo italiano, facendo alzare le braccia al cielo sotto il suono di canzoni come l’eponima “Mortuary Drape” o tramite estratti di album storici come “All The Witches Dance” che irretiscono il pubblico senza un attimo di respiro. Un concerto con una presenza scenica notevole, suoni molto buoni e cristallini, che cadono a pioggia sul pubblico veneto, che paga il giusto tributo ad un nome fondamentale dell’heavy metal italiano, e che chiude una giornata di ottimo metallo. Il primo giorno del The Tower è giunto al termine, e tra una birretta sotto la pioggia e due chiacchiere, siamo piuttosto contenti di un evento underground in grado di aver avuto comunque un certo giro (circa centocinquanta ingressi, a occhio), pur in un weekend ‘lungo’ richiamante l’uscita fuori porta. Come detto non abbiamo potuto presenziare al giorno successivo, che comunque ci è stato detto molto partecipato, ma lasciamo le lande venete con la speranza e la certezza di ripetere l’esperienza nel 2023.