Report di Elio Ferrara
Foto di Teo Musazzi
Approda a Milano il tour mondiale intrapreso dai Motley Crue insieme ai Def Leppard. Come si ricorderà, i Motley Crue avevano già fatto un lungo tour d’addio tra il 2013 ed il 2015, ma dopo l’uscita del film ispirato alla loro storia, “The Dirt”, nel 2019, visto il buon successo, non hanno resistito alla tentazione di tornare in pista e sono ripartiti in tour già dal 2020, salvo le pause forzate dovute al Covid-19.
In questa nuova fase hanno ripreso però con una novità importante, perché il chitarrista Mick Mars non ha potuto essere della partita, sostituito da John 5 (ex Marilyn Manson e Rob Zombie).
Per loro, così come per i Def Leppard, vale lo stesso discorso: si tratta, in effetti, di due gruppi che hanno vissuto il loro periodo d’oro negli anni ‘80, ma che in qualche modo sono riusciti ad arrivare fino ai giorni nostri, sia pure affrontando situazioni e condizioni alquanto diverse. Il gruppo annunciato per aprire il concerto erano le Bambole Di Pezza, un nome che potrebbe dire poco ai più giovani, ma si tratta di un combo tutto al femminile che aveva conosciuto un buon successo una ventina d’anni fa (se la memoria non c’inganna le avevamo anche viste dal vivo in occasione di un Rock TV Tour insieme ai Labyrinth), che si sono di recente riformate, anche se con qualche cambio in line-up.
Del loro concerto, purtroppo, non possiamo però dire nulla perché i controlli per consentire l’ingresso al pubblico si sono svolti con estrema lentezza e non abbiamo fatto in tempo ad assistere alla loro esibizione. A quanto pare, le operazioni si sono velocizzate sensibilmente solo quando i Def Leppard hanno cominciato a suonare da un quarto d’ora abbondante, perché la gente fuori era ancora talmente tanta che di quel passo e con quelle tempistiche probabilmente moltissimi avrebbero perso per intero lo show del gruppo inglese: così, più o meno tra l’esecuzione di “Foolin’” e “Armageddon It”, l’Ippodromo, ancora semivuoto, comincia a riempirsi con una velocità impressionante. Peccato, perché chiaramente i Def Leppard non erano un semplice gruppo spalla – anzi molti sono venuti principalmente per vedere loro – perdendosi pezzi forti come “Let’s Get Rocked” e “Animal”, inseriti tra i primi posti della scaletta.
DEF LEPPARD
Nell’introduzione abbiamo premesso come la storia delle due band abbia conosciuto il proprio periodo d’oro negli anni ‘80, per poi giungere ai giorni nostri in condizioni alquanto diverse. I Def Leppard hanno avuto il loro apice con due album come “Pyromania” e soprattutto “Hysteria”, ma hanno avuto una buona continuità ancora fino ai primi anni ‘90, per poi comparire con qualche studio album ogni tanto tra qualche raccolta e qualche live.
Sembra però che il gruppo britannico ultimamente abbia acquistato nuovo vigore e una certa determinazione a rilanciarsi con forza, come dimostra un buon album uscito l’anno scorso, “Diamond Star Halos”. Tuttavia, mai ci saremmo aspettati di ritrovarli così in forma! La band, infatti, si rende protagonista di una performance semplicemente entusiasmante: Joe Elliott ha una voce in assoluto stato di grazia, oltre ad avere il suo consueto carisma sul palco, ma tutti i musicisti riescono ad esprimersi davvero ad altissimo livello.
Molto bella l’idea di piazzare una microtelecamera sul manico della chitarra di Phil Collen per gustarsi meglio i suoi assoli, mentre alla batteria il mitico Rick Allen pesta sempre duro con grande affidabilità. Non sfigurano nuovi pezzi come “Take What You Want” e “Kick”, ma soprattutto con “This Guitar”, dove Elliott imbraccia anche una chitarra acustica, la formazione inglese riesce a creare un’atmosfera carica di feeling. A seguire, viene proposta con questa modalità semi acustica anche ”When Love And Hate Collide”, eseguita dunque in versione molto diversa da quella orchestrale a suo tempo registrata nella raccolta “Vault”.
Al di là di questi brani, la scaletta pesca però principalmente appunto dai loro capolavori “Pyromania” e “Hysteria”, ma anche dagli altri album di quel periodo, offendo comunque momenti di grande intensità, alternando pezzi di grande impatto come “Rocket” o “Pour Some Sugar On Me” con altri più raffinati come “Love Bites” o “Bringin’ On The Heartbreak”.
A ben vedere, in effetti, i Def Leppard hanno avuto sempre la grande capacità di mettere insieme riff duri con affascinanti melodie, grandi cori, con arrangiamenti raffinati, trascinanti e coinvolgenti, senza mai essere volgari. Si crea così un momento quasi magico sulle note di “Hysteria”, quando scorrono sugli schermi giganti vari momenti della loro carriera e immagini del pubblico, creando un’atmosfera affascinante ed emozionante, così come è un autentico tripudio quando Rick Allen si lancia in un assolo: parliamo di “Signor Batterista”, che pur con un braccio solo suona meglio di altri colleghi magari più celebrati; il musicista, proprio per la sua capacità di ripartire dopo il tragico incidente che gli costò la perdita di un arto, resterà per noi sempre uno dei grandi eroi del rock.
Non ci sono bis, ma lo show si conclude alla grande con gli scatti di “Photograph”, un’altra delle loro canzoni più amate ed emozionanti. Joe Elliott si congeda salutando il pubblico e dicendo qualcosa tipo: “Non vi dimenticate di noi e noi non ci dimenticheremo di voi”, e dopo una performance come questa sarà davvero difficile potersi dimenticare di loro.
Scaletta:
Heroes (intro – David Bowie)
Take What You Want
Animal
Foolin’
Armageddon It
Kick
Love Bites
Promises
This Guitar
When Love And Hate Collide
Rocket
Bringin’ On The Heartbreak
Switch 625 (with drum solo)
Hysteria
Pour Some Sugar On Me
Rock Of Ages
Photograph
MOTLEY CRUE
I Motley Crue si ritrovano in questo tour in una situazione piuttosto diversa rispetto ai Def Leppard: si tratta di una band che di fatto si era sciolta ma che, come detto, sull’onda del successo del film ha opportunamente pensato di ripresentarsi ai propri fan.
Mick Mars non c’è più e dal canto loro Vince Neil e Tommy Lee fanno quello che possono, perciò il loro show non può focalizzarsi solo sulla musica, che resta assolutamente la protagonista principale, ma deve essere accompagnato pure da altri elementi, che possano far distrarre l’attenzione del pubblico anche su altro quando serve.
Ci sono certamente le luci, le immagini che passano negli schermi giganti, un approccio più da compagnoni che si divertono e fanno divertire (chiaramente sempre stato nelle corde della band), ma c’è anche e soprattutto la bella presenza femminile, con due ballerine/coriste sulle quali le telecamere sono costantemente puntate, indugiando con primi piani continui sulle loro forme; non discutiamo sulla piacevolezza della visione, ma si potrebbero fare anche tante considerazioni di vario genere riguardo questa ostentazione del corpo femminile in eventi di questo tipo.
Concentrandoci comunque sull’aspetto prettamente musicale, oltre a pezzi come “The Dirt” o “Saints Of Los Angeles”, anche i Motley Crue vanno ad attingere in modo particolare dai loro classici degli anni ‘80, in particolare dal loro grande successo “Dr. Feelgood”, ma non mancano altre grandi hit come “Shout At The Devil”, “Looks That Kill”, “Girls, Girls, Girls”, andando anche a risalire al primo album con le immancabili “Too Fast For Love” e “Live Wire”.
Intorno a metà concerto, invece, subito dopo “The Dirt”, Nikki Sixx irrompe sul palco con una bandiera italiana ricordando le sue origini (il nonno paterno era siciliano, emigrato negli USA) e invita poi a salire una ragazza sul palco, che aveva tatuata la scritta “Live Wire”, poco sopra il fondoschiena. Segue poi un assolo di John 5, chitarrista che fino a quel momento non si era messo molto in primo piano, ma che ora si lascia andare palesando tutta la sua bravura.
Segue un lungo medley che comprende varie cover, al termine del quale è Tommy Lee che prende il microfono per fare il suo siparietto, proclamando tutto il suo amore per la birra ma soprattutto per le tette (chi l’avrebbe mai detto!), con conseguenti immediate inquadrature da parte della regia verso ragazze tra il pubblico pronte a mettere in mostra le proprie grazie. A quel punto, Tommy si siede al piano e comincia a strimpellare gli accordi di “Home Sweet Home”, scatenando il tripudio del pubblico, con John 5 (che si divide tra chitarra acustica ed elettrica), ancora assoluto protagonista. A seguire, è tutto un crescendo, con una serie di pezzi forti dopo l’altro, ovvero “Dr. Feelgood”, “Same Ol’ Situation (S.o.S)” e la già menzionata “Girls, Girls, Girls”, con due gigantesche ragazze cyborg che sovrastano il palco.
Nel finale, c’è spazio per due bis, ovvero “Primal Scream” e l’acclamatissima “Kickstart My Heart”. Alla fine, siamo sinceramente soddisfatti perché tutto sommato la band, pur non essendo formata più da quattro giovincelli, ha saputo offrire un bello show. Un autentico tuffo negli anni ’80, con brani che però ancora oggi riescono a coinvolgere e trascinare in tutta la loro freschezza.
Scaletta:
Requiem in D minor, K.626 (intro – W.A.Mozart)
Wild Side
Shout At The Devil
Too Fast For Love
Don’t Go Away (Just Go Away)
Saints Of Los Angeles
Live Wire
Looks That Kill
The Dirt (Est. 1981)
Guitar Solo
Rock And Roll, Part 2/Smokin’ In The Boys Room/Helter Skelter/Anarchy In The UK/Blitzkrieg Bop
Home Sweet Home
Dr. Feelgood
Same Ol’ Situation
Girls, Girls, Girls
Encore:
Primal Scream
Kickstart My Heart
NB. Le foto dei Motley Crue sono correntemente oggetto di approvazione da parte del management della band, verranno pubblicate appena approvate.