05/11/2017 - MOTORPSYCHO @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 10/11/2017 da

Report a cura di Davide Romagnoli
Fotografie di Daria Manganaro

Difficile che una band del genere possa regalare insoddisfazione. Ed è stato ancora una volta così, con il nuovo doppio colosso “The Tower”, magnetico e – seppur eccessivamente dilatato – inconfondibilmente Motorpsycho, anche dopo la dipartita di Kenneth Kapstad, che per alcuni avrebbe potuto significare una incommensurabile perdita. Nell’ottima cornice del Live Club di Trezzo, Vertigo riporta in Italia il quartetto norvegese per quattro date, a poca distanza dai concerti dell’anno scorso, in una veste, ancora una volta, ammaliante e psichedelica come non mai. Sintomo che sono in molti a bramare senza sosta una delle live band più apprezzate di sempre…

 

Artista: Motorpsycho| Fotagrafo: Daria Manganaro | Data: 5 novembre 2017 | Venue: Live Music Club | Città: Trezzo sull’Adda MI

Non sono state poche le soddisfazioni per il nuovo “The Tower”, album variegato e possente allo stesso tempo, anche se decisamente dotato di una mole eccessiva, dal quale in questa occasione vengono presentati i brani sicuramente più riusciti e adatti ad un approfondimento on stage (anche se mancano alcuni degli episodi più interessanti – e più corti – come “The Maypole”). Non passa infatti inosservata, seppur all’interno di una scaletta ricca di momenti storici, la nuova “Bartok Of The Universe”, ricca di interessanti risvolti vocali e tonalità sabbathiane, e capace di presentare nella sua massima forma il nuovo Tomas Järmyr (anche coi nostrani Zu) dietro le pelli e la formazione a quartetto, con l’innesto di tastiere, trombe e chitarre aggiuntive da parte dell’ottimo Kristofer Lo. Stesso discorso per la superba “Ship Of Fools”, capace di interrogarsi sul passato e di gettare l’occhio al futuro, nella sua lunga progressione psichedelica decisamente evocativa che culmina con quel ‘Never surrender!!’. Mirabile, e decisamente all’appannaggio di pochissime band sul pianeta, un brano come “Un Chien D’Espace”, tratto dal grande “Angels And Daemons At Play”, che ha compiuto vent’anni quest’anno, con la sua ammaliante parte centrale, dove entrano in gioco le influenze art-rock, space-rock, desert, stoner, post, e quant’altro materiale psichedelico si possa trovare in giro, coordinate dalla portata dilatata e maggiormente espressiva – rispetto allo scorso tour – data dalla formazione a quartetto. Unica pecca, forse, di un’esibizione possente e quasi impeccabile, la voce di Bent, che soffre un po’ in alcuni momenti più impervi e porta a fare paragoni con l’incommensurabile passato. Poco importa sicuramente alla luce di una performance intensa e tutto sommato contenuta, per gli standard ‘a cascata’ della band. Un concerto che si pone sulle due ore abbondanti di ricerche prog rock in cui riescono ad emergere in particolar modo anche alcuni momenti storici della discografia dei tardi Nineties/primi Duemila, come la finale “Vortex Surfer” da “Trust Us” del ’98, “Manmower” da “Blissard” del ’96, “Go To California” da “Phanerothyme” del 2001 e “Upstairs-Downstairs” da “Let Them Eat Cake” del 2000. Dato il materiale enorme che ancora la band continua a pubblicare, e data l’enormità delle canzoni presentate in ogni singolo show, nuove rispetto al precedente, non si poteva far altro che aprire le orecchie e godersi ancora una volta la prestazione di una band di assoluto rispetto e lasciarsi andare ai suoi tripudi spazio-temporali tra Seventies e neo-prog.

 

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