Report a cura di Davide Romagnoli
Da poco usciti con un altro monolite psichedelico dal nome “Here Be Monsters”, uno dei lavori più interessanti del trio di Trondheim e uno degli album più interessanti già usciti nel 2016 in ambito ‘acido’, puntuali come un orologio svizzero, ecco riapparire dalle nostre parti i Motorpsycho. In una forma più agguerrita che mai. Questa volta la loro discesa in terra lombarda tocca il Magnolia di Milano, che è costretto a lasciare fuori per un sold out poco prima dello show molti dei fan senza biglietto acquistato in prevendita, con una leggera pioggia che ci mette anche la sua. Fortunatamente all’interno del locale le cose sono di tutt’altra pasta. Entusiasmo e aspettative rendono l’atmosfera sensibilmente pregna di attenzione da parte della grande folla di presenti.
Ben noti all’ambiente musicofilo milanese per le loro lunghe performance di quasi-jam dilatate, fluttuanti e psichedeliche di tripudi e crescendo, ci si aspettava di trovarli in grande forma ed è così che, ancora una volta, i norvegesi non deludono le aspettative. Sono le 21,30 quando parte “Big Black Dog” dell’ultimo lavoro “Here Be Monsters”, suonato praticamente nella sua interezza, e la canzone si assesta su ben venti minuti di durata, sintomo che le tendenze svarionanti e divagatorie della band in sede live sono ancora all’ordine del giorno. Bent Sæther, Hans Magnus “Snah” Ryan e Kenneth Kapstad (ormai idolo batteristico dei fan della band) sono uniti da un’alchimia mistica che dona al sound quel qualcosa di unico ed inequivocabilmente funzionante come un meccanismo ben oliato. Senza intoppi e senza grandi scossoni. Come capita spesso in tour, la setlist è sempre variegata e offre spunti e sprazzi da quasi tutta la discografia della band: in questa serata milanese vengono piazzati in scaletta pezzi tratti dall’ep “Another Ugly” del ’93, come “Blueberry Daydream”, uno degli episodi più riusciti della gig, o da altri album cardine della loro discografia anni Novanta, quali come “Timothy’s Monster” e “Demon Box”, ma anche da lavori meno conosciuti come “The Motorpnakotic Fragments”del 2014, da cui viene tratta “Forget It”, oppure “Vanishing Point” dal mini “Barracuda” del 2001 e “The Bomb-Proof Roll And Beyond (For Arnie Hassle)” dal mitico “Heavy Metal Fruit” del 2010. A farla da padrone, come scritto, è però l’ultimo album, sul quale ormai si concentra una fruibilità maggiore che i Motorpsycho tendono ad offrire in un percorso musicale sempre e comunque volto alla sperimentazione e alla contaminazione con diverse influenze. La rivisitazione di “Spin, Spin, Spin”, che dal neo-folk passa a tonalità più elettriche e distorte, è infatti generatrice di grandi entusiasmi da parte della folla. Una folla che viene ringraziata esplicitamente in sede di social network dalla band stessa per la tenacia e la resistenza con cui gli applausi si susseguono per più di centocinquanta minuti di musica. E’ mezzanotte infatti quando i tre ritornano sul palco per l’encore “Here Be Monsters”, che viene, anche questa, tirata fino al limite, tra i suoi momenti di tastiere intime e pinkfloydiane e i crescendo tra post-rock, stoner e prog-rock. Sempre con grande raffinatezza e con grande voglia di fare musica, performarla e firmare autografi e fotografie dopo lo show.
Setlist:
Big Black Dog
Un chien d’espace
Sleepwalking
Lacuna/Sunrise
Forget It
On a Plate
Vanishing Point
Feel
Blueberry Daydream
Running With Scissors
I.M.S.
Spin, Spin, Spin
The Bomb-Proof Roll and Beyond (for Arnie Hassle)
Wearing Your Smell
Watersound
Junior
Feedtime
Here Be Monsters