A cura di Luca Pessina
Gli indiscussi dei del doom, i My Dying Bride, hanno recentemente festeggiato il quindicesimo anniversario della loro fondazione tenendo un paio di concerti in patria: il 18 novembre all’Astoria di Londra e il giorno seguente al Club Rio di Bradford. Ad aprire le serate, il sestetto ha invitato gli amici e compagni di etichetta Novembre e ciò ha fatto sì che il mini tour si trasformasse in un appuntamento imperdibile per qualsiasi fan della musica oscura e decadente. Metalitalia.com è volata a Londra per assistere alla prima parte della festa!
NOVEMBRE
Sono le 19:30 in punto quando le luci del bellissimo Astoria – teatro situato in pieno centro, a poche centinaia di metri da Leicester Square – si spengono. Sul palco, fra le urla e gli applausi del già numeroso pubblico presente, salgono i Novembre, freschi di contratto con la Peaceville Records e pronti a presentare in anteprima assoluta una manciata di brani estratta dal loro nuovissimo album, “Materia”. Carmelo Orlando saluta subito la folla e la band – forte di un nuovo bassista – attacca con “Come Pierrot”, beneficiando sin dalle primissime note di suoni del tutto all’altezza della situazione. Non tutti gli astanti conoscono bene la proposta del gruppo nostrano, ma lo spazio di fronte al palco è gremito di gente che pare ascoltare con interesse e, infatti, a brano concluso l’applauso che si ode all’interno dell’Astoria è decisamente fragoroso. A questo punto giunge il turno del primo nuovo pezzo, “Memoria Stoica”, le cui sonorità ricordano moltissimo quelle di “Arte Novecento”. Il brano, ritmato e molto coinvolgente, si fa apprezzare un po’ da tutti, anche se il pubblico torna ad essere davvero partecipe solo con l’arrivo di canzoni già edite come “Nostalgiaplatz” e “My Starving Bambina”, quest’ultima resa in maniera veramente impeccabile. Si torna al presente con la nuova “Aquamarine”, che appare come un mix tra “Arte Novecento” e le cose più sognanti di “Novembrine Waltz”, e la titletrack del nuovo lavoro, anch’essa alfiera dello stesso tipo di sonorità ma dotata di un incipit molto cupo. I Novembre suonano già da una quarantina di minuti, quindi si avvicina il momento dei saluti: da “Arte Novecento” viene rispolverata la cover di “Stripped” dei Depeche Mode, mentre a chiudere lo show ci pensa “Child Of The Twilight”, la quale, nel concitato finale, dà finalmente modo al tentacolare Giuseppe Orlando di sfogarsi a dovere. Prima di lasciare il palco, che sta già venendo invaso dalla crew dei My Dying Bride, c’è appena il tempo di salutare e di ricordare a tutti che “Materia” arriverà nei negozi ad aprile. Lo show di questa sera è stato molto riuscito, dunque, con tutta probabilità, non saranno stati in pochi coloro che si saranno segnati quella data da qualche parte. Bravi, Novembre!
MY DYING BRIDE
Trascorre circa mezz’ora prima che il palco sia pronto per accogliere i My Dying Bride: in fondo al palco fa bella mostra di sè un immenso telone raffigurante la copertina di “Songs Of Darkness, Words Of Light” e ai lati sono stati affissi vari drappi di diversi colori. La tensione è quasi palpabile all’interno dell’Astoria, tutti sembrano essere al corrente che quello di stasera sarà un concerto molto speciale e cercano di accaparrarsi la posizione migliore per assistere allo show dei propri idoli. Neanche a farlo apposta, la band inglese si presenta davanti alla folla proprio mentre il sottoscritto ha appena rimediato un posto su una pedana sopraelevata posta in fondo alla sala, cosa che gli permette di avere una visuale davvero ottima. Sono le 20:45 quando Aaron Stainthorpe e compagni prendono posizione e bastano i primi secondi di “For You” a far letteralmente saltare in aria il pubblico accorso all’Astoria! I suoni sono eccelsi, ogni strumento ha il proprio spazio e ciò che più spicca è naturalmente la voce di Aaron, il quale appare davvero in forma e più che mai coinvolto nello show. Vestito con una camicia di forza color rosso, il frontman dei My Dying Bride va su e giù per il palco catalizzando l’attenzione dei presenti in maniera incredibile: i suoi gesti e il suo modo di porsi rapiscono completamente la folla e mettono in seria difficoltà i tipi della security, che devono fare gli straordinari per cercare di trattenere i ragazzi delle prime file, i quali più volte nel corso dello spettacolo rischieranno di far cedere le transenne. Con “A Cruel Taste Of Winter” e “The Prize Of Beauty” lo show raggiunge picchi di intensità e partecipazione a dir poco allucinanti, ma è con l’arrivo di “The Cry Of Mankind” che il fanatismo di alcuni dei presenti (c’era gente proveniente da buona parte d’Europa e persino dagli Stati Uniti!) si manifesta nel modo più evidente: c’è che si toglie la maglia ed inizia a cantare a squarciagola, chi si inginocchia, chi si commuove… scene semplicemente assurde… al sottoscritto non era mai capitato di assistere ad una cosa del genere! Un riuscitissimo medley “The Whore, The Cook and the Mother”/”Like Gods Of The Sun” crea per l’ennesima volta scompiglio tra le fila dei fan, ma una reazione vagamente simile a quella avuta con “The Cry Of Mankind” si ha solo verso la conclusione del concerto, quando i My Dying Bride sfoderano in rapida sequenza tre super classici: “Your River”, “The Dreadful Hours” e “The Forever People”! Con quest’ultima canzone, si accende in mezzo alla sala un vero mosh pit, cosa che rende il gruppo visibilmente compiaciuto e desideroso di suonare con ancora più foga. Purtroppo però non è più possibile andare avanti… a Londra non si può sgarrare in fatto di orari e così, riposti gli strumenti, c’è giusto il tempo per regalare plettri, stringere qualche mano e salutare il pubblico. Poco male, comunque… i My Dying Bride hanno suonato per più di un’ora e mezza con grande professionalità e partecipazione, non hanno tralasciato alcun full length della loro discografia e hanno offerto un bellissimo spettacolo anche dal punto di vista visivo. Non si poteva davvero chiedere di più… lo show del 18 novembre verrà ricordato per sempre da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistervi.