14/04/2024 - MYRKUR + JONATHAN HULTÉN @ Magnolia - Segrate (MI)

Pubblicato il 17/04/2024 da

Appuntamento con sonorità raccolte e atmosfere soffuse quello del 14 aprile al Circolo Magnolia: protagonista assoluta, la polistrumentista danese Myrkur, al secolo Amalie Bruun, musicista, attrice e modella, che nel 2014 fu definita la nuova stella nascente del black metal ma che, in realtà, ha molto altro nelle sue corde.
Il suo percorso di continua crescita, fatto di diversi album ed EP, l’ha condotta a definire un suono personale, superando di slancio quelle aspettative che all’inizio avrebbero potuto stroncarla. Oggi parliamo di un’artista con un’identità propria: magari non quella che ci si sarebbe potuti aspettare, visto anche un progressivo allontanamento dal metal in senso stretto prendendo la via di un folk tipicamente nordico, contaminato da elementi post-metal e wave, e che con il tempo ha trovato la propria dimensione.

Ad aprire la serata, un altro personaggio fuori dagli schemi: Jonathan Hultén, per anni chitarrista degli svedesi Tribulation, ed ormai lanciato in una carriera solista in veste cantautoriale, tra folk e rock acustico ed una forte pulsione verso tematiche intimiste e spirituali.
Scopriamo come è andata.

Appena arrivati nei pressi del Magnolia, notiamo subito la lunga coda all’ingresso, con molte persone che attendono il loro turno per acquistare biglietto e tessera associativa: purtroppo questo inconveniente, forse dovuto allo spostamento all’ultimo momento del concerto dall’Alcatraz al club di Segrate, impedirà a molti di poter assistere al concerto dell’artista di supporto nella sua interezza.
JONATHAN HULTÉN, nonostante tutto, inizia il suo spettacolo in orario e, bardato come uno sciamano, intrattiene il non numeroso pubblico per circa quaranta minuti. Armato di chitarra acustica, percussioni e qualche leggero effetto, nel suo costume elaborato e circondato da fiori e piante a ricreare un ambiente bucolico, lo svedese propone un folk dalle tinte tenui, supportato da una voce talmente delicata da essere sovrastata dal brusio dei presenti.
La musica dell’ex chitarrista dei Tribulation è un viaggio nella natura e nelle sue connessioni con l’animo umano, un equilibrio fragile tenuto in piedi da poche note, strofe rarefatte, il suono delle onde e del vento, ma anche da una notevole presenza scenica e intensità d’esecuzione. Non un’esibizione di facile presa ma, a giudicare dagli applausi, si può dire che molti abbiano apprezzato.
Con un quarto d’ora di ritardo sull’orario stabilito, l’esibizione di MYRKUR ha inizio con la band che intona le note di “Bålfærd”, l’intro dell’ultimo album “Spine”, illuminata da una luce viola; la bionda cantante entra in scena e si parte con “Like Humans” che, con il suo tappeto di tastiere e la sua orecchiabilità, conferma come l’artista danese sappia districarsi con maestria tra folk nordico, rock e moderne strutture pop. Lo sfondo è molto semplice, con il logo del progetto formato da alberi, come del resto è sobrio l’approccio dei musicisti. Il numero degli spettatori è cresciuto ma la sala non è gremita, e ciò fa riflettere su come l’attenzione per Myrkur sia curiosamente calata in modo proporzionale alla crescita del suo spessore musicale.
La prima parte dello spettacolo sarà dedicata tutta al disco più recente, con i primi sei pezzi suonati in sequenza, consentendo di apprezzarne l’ecletticità, tra i sintetizzatori anni ’80 di “Mothlike”, il pianoforte della toccante “My Blood Is Gold” e le atmosfere eteree e vagamente post-rock di “Spine”. Con i toni epici di “Valkyriernes Sang” il numero di giri sale, ma il reale ritorno ai primordi avviene solamente quando la Bruun imbraccia la chitarra per intonare “Dybt I skoven”, da “M”, per l’unico, timido accenno di black metal della serata.
Jonathan Hultén fa il suo ritorno sul palco per fornire l’accompagnamento a “House Carpenter”, che dà il via alla parentesi più apertamente folk, proseguita con “Bonden Og Kragen”, introdotta come “la storia di un contadino ed un corvo“, brano pubblicato solo come singolo e che profuma di antico con le sua atmosfera ancestrale. Dopo una breve pausa, la band torna sul palco per proporre gli ultimi due brani, “Ulvinde”, il pezzo più noto e sicuramente più trascinante, e “Death Of Days” che, al contrario, ha debuttato in sede live in questo tour.
Uno spettacolo che pesca soprattutto dalla seconda metà di carriera e, anche quando va a riprendere pezzi più datati, sceglie con cura quelli adatti ad essere inseriti in questo contesto e, per questo motivo, è un’istantanea di ciò che Myrkur è ora, frutto di un’evoluzione spontanea e naturale. L’artista scandinava sembra perfettamente a suo agio sia nel ruolo di folk singer, ossia nei momenti più raccolti ed intimi, sia quando è libera di sprigionare tutta la propria energia, destreggiandosi alla perfezione tra chitarre, tastiere ed una voce che dal vivo colpisce per profondità e versatilità, e l’impressione è che sia anche circondata da musicisti di una caratura superiore rispetto al passato.
Al di là dei problemi organizzativi all’ingresso, una serata decisamente riuscita, con due proposte musicalmente differenti ma perfettamente in sintonia; per Jonathan Hultén si trattava in assoluto della prima calata nel nostro Paese, mentre Myrkur mancava, a parte una fugace apparizione al Lucca Comics dello scorso anno, dal 2017: speriamo di non dover attendere ancora così a lungo.

Setlist Myrkur:
Bålfærd
Like Humans
Mothlike
My Blood Is Gold
Spine
Valkyriernes Sang
Dybt I skoven
The Serpent
Crown
Blazing Sky
Devil In The Detail
House Carpenter (con Jonathan Hultén)
Bonden Og Kragen
Leaves Of Yggdrasil

Ulvinde
Death Of Days

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