La scena sudamericana regala da sempre vere e proprie formazioni di culto, fiere esponenti delle sonorità più bestiali e mortifere in circolazione, nonchè del più puro spirito underground. I brasiliani Mystifier, da Salvador, Bahia, sono stati per anni una delle pochissime realtà black metal carioca, riuscendo a distinguersi anche in quel periodo – parliamo dei primi anni Novanta – in cui tutti gli occhi degli appassionati parevano puntati solo ed esclusivamente sulla Scandinavia. A distanza di oltre vent’anni dalla pubblicazione del loro debutto ufficiale, quel “Wicca” uscito in Europa per Osmose Productions, i Nostri sono finalmente riusciti ad allestire una sorta di tour mondiale per celebrare il venticinquesimo anniversario della loro fondazione, l’uscita del suddetto debut e quella del successivo “Goetia”, altra opera amatissima dal loro seguito. La tappa londinese di questo viaggio oltreoceano capita in un caldo sabato di giugno e per l’occasione il promoter locale ha allestito un vero e proprio mini-festival, chiamando come supporter altre validissime band del panorama death-black underground. Scelta azzeccatissima, che è stata premiata con un’affluenza spaventosa già dal pomeriggio…
ZOM
Gli irlandesi Zom si esibiscono infatti in un The Dome già piuttosto gremito. Il pubblico è composto in prevalenza da veri guerrieri underground ed è subito evidente che tra questi ultimi l’EP “Multiversal Holocaust” non sia passato inosservato. Il gruppo riesce a godere di un buon supporto sin dalle prime battute del suo set e finisce per conquistare ulteriori estimatori grazie ad una attitudine ferocissima che a tratti pare quasi sfociare nel punk. Già crudissimo su disco, il death-black-thrash dei Nostri appare in questa sede di una bestialità abnorme e fa letteralmente venire i brividi a coloro assiepati fra le prime file. Non c’è tempo per sorprese o numeri di intrattenimento, ma, per essere gli opener, gli Zom mettono a segno un gran bel colpo. Concerto devastante.
MALTHUSIAN
Nemmeno il tempo di uscire dal locale per una boccata d’aria ed è già il turno dei Malthusian, anch’essi irlandesi e anch’essi gruppo profondamente underground, dato che al momento hanno rilasciato soltanto un demo, successivamente distribuito dalla Invictus Productions. Sono proprio i pezzi di “MMXIII” a costituire la spina dorsale della setlist di oggi: il gruppo sa di avere già dalla sua un repertorio di qualità e sfodera subito le sue armi migliori. Dal vivo il suono si rivela più corposo, svelando ulteriormente le influenze Immolation, ma permangono sia quei fumosi tocchi di doom, sia quella collera di discendenza black metal ravvisabile nei passaggi più accesi. L’ex Altar Of Plagues Johnny King alla batteria si rende protagonista di un’ottima performance, ma tutto il gruppo dimostra comunque di essere già sufficientemente affiatato. Aiutati poi da un buon impianto luci, i Nostri regalano agli astanti anche un certo impatto visivo che invece era mancato agli Zom, rivelandosi tutto sommato più maturi e coinvolgenti. Cosa non da poco.
SPEARHEAD
Dopo la doppietta irlandese, il palco diventa di dominio britannico con l’arrivo degli Spearhead, formazione di veterani della scena locale. Spesso descritti come un incrocio fra Angelcorpse e Bolt Thrower, i Nostri mantengono fede alle aspettative con uno show di intenso death metal dalle venature black e thrash, quasi esclusivamente modellato su stilemi ormai vecchi di vent’anni. Il suono a questo punto è meno saturo e le strutture dei brani più snelle e arrembanti: gli Spearhead fanno parte di quella vecchia scuola non necessariamente legata a velleità di totale alienazione… i ragazzi propongono canzoni e riff quasi immediatamente riconoscibili e si presentano privi di quell’aura misteriosa che invece tanto pare affascinare chi li ha preceduti. Il gruppo suona in maniera semplice e arriva dritto al sodo, risultando squisitamente genuino, oltre che senza dubbio compatto e preparato. Ci voleva una botta di sano old school.
CRUCIAMENTUM
Siamo solo in prima serata, ma il locale è già pienissimo. Merito dei Cruciamentum, band amatissima da queste parti che ha di recente deciso di tornare in pista, dopo aver annunciato lo scioglimento solo un anno e mezzo fa. Siamo grati ai Nostri per averci ripensato, visto che il loro death metal rientra fra le cose migliori che il genere abbia offerto negli ultimi tempi. Il gruppo questa sera sa di essere molto atteso e si presenta denotando subito la giusta attitudine: presenza scenica sicura e concreta, suoni pompatissimi (e insolitamente nitidi) e una setlist che include tutte le cosiddette “hit”. Il cantante/chitarrista D.L. non è mai stato un animale da palco, ma l’attenzione è comunque tutta su di lui, essendo l’indiscusso leader della formazione: senza strafare, il Nostro annuncia i pezzi e incita la folla, che risponde con quell’headbanging a ondate che ormai si vede solo ad eventi “vecchia scuola” di questo tipo. Le prime file sono una massa informe di borchie, croci rovesciate e pelle e il gruppo palesemente se ne compiace, traendo da questa visione ulteriore forza per portare a termine un set vigorosissimo e senza sbavature. “Rotten Flesh Crucifix” chiude il concerto all’insegna del più puro odio death metal.
BOLZER
Abbiamo di recente ammirato i black metaller svizzeri Bolzer in quel di Baltimore per il Maryland Deathfest (presto il report su queste pagine) e ora sappiamo che il duo svizzero è in grado di offrire ottime performance live. Questa sera però le cose per loro non vanno nel migliore dei modi. Metà del pubblico sembra essere qui solo per assistere a questo show, quindi il colpo d’occhio all’interno del locale è di prim’ordine, ma purtroppo i suoni tutto ad un tratto decidono di non aiutare i Bolzer a conquistare definitivamente Londra; il loro set soffre purtroppo di una resa impastata e poco profonda, che non permette ai più di godere al meglio delle fantasiose trame del chitarrista/cantante KzR. La scelta di presentarsi anche dal vivo come duo non è da considerare la causa di questo “fallimento”, visto che appunto solo due settimane prima il gruppo ha incantato il Maryland Deathfest; semplicemente, questa sera il sound check deve essere stato preparato con scarsa cura o senza l’apporto di un valido ingegnere del suono. Qua e là i passaggi che ci hanno fatto innamorare dell’ultimo “Aura” riescono comunque a risaltare, tuttavia si ha sempre l’impressione che manchi qualcosa. Magari muoversi in altre zone della sala, più vicino al palco, avrebbe aiutato, ma a questo punto il The Dome era talmente colmo di gente che ogni tipo di movimento richiedeva non pochi sforzi. Un peccato, ma sappiamo che i Bolzer saranno in grado di rifarsi.
MYSTIFIER
I Mystifier, headliner della serata, vengono accolti da una folla che è invece composta prevalentemente da curiosi, più che da veri e propri fan. Certo, le prime file (piene di ragazzi di origine sudamericana) sembrano scatenarsi già a partire dall’intro, ma nel resto della sala regna quasi un’atmosfera di riflessione, come se tanti non sappiano esattamente cosa aspettarsi da questi veterani. Il trio, guidato dal chitarrista Beelzeebubth, unico sopravvisuto della lineup degli esordi, è visibilmente entusiasta di trovarsi in quel di Londra e fatica a nascondere tale felicità dietro la solita attitudine “evil” e senza compromessi tipica della vecchia scena black. La band sprizza genuinità da ogni poro e la cosa ben dispone chiunque in sala, tanto che, una volta appurato che i suoni sono fortunatamente migliori di quelli in dote ai Bolzer, il concerto finisce quasi immediatamente per diventare una vera e propria festa luciferina in onore dei Mystifier, che, tra un discorso manowariano, un omaggio all’Inghilterra tramite un accenno a “Breaking The Law” e altri giuramenti di fedeltà eterna alla causa metal, diventano in men che non si dica gli indiscussi sovrani della serata. Da un punto di vista più prettamente tecnico, il concerto del gruppo si rivela di buon livello: lo stile dei succitati “Wicca” e “Goetia” è vicino a quel black metal un po’ ampolloso tipico anche della vecchia scena ellenica, ma dal vivo questo guadagna in impatto e potenza, anche grazie alla grande prova del giovane bassista/cantante Diego Araújo, bravo frontman e bassista di sostanza. Il batterista Alex Rocha fa poi il suo dovere senza sfigurare e il suddetto Beelzeebubth non viene meno alla sua fama di mattatore con una performance tutto muscoli e una presenza scenica che non può non strappare un sorriso, visto che il Nostro domina sì il palco con fare autorevole, ma evita di togliersi gli occhiali da sole per tutta la durata del set, portando tanti a domandarsi che cosa abbia effettivamente visto della platea. Ma va appunto bene così: dopo tanti anni trascorsi nelle retrovie, lontani dai circuiti “che contano”, i Mystifier si sono finalmente tolti la soddisfazione di esibirsi davanti al pubblico delle grandi occasioni di una grande città. Per loro stessi in primis, ma anche per il pubblico, si è trattato di una serata da ricordare.