Report di Denis Bonetti
Fotografie di Nicolette Radoi
Non vogliamo mentirvi: non sapevamo realmente cosa aspettarci dalla prima delle due date italiane dei brasiliani Mystifier, assenti da diversi anni dai nostri palchi. Ci risultava infatti che l’ultima apparizione dei carioca con un proprio tour risalisse al lontano 2014, in quello che per molti anni è stato paradossalmente un decadente tempio del metal estremo senza compromessi, il Blue Rose Saloon. Non aggiungiamo il termine ‘compianto’ perché il pub di Bresso non era sicuramente un locale strutturalmente adeguato, ma è pur vero che rileggere la lista di tour underground passati per di lì negli anni non può non smuovere un certo tipo di nostalgia.
Dicevamo: incognita Mystifier. Quando una band è più o meno attiva dall’inizio degli anni ’90, qualche dubbio sulla tenuta di un certo tipo di impatto è legittimo. L’abbiamo visto tutti, prima o poi: metal estremo e gli anni segnati sulla carta di identità a volte non vanno realmente d’accordo. Oltre a questo, la presenza di un periodo denso come il mese di giugno (nello stesso weekend due colossi come Pantera e Rammstein erano dalle nostre parti) e un altro paio di piccoli eventi estremi in corrispondenza ci hanno fatto dubitare che i numeri potessero essere adeguati al ritorno di una band che a modo suo ha sicuramente fatto parte della storia del black metal underground, ma che è rimasta un oggetto di culto.
Arrivati sul posto con largo anticipo e con il sole ancora alto, abbiamo però notato con piacere per l’ennesima volta che il Rock Pub di Erba aveva già attirato diverse t-shirt nere, anfibi e catene.
Dopo aver cenato nei dintorni, essere tornati alla venue e aver visto progressivamente i numeri del pubblico crescere, attorno alle 21.30 quando salgono sul palco gli EXTIRPATION l’atmosfera è decisamente calda e il gruppo milanese, sorretto da dei suoni più che adeguati, sgancia una sequenza di pezzi black-thrash che ci confermano diverse riflessioni: prima di tutto, gli Extirpation sono cresciuti; ce li ricordavamo infatti in esibizioni di alcuni anni fa violente ma non sempre sotto controllo dal punto di vista tecnico, mentre stavolta ci siamo ritrovati davanti quattro musicisti convinti e coesi al punto giusto nel proporre un suono sicuramente noto ma efficace.
A questo riguardo, non è per niente difficile riconoscere nel suono dei quattro il black-thrash di matrice Aura Noir, ma è altrettanto vero che il metal vive di eterni ritorni e di filoni specifici; esiste infatti tutto un territorio underground di musicisti felici e consci di portare avanti un genere ben noto, e negli Extirpation abbiamo riconosciuto tutto quello che serve: songwriting, teatralità (micidiale l’atteggiamento del bassista cantante Darak, degno dei migliori Nifelheim!) e impatto. In sostanza, se gli epigoni sono di qualità come gli Extirpation, riproporre un suono ancora e ancora è più che legittimo. Anzi, dovrebbe essere doveroso.
Dopo di loro tocca ai NECROMUTILATOR da Mantova, band silenziosa che nel giro di tre dischi è riuscita a strappare un meritatissimo contratto Osmose. Le coordinate stilistiche con il terzetto si spostano verso un death-black-thrash ispirato a quello che paradossalmente può essere inteso come una sorta di ‘non genere’, ovvero il war metal, nicchia dove la fedeltà e l’attitudine contano quasi più delle coordinate musicali: non a caso tutti e tre si esibiscono per l’intero set con gli occhiali da sole, ad omaggio di un modo di intendere la musica estrema.
I suoni, rispetto agli Extirpation, sono meno nitidi e i volumi ci sono parsi nel complesso più bassi, ma per quel che propongono i lombardi l’abbinamento è stato comunque azzeccato: parliamo di musica luciferina in tutti i sensi, volutamente reiterata, serrata e destinata a pochi. C’è un trentennio abbondante di tradizione dietro al war metal e i Necromutilator ci sono sembrati più che adeguati nel riproporla. Unico rimpianto: il loro album “Oath Of Abhorrence” del 2022 spiccava, a nostro giudizio, dalla massa di uscite analoghe per la cura dei suoni e le piccole finezze di arrangiamento, aspetto che invece live non siamo riusciti ad apprezzare.
L’underground ha sempre bisogno di riferimenti che rispuntano sempre al momento giusto e i Necromutilator fanno la loro parte a dovere da più di un decennio.
Sono le 23.30 quando tocca ai MYSTIFIER, e il Centrale Rock Pub è pronto ad accoglierli.
Siamo stati più volte in quel di Erba e un centinaio abbondante di fan convinti è quello che serve al locale per creare l’atmosfera giusta.
Armando ‘Beelzeebubth’ e gli altri si mostrano ai presenti bardati in modo corretto con cuoio, spuntoni, face-painting, crocifissi rovesciati e il pubblico a quel punto non attende altro che sentire gli estratti di “Wicca” e “Goetia”.
Da parte nostra bastano pochissimi minuti per rendersi conto che la formazione della band brasiliana non è uno stanco stratagemma per riproporre un po’ furbescamente classici del passato: le prove strumentali, la coesione e la convinzione dei Mystifier è evidente, grazie soprattutto al singer e bassista Sorcerer Do’Urden, un vero gigante sul palco. L’abbiamo detto in apertura: gruppi con diverse decadi di carriera che si esibiscono con formazioni rimaneggiate, rimesse in piedi per l’occasione e imbottite di turnisti non regalano sempre ciò che i fan si aspettano.
I Mystifier confermano invece il contrario e in apertura “Osculum Oscenum” e “An Elizabethan Devil Worshipper Prayer Book” posizionano l’asticella molto in alto: nel corso dell’esibizione, i nostri riescono ad essere efficaci sia nei sulfurei midtempo che nelle sfuriate black metal.
Armando è davvero a proprio agio e incita il pubblico con il solito – forse un po’ scontato – turpiloquio anticlericale, ma è tutto parte di un gioco graditissimo ai presenti. Spunta anche la cover dei Sarcofago “Nightmare” e c’è anche il tempo di riprendere il terzo, discusso “The World Is So Good…” con l’opener “Give The Human Devil His Due” dove Do’Urden dimostra di saper gestire anche le voci in pulito.
Verso la fine i nostri tirano fuori anche un pezzo dall’ultimo “Protogonia…” (“Six Towers Of Belial’s Path”) che si incastra molto bene col resto, nonostante le versioni studio fossero notevolmente più curate nelle strutture rispetto al sound che li ha resi famosi.
Sul finale Armando inizia a giocare con i presenti, richiedendo birre aggiuntive per aumentare il numero dei bis in una serie di siparietti che tutti apprezzano. Dopo quasi novanta minuti di esibizione i nostri si congedano e la nostra impressione è che il metal old-school di matrice satanica abbia ancora molto da dire se si possiedono i requisiti per suonarlo. Ad Erba li abbiamo visti tutti, questi requisiti.
EXTIRPATION
NECROMUTILATOR
MYSTIFIER