Ad ormai diversi mesi dalla pubblicazione di “Abandon All Life”, i Nails escono finalmente dagli Stati Uniti per promuovere il disco. Non un tour vero e proprio, bensì una manciata di date nel Regno Unito, volte forse a sondare il terreno in previsione di una futura calata in grande stile. Lo show londinese viene fissato di sabato sera e la capitale risponde alla grande, facendo registrare il sold out nel classico Underworld di Camden Town. Curioso vedere come una band sostanzialmente grindcore riesca a smuovere così tanta gente, ma basta dare uno sguardo all’audience di questa sera per capire che i trascorsi hardcore di Todd Jones, ex chitarrista di Carry On e Terror, fra gli altri, facciano ancora presa su certe frange di pubblico. Il locale, infatti, quest’oggi è gremito di una folla assai eterogenea, costituita in egual misura da death metaller, hardcore kid e crusties: in pratica, lo specchio delle influenze degli headliner, che si ritrovano quindi a suonare in una sala che non presenta assolutamente un buco libero!
HANG THE BASTARD
Ricordavamo gli Hang The Bastard come una band dedita ad un robusto hardcore, ma le cose per i Nostri sono evidentemente cambiate negli ultimi tempi. La lineup è stata stravolta e ora ci troviamo di fronte ad una fila di barbe e panze che suonano uno sludge/doom che ricorda sia certe realtà della scuderia Relapse, sia i classici Eyehategod. A quanto pare, solo noi siamo sorpresi in sala, visto che la folla accoglie il quintetto a braccia aperte e inizia a fare headbanging sulle ritmiche pachidermiche dei ragazzi. I suoni peraltro sono ottimi e questi fanno acquistare ai brani – che di per sè non brillano certo per originalità – una definizione e una botta notevoli. Niente male, insomma, l’impatto sul pubblico di questi opener. Con un album in uscita nel 2014, serate come questa sono vitali per gli Hang The Bastard.
BLIND TO FAITH
Il concerto entra già nel vivo con i Blind To Faith, realtà belga che vede Vince e Cedric dei Rise And Fall alle chitarre e Loek Peeters degli Inhume al basso. Il frontman, almeno questa sera, è forse il punto debole della band, con il suo screaming esile e un po’ fiacco, ma gli astanti sembrano non farci troppo caso. Iniziamo infatti a vedere un po’ di pogo tra le prime file, che evidentemente gradiscono il suono della band, ovvero un ibrido tra Integrity e Celtic Frost degli inizi. I brani sono più veloci e movimentati rispetto a quelli degli Hang The Bastard: presentano bordate hardcore-punk puntualmente seguite da midtempo ignoranti, hanno chorus efficaci che inneggiano alla bestemmia e uno sviluppo semplice che riesce ad irretire anche coloro che non hanno familiarità con il repertorio. In sintesi, chiunque pare divertirsi con i Blind To Faith, che in alcuni tratti sembrano quasi rubare il ruolo agli headliner.
NAILS
A questo punto il pubblico è già bello vispo e carico e la missione dei Nails sembra essere di quelle semplici. Il quartetto sale sul palco senza preamboli e curiosamente attacca con “Unsilent Death”, uno dei suoi brani più “controllati”. Pochi secondi e ci si accorge che manca qualcosa: le chitarre! Dove sono gli strumenti di Todd Jones e Saba? Anche il basso è poco presente e in sala si sentono solo la batteria e le voci. On stage i musicisti non sembrano essere al corrente della situazione e suonano senza battere ciglio, prendendosi poche pause e ringraziando/aizzando ripetutamente gli astanti, i quali però non reagiscono come ci stava aspettando. Certo, tutti applaudono e fanno muovere la testa, ma negli ultimi anni ci eravamo abituati a vedere il gruppo suonare circondato da stage diver e con davanti un mosh pit modello guerra tutti contro tutti. I suoni pessimi evidentemente inibiscono la folla, che nella prima parte dello show rimane in pratica sulle sue. Poi, magicamente, qualcosa accade e i volumi iniziano a sistemarsi: Jones e Saba non sembrano più muovere le mani a vuoto e, uno dopo l’altro, i riff esplodono in faccia agli ascoltatori. Purtroppo metà della setlist ormai se ne è andata, ma bisogna far buon viso a cattiva sorte: la platea si riprende un po’ e la band davanti alle prime reazioni degne di questo nome inizia a suonare con ancora più convinzione. La formazione a quattro, con due chitarre, mette in risalto soprattutto il lato death metal del sound – “Suum Cuique” e “Wide Open Wound” diventano degli schiacciasassi – ma immaginiamo che anche i brani di “Unsilent Death” acquistino qualcosa in più in pesantezza grazie a questo nuovo assetto. Peccato esserseli giocati quasi tutti all’inizio, quando al mixer qualcuno era probabilmente in acido. Insomma, alla fine lo show dei Nails si rivela un indiscutibile successo di pubblico: i Nostri si congedano stremati e felicissimi, in un’ovazione generale. Per quanto riguarda il lato prettamente esecutivo/musicale della questione, invece, per noi è difficile esprimere un giudizio: abbiamo già visto la band all’opera in passato e sappiamo cosa è in grado di fare su un palco, ma resta il fatto che questa sera essa abbia sostanzialmente sparato a salve, anche se non per colpa sua. Non era quello che ci aspettavamo.