Report di Dario Onofrio
Foto di Fabio Livoti
Che fosse una data che sarebbe entrata negli annali del ‘true heavy metal of power of steel’ si sapeva da mesi, sin da quando ne è stato annunciato il sold-out. I Nanowar Of Steel hanno ormai travalicato l’ambito dei metallari per imporsi su un pubblico molto più ampio – basti pensare che “Norwegian Reggaeton”, su Youtube, ha ormai tredici milioni di visualizzazioni – pur restando fedeli alle loro radici principali: prendere in giro proprio chi di noi è più affezionato al concetto di ‘true metal’.
Questo non significa che una band del genere vada snobbata: come già scritto più e più volte su queste pagine, Baffo, Mohhamed Abdul, Uinona Raider, Potowotominimak e Gatto Panceri 666 hanno saputo nel corso degli anni raffinare sempre più il loro songwriting e la loro capacità di prendere per i fondelli gli stilemi della nostra amata musica in modo arguto e mai banale, rivelando sotto sotto una bravura non da poco nella composizione, anche ai fini di sberleffo (ma non solo).
Impossibile quindi a rinunciare alla festa di compleanno per i vent’anni della band che si è tenuta all’Alcatraz lo scorso 21 ottobre, con tantissimi ospiti speciali che hanno arricchito un evento unico nella storia del metal nostrano.
Ci sarà qualcuno che probabilmente storcerà il naso, ma noi vogliamo essere ottimisti e pensare che attraverso le risate, magari, qualcuno che li ha incrociati a qualche raduno nerd o fiera del fumetto abbia anche iniziato a farsi una cultura in ambito metallico dopo questa serata. Vediamo come è andata!
La serata è già caldissima un’ora prima dell’esibizione, con tutto il pubblico che a più riprese fa partire il coro “Bilbo Baggins carabiniere” direttamente da “Il Signore degli Anelli dello Stadio”, uno degli ultimi pezzi del quintetto romano, direttamente da “Italian Folk Metal”.
Quando si abbassano le luci ormai l’Alcatraz è strapieno, e su un gigantesco led panel posto dietro il palco viene proiettato un messaggio promozionale che contiene nell’ordine: il videoclip in anteprima di “Protocols (of the Elders of Zion) of Love”, una finta narrazione emozionale sulla storia della band e infine una improbabile televendita di un materasso Eminflex lanciata dalla stessa band, per poi far urlare al pubblico prima Magalli, poi Paparesta e infine Cucurbitacea (?!), come fosse una formula magica uscita dal film “Excalibur”. I Nanowar Of Steel fanno il loro ‘trionfale’ ingresso sul palco sulle note dell’opener di “Dislike To False Metal”, ovvero la piratesca “Sober” che prende in giro il power metal alcolico degli Alestorm.
Notiamo sin da subito che il pubblico si divide sostanzialmente in due: chi conosce i Nanowar Of Steel principalmente per via dei tormentoni della rete e chi, invece, da vero metal boomer, si esalta anche quando vengono tirati fuori dal cassetto pezzi come “Tricycles of Steel”, direttamente dal debut “Other Bands Play, Nanowar Gay!” del 2006.
Ogni canzone ha inoltre una propria visual particolare, cambiando in continuazione e facendoci ridere anche solo per la rappresentazione figurata dei pezzi.
Le cose iniziano a farsi davvero interessanti quando su “Il Cacciatore della Notte” fa il suo ingresso sul palco il coro dei Flowing Chords, oltre che a un corpo di ballo tutto al femminile travestito ovviamente da barbagianni, capace di accompagnarci con le proprie ali in questa notte di ‘true heavy metal of steel’.
Le sorprese però sono solo agli inizi: ecco fare il suo ingresso sul palco Maurizio Merluzzo, che molti di voi conosceranno per l’attività di doppiatore, ma che porta sul palco dell’Alcatraz la sua identità segreta, ovvero Capitan Findus! Su “La Maledizione di Capitan Findus”, finalmente, si sciolgono le riserve e un nutrito gruppo di astanti inizia a pogare duramente mentre ci facciamo due risate, anche se subito dopo questo tuffo nel mare torniamo a vestirci di brillantini e glitter con “Odino & Valhalla”, i suoi proverbi e il singolo dell’ultimo album, “Disco Metal”: mai canzone dei Beast In Black/Battle Beast fu meglio realizzata.
Il coro continuerà imperterrito per tutta la sera la sua attività, mentre compare una tastiera suonata da un misterioso personaggio presentato come ‘Anonymous’ per introdurci “V Per Viennetta”, ballatona che fa tirare un attimo il fiato in questo bagno di sudore.
E cosa succede quando si mangia troppa Viennetta? Bisogna stare attenti a non prendere freddo, altrimenti l’unica cosa che potrà salvarci dalla distruzione intestinale è “The Power Of Imodium”, la cavalcata rhapsodiana che chiude “Dislike To False Metal”, alla quale fa seguito l’immancabile “Power of the Power of the Power (of the Great Sword)”.
Il pubblico è in totale visibilio, ma i Nanowar of Steel, persone assolutamente coltissime che portano avanti la CULtura con la C maiuscola, decidono di farci ripassare le declinazioni del latino con l’intro “Declination”, per poi farci piombare nella storia tutta plastica e seni rifatti di “Barbie, Milf Princess Of The Twilight”, sulla quale il misterioso Anonymous si toglie la maschera rivelandosi essere Alessandro Del Vecchio, producer della nostrana Frontier Records, che sostituisce degnamente il collega Fabio Lione, purtroppo (per lui) non presente in questa serata.
Ci vuole un’altra pausa, dopo il ‘momento fai da te’ di “Ironmonger (The Copier Of The Seven Keys)” con l’immancabile “RAP-Sody”, per poi far esplodere il delirio vero con bandiere e sciarpe che si alzano mentre Maurizio dei Folkstone fa il suo ingresso in scena per suonare “Il Signore degli Anelli dello Stadio”, sulla quale il locale si mette letteralmente a tremare mentre il pogo diventa ovviamente violentissimo. Non c’è proprio tempo per respirare perché, indossati i panni dei Sabaton, attacca subito “Pasadena 1994”, mentre nella visual proiettata dietro lo schermo una improbabile coppa del mondo con il volto del Nanowarrior vede cadere meteoriti a forma di pallone da calcio e si narra la disfatta italiana.
A questo punto Mohammed, visibilmente commosso, cita un “famoso intellettuale fiorentino” (autore di sonetti come “Se ni’ mondo esistesse un po’ di bene”; vviamente il tutto in maniera satirica) parlando di fratellanza e di… Varg Vikernes.
Quando Charly Glamour dei Gigatron sale sul palco capiscono tutti cosa sta succedendo: un pesce viene arrostito bruciando su una chiesa mentre il corpo di ballo ritorna con prepotenza a prendersi la scena su “Norwegian Reggaeton”, singolone tutto da ballare (e ridere). Lo stesso corpo di ballo lancia immediatamente sul pubblico una serie di gonfiabili da mare dalle svariate forme che voleranno per tutto il locale facendo sicuramente partire qualche impropero a tecnici audio e video, ma coinvolgendo tantissimo chi è sotto il palco a sudare e cantare.
Siamo ormai agli sgoccioli ed ecco che viene tirata fuori una vera chicca: “Metal”, dall’ormai lontanissimo “Triumph Of True Metal Of Steel” del 2003, accompagnata però da una traduzione finto-giapponese del ritornello che parla di katane, shogun e… pratiche erotiche. Immancabile anche un momento dedicato a una certa pagina facebook che tanto ha contribuito a rendere i Nanowar Of Steel delle vere superstar: sale sul palco Il Profeta de Gli Atroci per cantare “Sottosegretari Alla Presidenza della Repubblica del True Metal” e subito dopo l’inno generaz-feudale “Feudalesimo e Libertà”.
Il pubblico inizia ad essere veramente stremato, ma non ci si può fermare perché arriva la bordata glam metal di “Uranus”, con tanto di corpo di ballo vestito da Guerriere Sailor, che apre l’ultima parte di concerto.
È infatti il momento di rendere grazie a Odino ancor più di prima, ovvero del gospel di “Valhalleluja” supportato da Angus McSix, che si presenta sul palco con la sua scintillante armatura e il suo martello schiaccia poser, che si conclude con una apoteosi demenziale quando tutti gli ospiti si presentano sul palco armati di mobili Ikea dai nomi impronunciabili, oltre che un carrello con un paiolo che già preannuncia cosa verrà dopo. Tra tutti i saliti sul palco c’è infatti anche il volto del Re dell’Acciaio Inox Giorgio Mastrota, che non perde l’occasione per ringraziare tutti i presenti e i Nanowar Of Steel, svelandoci che i musicisti si sono portati a Milano anche il loro parentado e mettendoli visibilmente in imbarazzo: d’altronde, la mamma è sempre la mamma!
E con Giorgio si chiude questa serata leggendaria, grazie alle immancabili “La Polenta Ragnarock” e “Giorgio Mastrota (The Keeper Of Inox Steel)”.
Che dire: è stata davvero una festa impressionante, maestosa, tutta da ridere e da emozionarsi. Anche i suoni, che di solito sono sempre la nota dolente della location meneghina, questa volta sono stati più che accettabili, contribuendo a far saltare e sudare il numerosissimo pubblico accorso da tutta Italia, ma anche da tutto il mondo (c’erano americani e argentini fra gli astanti).
Sono un fenomeno di internet? Anche. Sono sopravvalutati? Secondo noi no, perché, seppur spinti dai tormentoni, i Nanowar Of Steel hanno sempre la capacità di farci ridere e prendere amabilmente in giro le derive più assurde di chi ha fatto del metallo la propria ‘fede’. Perché è bello non prendersi sempre estremamente sul serio e godersi un concerto anche con chi magari non è un abituale frequentatore dei palchi metallici d’Italia: chissà che qualche giovane, come dicevamo all’inizio, dopo sabato 21 ottobre non abbia cominciato a farsi una cultura sulla nostra amata musica.
Setlist:
Sober
Nanowar
Gabonzo robot
Tricycles of steel
Il cacciatore della notte
La maledizione di Capitan Findus (feat. Maurizio Merluzzo)
Odino And Valhalla
Disco Metal
V per Viennetta (feat. Alessandro Del Vecchio)
Power of Imodium
Power of the Power of the Power of the Power (Of the Great Sword)
Declination
Barbie, Milf Princess of the Twilight (feat. Alessandro Delvecchio)
Ironmonger (The Copier Of The Seven Keys)
RAP-Sody
Il Signore degli Anelli dello Stadio (feat. Maurizio Cardullo)
Pasadena 1994
Norwegian Reggaeton (feat. Charly Glamour)
Metal
Sottosegretari alla Presidenza della Repubblica del True metal (feat Il Profeta)
Feudalesimo e Libertà
Bum Voyage
Uranus
Valhalleluja (feat. Angus McSix)
La Polenta Taragnarock (feat. Giorgio Mastrota & Maurizio Cardullo)
Giorgio Mastrota (The Keeper of Inox Steel)
Biancodolce (outro)