12/05/2017 - NAPALM DEATH + BRUJERIA + POWER TRIP + LOCK UP – Londra @ Electric Ballroom - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 16/05/2017 da

La Campaign for Musical Destruction, tour fra i più invitanti dell’anno in campo estremo, tocca anche Londra in un caldo venerdì sera primaverile. La serata pre-festiva e la posizione centralissima del locale (l’Electric Ballroom di Camden Town), oltre ovviamente alla solidità del bill, hanno portato ad un clamoroso sold out diversi giorni prima che il concerto abbia luogo e quando arriviamo ai cancelli si respira in effetti aria di grande evento. Tanta la curiosità di vedere la giovane rivelazione Power Trip all’opera su un grande palco, ma ancora più forte quella di sapere se veterani come Shane Embury (impegnato con Lock Up, Brujeria e Napalm Death), Nicholas Barker (Lock Up, Brujeria) e Anton Reisenegger (Lock Up, Brujeria) riusciranno a sopravvivere alla serata. Non è da tutti accettare simili sfide alla soglia dei cinquant’anni!

LOCK UP

Il compito di opener spetta come previsto ai Lock Up, al primo grande tour con il buon Kevin Sharp al microfono. L’ex Brutal Truth si presenta come sempre scalzo e un po’ trasandato nell’abbigliamento, ma la prova del simpatico frontman è lucida e sicura, come si conviene ad un veterano del genere. Il nuovo “Demonization” è fuori da poco e la band non manca di presentarlo al pubblico (davvero ben riuscita “Void”), prima di passare al materiale più datato. Particolarmente apprezzati i brani del vecchio “Hate Breeds Suffering”, ad oggi forse il capitolo più fortunato della carriera di questa “all star band” del death-grind, ma in generale il breve set non conosce cali di tensione, nè sul palco, nè dalla parte del pubblico. Nonostante abbiano davanti almeno un altro show (due nel caso del bassista) Embury, Reisenegger e Barker non si risparmiano, facendo il loro solito sporco lavoro senza scendere a compromessi. That’s the spirit!

POWER TRIP

Si cambia registro con l’arrivo dei Power Trip e del loro thrash venato di hardcore e crossover vecchia scuola. I giovani ragazzi statunitensi, in netta ascesa dopo la pubblicazione del secondo album “Nightmare Logic”, sono già da tempo considerati una live band di tutto rispetto, ma questa sera sono chiamati a confermarsi su un palco più grande di quelli sui quali sono soliti esibirsi. I texani hanno poi davanti un pubblico che per buona parte non ha familiarità con la loro proposta. I dubbi, in ogni caso, vengono spazzati via dall’assalto frontale della doppietta “Soul Sacrifice”/”Executioner’s Tax”: il suono è potente e definito, l’esecuzione priva di sbavature e il responso della platea subito decisamente caloroso. D’altra parte, non serve essere dei perfetti conoscitori del repertorio per apprezzare un gruppo come i Power Trip, maestri nell’architettare canzoni di facilissima presa e di grande impatto. Impossibile restare immobili davanti alle loro insistenti parti mosh, così come è difficile non sorridere nel vedere il frontman Riley Gale saltare da una parte all’altra del palco con entusiasmo contagioso. Se su disco i ragazzi sono concreti, dal vivo non si può che definirli trascinanti. Di certo quella live è la dimensione migliore per conoscere e capire le ambizioni del quintetto.

BRUJERIA

Si riprende fiato con il successivo cambio palco, ma anche durante parte del set dei Brujeria, che impiegano più tempo del previsto ad ingranare e a fare muovere il pubblico, forse anche a causa di suoni ben più deboli e impastati di quelli che hanno baciato l’esibizione dei giovani colleghi. Come accennato, la line-up dei “signori della droga messicani” in questo tour è praticamente quella dei Lock Up, con la ovvia aggiunta di Juan Brujo e di El Sangron ai microfoni; la scaletta, tuttavia, non subisce grosse modifiche rispetto alle recenti uscite dei Nostri: al di là di un paio di nuovi pezzi (fra cui spicca naturalmente l’acclamata “¡Viva Presidente Trump!”), il concerto è la solita compilation di vecchie hit estratte da “Matando Güeros”, “Raza Odiada” e “Brujerizmo”, suonate con spensieratezza e ballate da un pubblico che evidentemente non ha grandi pretese. Divertente l’invasione di palco all’altezza di “Consejos Narcos”, così come la ormai consueta chiusura sulle note di “Marijuana”, che scatena vere e proprie danze nelle prime file. Per il resto, poco o nulla da segnalare: i Brujeria fanno il loro, ma nel complesso vengono forse a mancare la foga e l’efficacia dei gruppi che li hanno preceduti, probabilmente anche a causa di un lavoro scadente dietro al mixer.

NAPALM DEATH

La situazione suoni purtroppo non migliora, ma i Napalm Death riescono comunque a smuovere grazie ad una scaletta che mescola decisamente le carte in tavola. Gli headliner possono contare su un repertorio ormai vastissimo e per mantenere le cose interessanti – probabilmente tanto per loro quanto per l’audience – negli show di questo tour decidono di andare a toccare i due estremi della loro storica proposta. L’attacco, ad esempio, è affidato ad “Evolves As One”/”It’s a M.A.N.S. World!”, doppietta che apre il capolavoro grind “From Enslavement To Obliteration”, mentre più in là nel set i Nostri aprono alcune parentesi per presentare il loro lato più sperimentale, dove ritmiche più blande e atmosfere lisergiche spesse volte riescono a richiamare gli Swans. “Dear Slum Landlord” e “Smear Campaign” rientrano in quest’ultima categoria. Trovano infine spazio anche dei vecchi classici del periodo death-grind, come “I Abstain” e “If the Truth Be Known”, ma la resa complessiva di entrambi si dimostra tutto sommato lontana dalle aspettative, visto che i suoni non sono sufficientemente nitidi e potenti questa sera. E’ decisamente un concerto agrodolce, quello dei Napalm Death: da un lato si resta soddisfatti davanti alla consueta grande prestanza di Barney Greenway (che ora si occupa anche di buona parte dello screaming che una volta era responsabilità di Mitch Harris) e nel constatare l’affiatamento che il gruppo è riuscito a trovare con l’ultimo arrivato John Cooke (Corrupt Moral Altar); dall’altro non si può fare a meno di storcere il naso davanti alla rozzezza della resa sonora, che compromette la riuscita di diverse canzoni. Questi sono problemi che normalmente dovrebbero riguardare i gruppi di supporto, non gli headliner. Questa sera, in ogni caso, va così… il pubblico tutto sommato reagisce bene e c’è modo di assistere ad un bel pogo sulle note delle grandi hit. Non si chiude in crescendo (l’highlight della serata sono senza dubbio i Power Trip), ma si è comunque lungi dall’uscire scontenti. Sicuramente i Napalm Death si rifaranno al prossimo appuntamento live da queste parti e magari avranno dalla loro uno Shane Embury snellissimo dopo questo vero tour de force!

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