A cura di Claudio Giuliani
Questo è stato un concerto che la gente a Roma ha aspettato per mesi. Posticipata diverse volte, l’esibizione di due mostri sacri del genere, band protagoniste negli ultimi vent’anni della musica estrema, si è rivelata un autentico successo grazie al sapiente lavoro della Get Smart Agency. Il death metal nella sua forma più brutale, al secolo i Suffocation, e la band più veloce del mondo (dichiarazione affatto presuntuosa del cantante), ovvero i Napalm Death hanno dato spettacolo facendo salire la temperatura del Circolo degli Artisti di Roma, già caldo di suo. Fan di lunga data, capelloni anziani e fan più giovani si sono dati appuntamento per vedere che la vecchia guardia non vuole saperne di cedere il passo. I giovanissimi Warbringer, terza band del cartellone che ha aperto i concerti del tour, ne dovranno fare di strada se hanno in mente di arrivare li dove sono ora Napalm Death e Suffocation, sul trono della musica estrema in studio e ancora di più dal vivo. A voi il reportage del – devastante – concerto.
WARBRINGER
Sul disco, in foto, sembravano giovani. Ma dal vivo lo sono ancora di più! Degli autentici mocciosi (Frank Mullen più tardi li avrebbe apostrofati con un “fuckin’ kids”) che sono saliti sul palco e con le loro facce d’angelo hanno proposto un thrash metal di stampo ottantiano, pieno di jeans attillati, scarpe da ginnastica, tanti capelli, pelle e borchie un po’ dappertutto. La band ha aperto con “Total War”, canzone apripista del loro album “War Without End”. I suoni non erano un granché e si è capito subito che in studio la band vale molto di più. C’è tanto da migliorare, sia sui suoni sia sul modo da tenere il palco. I musicisti erano molto concentrati sui propri strumenti e non riuscivano a gestire con disinvoltura l’impatto con il pubblico. Proposte anche fra l’altro “Systematic Genocide”, “Instruments Of Torture” e “Dread Command” che hanno avuto un impatto minore rispetto alla versione studio. Certo i margini per migliorare ci sono tutti, la band ha già mostrato di saperci fare in studio in tenerissima età, ma per il thrash metal la prova del nove è il palco. E qui tocca migliorare.
SUFFOCATION
E’ stato come vedere il tennista del circolo vicino casa lasciare il campo a Roger Federer. Al momento del tuning degli strumenti la folla ha cominciato ad andare in visibilio, la sala del Circolo degli Artisti s’è affollata all’inverosimile rendendo altissima la temperatura all’interno. I Suffocation poi c’hanno messo del proprio. Aver aperto il concerto con una “Liege Of Inveracity” che ti aspetti alla fine, quando sei già distrutto, ha immediatamente incendiato la platea. Almeno mezza sala ha cominciato a spintonarsi e prendersi a spallate. I suoni erano potenti, nettamente migliori degli apripista Warbringer. L’impatto è stato micidiale, si è avuto proprio la percezione di un qualcosa di sovrumano musicalmente parlando materializzato sotto la forma di questi cinque picchiatori newyorkesi. Non c’è stata assolutamente tregua. Il quintetto ha sciorinato il meglio del repertorio. Sono state estratte dall’ultimo album “Abomination Reborn” e “Bind, Torture Kill”. Due canzoni che sembrano essere state scritte all’epoca d’oro della band e che hanno permesso di constatare l’ottima forma vocale di Mullen. Ovviamente non sono mancati i classici: “Pierced From Within”, assolutamente spaccaossa, e una “Breeding The Spawn” devastante come al solito. Peccato che la band abbia suonato poco, sotto la decina i pezzi eseguiti, una cosa che ha fatto storcere la bocca ai numerosissimi fan accorsi. C’è stata quindi qualche mancanza, nessuna canzone dal pur buono “Souls To Deny” ed in più non è stata proposta “Effigy Of The Forgotten”. A parte questo si può catalogare questa esibizione come la solita, ottima prova dei Suffocation. Saranno tornati in attività per soldi o per non si sa cosa, ma il death metal aveva bisogno di loro. Tosti.
NAPALM DEATH
Un bel pezzo di storia ancora in attività. Sembrano dei giovincelli ma sono tutti sopra la quarantina, e per di più quest’anno festeggiano il loro ventisettesimo compleanno. Hanno attraversato tutte le mode dei momenti, hanno sperimentato sbandando con qualche album sul finire degli anni novanta, ma poi sono tornati incazzati come una volta, semplicemente modernizzati. I Napalm Death sono per chi scrive la band più violenta del pianeta e recensire l’ennesimo concerto dove i fan soffrono sorridendo sotto la cascata di riff, stacchi, ripartenze, accelerazioni, break e grugniti del cantante è sempre un piacere. E’ sempre come la prima volta. “Weltschmerz”, intro del loro ultimo tostissimo album “Smear Campaign” ha aperto le danze trasformandosi da introduzione apocalittica in una mazzata nei denti dal nome “Sink Fast Let Go”. Qui si è avuto subito modo di saggiare la potenza dei Napalm Death che senza sosta, dopo una breve presentazione (“We’re Napalm Death from Birmingham”) hanno proposto subito una “Suffer The Children” che ha scatenato l’ira di Dio nel pit. Impressionante notare come a distanza di anni quelle canzoni scritte negli anni ’80 conservino intatto il loro potenziale, la parte finale della canzone ha fatto accapponare la pelle ai più dei presenti. Un riff che ha letteralmente fatto saltare tutti. “Continuing The War On Stupidity”, estratta dall’ottimo “Order Of The Leech” è stata un concentrato di blast beat a velocità folli. Shane Embury, Danny Herrera e Mick Harris hanno dimostrato di essere capaci di erigere un muro sonoro di potenza ineguagliabile. Frank Mullen dei Suffocation si è unito a Barney nelle urla per una “The Code Is Red… Long Live The Code” ottimamente proposta. Dall’omonimo album è stata eseguita “Silence Is Defeaning” e il silenzio non è stato molto assordante. Poi c’è stato il momento grindcore. Una dopo l’altra sono comparse “Unchallenged Hate”, la cortissima “You Suffer”, “From Enslavement To Obliteration” e ovviamente “Scum”. Un sette/otto minuti in cui chi non aveva un po’ di muscoli ha dovuto farsi da parte nel pit. Sul palco loro erano impeccabili. Poi dopo “When All Is Said And Done”, altra bella canzone dal loro ultimo CD, è stata la volta di “Malicious Intent”, una nuova proposta dall’album “Harmony Corruption”. Il finale è stato ovviamente quello che tutti conoscono. L’accoppiata “Persona Non Grata”/”Smear Campaign” ha chiuso il concerto. C’è stato tempo per tirare il fiato in previsione del bis finale. “Nazi Punk Fuck Off”, cover dei mitici Dead Kennedys ha ovviamente coinvolto tutti nel casino sotto al palco e la finale “Siege Of Power” ha suggellato la prestazione degli inglesi. Concerto al solito perfetto, spaccaossa. Chi li ha visti dal vivo sa benissimo che non è possibile rimanere delusi dai nostri. Poche sono le band al mondo capaci di scatenare il pubblico in questa maniera. I Napalm Death sono fra questi. Sono dei caterpillar, preghiamo per la loro salute.