A breve, il 22 marzo, i bolognesi Nero Di Marte pubblicheranno l’omonimo debutto su Prosthetic Records, importante etichetta americana. È tempo quindi di iniziare gli show di preparazione ai tour futuri che seguiranno e quindi di girare l’Italia come già ampiamente hanno fatto in precedenza, quando erano noti come Murder Therapy e la loro proposta musicale era più facilmente catalogabile nei paradigmi del death metal veloce e molto tecnico. La maturazione stilistica del gruppo è coincisa con un cambio di nome che ora riflette meglio la sua proposta musicale, amalgama complesso e ricercato che parte da lontano, dal death metal degli esordi al superamento di queste sonorità per ampliare la portata dei loro brani, mutevoli, elettrici e catartici. I Nero Di Marte coniugano i suoni moderni, le strutture ritmiche imbizzarrite e libere dai viluppi classici, con le atmosfere dei King Crimson, il tutto per una miscela finale assolutamente originale e dalla resa fantastica. Ad accompagnarli in queste date, i toscani Incoming Cerebral Overdrive, altro combo segnalatosi negli ultimi anni come solida realtà italiana. La prima tappa di questo minitour era prevista al Traffic di Roma e noi eravamo presenti per controllare lo stato di forma di queste due band.
MENS PHRENETICA
Ad aprire lo show, quando si è davvero fra pochi intimi, amici, parenti e fidanzate, sono i Mens Phrenetica, gruppo romano nato da qualche anno che si cimenta in una sorta di rock duro dal tiro molto ampio e variegato. Il cantante, elegante nel suo spezzato jeans più giacca, tiene bene il palco mentre con la sua voce ruba la scena rispetto alla sezione ritmica, che pure bene lo accompagna con riff duri e percussioni molto calibrate. Alla fine la mezzoretta di rock duro proposta dai romani, agli esordi e ancora a livello di demo, risulta gradevole anche se slegata al contesto delle due band principali della serata.
INCOMING CEREBRAL OVERDRIVE
Una delle realtà italiane di cui si parla sempre maggiormente sono gli ICO, quintetto dalle idee molto chiare che propone una miscela di “post” hardcore con influenze varie, arricchite da una tecnica che consente di costruire brani molto articolati. C’è anche il synth ad ampliare la portata delle composizioni dei toscani, che preferiscono rimanere su lidi placidi a livello di ritmiche affidando al cantante Samuele Storai il compito di convogliare la rabbia musicale con le sue urla. Ecco, proprio questo è un aspetto del gruppo che meriterebbe maggior attenzione: alcune volte il contrasto fra le ricercate melodie – a tratti litanie sludge perpetrate fino a stagliarsi violentemente in testa – e la rabbiosa prestazione vocale del cantante è fin troppo marcato. Le urla di Storai, screamer dagli ampi polmoni, danno l’impressione a tratti di stonare con il contesto ritmico. Detto ciò, rimarchiamo la notevole prestazione generale di un gruppo affiatato che, specie nei lunghi passaggi strumentali, riesce a rapire completamente i sensi dell’ascoltatore. Band di spessore e prestazione di rilievo.
NERO DI MARTE
Un estratto della lunga e criptica “Di Luci E Negazioni” introduce lo show dei quattro per un crescendo che sfocia nella già nota “Convergence”, opener del debutto resa disponibile nei giorni scorsi come antipasto. Con le note musicali che si affastellano in un vorticoso aumento, è l’urlo profondo e intonato di Sean Warrell a preludere alle rapide sfuriate death metal che si alternano alle parti più ragionate. La canzone mette in mostra in un paio di minuti la straordinaria perizia tecnica dei Nero Di Marte. Se la chitarra dello stesso Warrell contribuisce in maniera più ‘pastosa’ all’economia generale del suono, quella di Francesco D’Adamo è più affilata, dal suono più snello e completa, con il tentacolare Marco Bolognini alla batteria (appena 20 anni, talento puro) e con il basso di Andrea Burgio a formare una sezione ritmica imprevedibile, variegata e uncinante in quanto a coinvolgimento. Sembra impossibile poter includere così tanti colpi di batteria in dei lassi di tempo così brevi, ma questa è una delle armi vincenti di “Time Dissolves”, altro brano dove il livello di imprevedibilità delle strutture e delle soluzioni è ancora una volta esaltato e finalizzato allo smarrimento dell’audience, rapita di fronte alla mole di soluzioni stilistiche proposte. Warrell dimostra di saper usare la voce in maniera ampia, lasciando intravedere potenzialità clean che potrebbero schiudere inevitabili prospettive a livello di ulteriori soluzioni. I suoni del Traffic sono di alto livello ed esaltano il muro sonoro che si espande, fagocitando gli ascoltatori. Tocca poi alla lunghissima traccia omonima, che nei suoi dieci minuti e oltre sembra un viaggio interminabile e dagli umori altalenanti e contrastanti, profondamente diversi ma allo stesso tempo intimamente connessi. La parte centrale del brano si dipana fino a diventare interminabile, sconfinando nell’etereo. In questo frangente gli echi metallici dell’elettricità sono ridotti al minimo, sono un lontano ricordo. È in atto una catarsi, un rituale che abbisogna di atmosfere ariose, scandite in maniera sincopata dal profondo suono del basso. Il concerto dei quattro si chiude con un nuovo pezzo, ancora sprovvisto di titolo, ma cantato in italiano. Si nota ancora di più l’ennesima evoluzione stilistica, meno drastica della precedente ma che esalta ancora di più la vena creativa. Anche qui si alternano placidi e calmi momenti a improvvise eruzioni musicali, rapidi e rumorosi profluvi di note dai toni apocalittici. Show fantastico per un gruppo che farà parlare di sé.
Setlist:
Convergence
Time Dissolves
Nero Di Marte
Drawn Back
nuova canzone