Report a cura di Davide Romagnoli e Giovanni Mascherpa
Intervista di Davide Romagnoli
Foto di Federico Rucco
“Si fa strada come una nube inattesa quando tutt’attorno è sereno”, recitano i primi versi del nuovo “Derivae” dei Nero Di Marte. E in questa turpe e annichilente, placida e nichilistica tranquillità milanese, si fa strada il rumore di due delle realtà più significative del panorama di musica estrema made in Italy. Accompagnati dalle arruginite e sferraglianti rotaie della ferrovia del sud Milano, i suoni distorti di Nero Di Marte e Storm {O} fanno capolino nel capoluogo meneghino turbando la sua placida calma. Due facce della stessa medaglia. Due lati della stessa bandiera. Un unico colpo al sole-cuore-amore sanremese. L’onestà artistica e la grande verve delle due formazioni si fonde in un abbraccio generale con cui alleghiamo questa intervista doppia come simbolo di forza, divertimento e speranza per una scena immensamente valida come quella nostrana. Sean, Francesco, Andrea, Marco, Luca, Federico, Giacomo e Gabriele ridono e bevono abbracciati in un grande simposio di backstage da ritratto naturalista della scena underground.
STORM {O}
La stupefacente forza della fragilità, la lancinante energia di un organismo apparentemente esile e chiuso in se stesso. Eccoci al cospetto degli Storm{O}, in sospensione su un mondo difficile e caotico, dal quale cercano di tenersi distanti, involandosi con strattoni struggenti e disperati sulle ali di un post-core eclettico e toccante come pochi. Una creatura spavalda e libera quella feltrina, un quartetto che su di un palco sa essere ancora più genuino, coinvolto e spiazzante di quanto si sente su disco. Non ci sono sovrastrutture né ragionamenti nella musica di questi ragazzi, giovani e dalla faccia imberbe, facce pulite di chi si approccia al mondo pieno di speranza e positività. Ma la loro musica è un tourbillon emotivo stordente, un cocktail instabile e sprezzante di screamo, Converge, The Dillinger Escape Plan, Refused, un’arrampicata senza corda di sicurezza sulla parete friabile della vita, in una mezzora che pare un monolite di rabbia e abbandono. Cadute e balzi, sogni e disillusioni, raccontate con voce adolescenziale, ora pulita, ora urlata, dall’ottimo singer Luca Rocco, movenze quasi ‘lucertoliane’ (alla Iggy Pop, tanto per chiarire), una metrica affannata e personale, un tentativo quasi impossibile di convogliare milioni di emozioni in poche, sentitissime, parole. Gli Storm{O} stanno suonando ovunque, con chiunque, a qualsiasi latitudine e longitudine, e si sente: sono già esperti, instancabili, vibranti hardcore anche nelle pause. “Sospesi Nel Vuoto Bruceremo In Un Attimo E Il Cerchio Sarà Chiuso”, considerabile come vero e proprio debut, è in ristampa e continua a mietere consensi, sintomo del valore della band anche su nastro. Sudore, destrezza e carattere, ci arrivano al cuore e vi si piantano in profondità, con la lucida beatitudine colma di insicurezze di una gioventù vissuta al massimo e senza nascondere i propri sentimenti. Gli auguriamo una lunga strada da percorrere. Bomber veri.
NERO DI MARTE
Si scrivono fiumi d’inchiostro sui Nero Di Marte, in Italia ma anche all’estero, lodandone la visione artistica molto personale e una capacità evocativa da primi della classe. E se a qualcuno venisse in mente che si stia esagerando, che ci si faccia un po’ prendere la mano data l’italianità dei quattro, l’invito è ad andare ad assistere a un loro concerto, senza pregiudizi né aspettative particolari. Basta mettersi lì, davanti al palco, guardare questi giovani uomini dall’approccio timido, educato – Sean Worrell soprattutto, l’aria da amicone tranquillo del banco accanto al liceo – apparecchiare lo stage con pedaliere stracolme di congegni fantascientifici, e poi finalmente farli risuonare, estraendone una lava cupa e amara, fumante e ambigua, che muta i connotati a seconda della prospettiva con cui ci si pone all’ascolto. Squarci rumorosi in territori ora dilatati ora ermetici, fluttuanti e ruvidi al tempo stesso in un’altalena di emozioni. I terremoti ritmici di Marco Bolognini si ergono come muraglie astrali in incessante irrobustimento e disallineamento, colpi metallici e meccanici del valore di tante piccole sentenze. Le chitarre verseggiano, aprendosi a coloriture di soundtrack e sprigionando schegge di impetuosità perfino superiori alle prove in studio. Worrell acquista sicurezza e prestanza dietro il microfono, non sarà ancora pienamente all’altezza dell’opulento comparto strumentale, ma è talmente personale nelle linee vocali che qualche mancanza di cattiveria negli stacchi più aggressivi, qualche leggera incertezza, diventa un segnale di grande umanità, cui è difficile resistere. Perché siamo così abituati a performance luciferine e spavalde e qualche titubanza ci è pure gradita. Tra ”Eclisse”, “Clouded Allure”, “Convergence”, i ragazzi sul palco vanno molto vicini al modello di partenza-Ulcerate; sarà anche l’aver visto i neozelandesi sul medesimo palco solo a novembre 2014, ma l’impatto sublimemente annichilente e multistrato è quasi il medesimo. I Nero Di Marte ci aggiungono il loro particolare intimismo, una concentrazione di passionalità e istinti neurosiana dilaniata da sentimenti unici e non rievocabili da altri soggetti. Il pubblico assiste adorante, quasi temendo di rompere l’incantesimo, spellandosi le mani in lunghi applausi tra un pezzo e l’altro. Infine, dopo un breve encore, come fossimo a teatro gli astanti tentano di trattenere in qualche maniera i musicisti, quasi scossi da tanto amore. Reso tangibile dal pellegrinaggio verso il banco del merchandising a fine concerto, per rimembrare tra le mura domestiche, in tutta calma, questa pregiata ora in compagnia dei musicisti emiliani, tanto sinceramente derivativi quanto coraggiosamente musicisti di spessore.
MUSICA ESTREMA E ITALIA.
Francesco (Nero Di Marte): ”Un pro importante è che suono col mio gruppo italiano preferito (commenti di compiacimento, ndr). Se fosse sempre così il suonare sarebbe una cosa immensamente grande per tutti noi. Li ho visti crescere, tutto sommato (ridono, ndr). Poi una cosa figa è l’associazione di due generi apparentemente diversi fatti da due band come le nostre. Ciò che mi piace di date come questa e date simili è associare gruppi considerati diversi per genere, ma che partono solamente come diversi e poi convogliano nel medesimo essere simili. Nella medesima attitudine. Succede con loro e con altri gruppi simili. Ma l’idea secondo me su cui insistere in Italia è quella di sviluppare il concetto di associare gruppi di generi diversi per arrivare ad un maggiore impatto col pubblico. E’ una cosa che deve essere superata ormai”.
E LE ESPERIENZE ALL’ESTERO COME SI CONFIGURANO IN QUESTO PARAGONE? SE PER ESEMPIO VI PROPONESSERO (AL PARI DI GENTE, COMPENSO E SITUAZIONE) UNA DATA IN ITALIA E ALL’ESTERO COSA SCEGLIERESTE? E PERCHE’?
Andrea (Nero Di Marte): ”Per noi è stato qualcosa di particolare. Uscito l’album ed essere trasportati negli Stati Uniti è stata una cosa assolutamente inaspettata. Anche se certamente non abbiamo tutta questa esperienza in terra straniera, però certamente l’andare al di fuori dei tuoi confini ti apre incredibilmente a situazioni e atteggiamenti nuovi. Stiamo, per esempio, organizzando un vero e proprio tour europeo con gli Storm {O}, ma per ora non abbiamo ancora quagliato niente”.
Luca (Storm {O}): “Io andrei all’estero, ma solo per fare della baracca (ridono, ndr) Si fa della baracca anche in Italia, certo, non fraintendetemi. Mi prendo le mie responsabilità, non vi preoccupate”.
Francesco (Nero Di Marte):” In Italia facciamo comunque tutto nei week end, quindi è sempre una cosa relativa. Andare via all’estero vuol dire assorbire tutto, è un periodo in cui esiste solo quello. Non solo il suonare, intendo. Ma anche il cellulare che non prende, la vicinanza e la convivenza stretta con altre persone, molte altre cose”.
IN MOLTI MAGARI PENSANO CHE FARE I MUSICISTI SIA UN MESTIERE SEMPLICE E SOGNATORE, MA C’E’ UN RAPPORTO MOLTO PROBLEMATICO TRA QUESTO SOGNO (DI FARE IL MUSICISTA) E LA REALTA’ DI TUTTI I GIORNI, CHE SONO GIORNI LAVORATIVI, FONDAMENTALMENTE. COME VEDETE QUESTO RAPPORTO?
Francesco (Nero Di Marte): “E’ impossibile vivere da musicista. Punto. In Italia come all’estero”.
Marco (Nero Di Marte): “La testa è sempre li, per il suonare. Vaffanculo il lavoro. Il lavoro è il male. Nel tour in America spostamento e organizzazione erano considerati gli unici spazi vitali. Ed è questo che ti fa capire i cambiamenti di importanza nelle cose”.
voce indistinta e comune: “Vaffanculo al mio capo”.
Marco (Nero Di Marte): “Trovare lo spazio giusto, ritagliarti la tua parte di coscienza e riconoscere a te stesso che ciò che importa è quello, fare capire agli altri che hai bisogno di quella parte di te stesso”.
Francesco (Nero Di Marte): “Io non mi reputo solo un musicista, ma in quelle situazioni ti viene riconosciuto un ruolo che è quello di musicista e diventi quel musicista. Dimentico quello che sono nella mia altra vita di tutti i giorni e per quell’esperienza mi configuro come quello per cui mi sto dando da fare veramente, con tutto me stesso”.
Giacomo (Storm {O}): “Beh, per noi è al tempo stesso diverso e simile. A noi va abbastanza di culo, perché riusciamo più a barcamenarci con le date. Tre su quattro fanno l’università, in effetti, però la mente e l’attenzione principale è sempre lì: le prove, le canzoni, le date, avere due soldi da investire per un disco. Gran parte dell’attenzione è focalizzata al suonare poi. Queste cose qui sono comunque la base dei nostri sogni”.
Gabriele (Storm {O}): “Gran parte dell’attenzione è focalizzata al suonare poi, dappertutto e appena ce n’è l’occasione. Sentirsi musicisti”.
Sean (Nero Di Marte): “Investire la maggior parte del mio tempo in qualcosa di cui non mi frega niente. Questo è il male. Il disagio. E in termini di rabbia è questa dicotomia che ha il fondamento principale”.
Andrea (Nero Di Marte): “E’ la dicotomia generale tra quello che vorresti fare e quello che in realtà fai. E’ qui il grande disagio che viene espresso nelle nostre musiche”.
Luca (Storm {O}): “Beh, a onor del vero io sono abbastanza fortunato. Suono quello che mi piace. Studio quello che mi piace. Ci penserò più avanti. Per ora chissenefotte. Bella li (ridono, ndr)”.
COSA PENSANO I NERO DI MARTE DEGLI STORM {O}?
Andrea (Nero Di Marte): “Giacomo mi aveva passato il disco prima che uscisse e lo apprezzai in maniera grandiosa. Il fatto di vedere che è stato recepito in maniera simile da cosi tante persone mi ha fatto veramente piacere. Fin dalla prima volta che l’ho sentito è stato per me un grande sollievo vedere che esiste ancora musica italiana fatta in questo modo ed è soddisfacente vederne il successo perché comunque vuol dire che è veramente un ottimo lavoro, e non è fatto alla cazzo di cane. Si vede che quando lo senti è fatto col cuore”.
Francesco (Nero Di Marte): “Siamo band diverse. La nostra musica è più strutturata. Ma il progetto Storm {O} ha un’energia vitale nella loro musica, oltre alla stessa complessità, così incredibilmente potente; è una cosa che stimo tantissimo. E’ stato un grande dispiacere per me non aver mai suonato interpretando questa energia, ma dedicandomi ad un qualcosa di diverso. Il fatto che l’abbiano fatto loro e lo abbiano fatto così bene mi rende sicuramente contento di questo”.
COSA PENSANO GLI STORM {O} DEI NERO DI MARTE?
Federico (Storm {O}): “Siamo due generi completamente diversi. Ma c’è un affinità tra le persone che è una parte essenziale all’interno di una scena musicale, o di come la si vuole chiamare. Fanno della musica della madonna e dal vivo tirano giù i muri. Andateli a vedere”.
Luca (Storm {O}): “Che sono assolutamente dei bomber (ridono tutti, ndr)”.