Report a cura di Andrea Intacchi
Perché non chiudere la settimana con una sana e genuina serata di death metal italo/brasiliano? Al Legend Club di Milano, infatti, sono scese nuovamente in campo le Nervosa from San Paolo, in occasione della calata europea del loro personalissimo Downfall Of Mankind Tour. Che al terzetto carioca garbi il nostro paese è fuori di dubbio, visto che quello di domenica 14 aprile è stato il terzo show ‘italico’ in poco più di un anno. Del resto, nonostante un calendario non favorevolissimo (era pur sempre il giorno precedente al fatidico lunedì lavorativo) e delle condizioni meteo degne del peggior novembre (pioggia e freddo suggerivano il divano con tanto di copertina), l’affluenza all’interno del locale milanese è stata più che discreta; segno che il gruppo death all-female è riuscito a creare negli anni un buon seguito di sostenitori. Intente a diffondere l’ultima creazione targata proprio “Downfall Of Mankind”, Fernanda Lira e compagne hanno dimostrato ancora una volta come, a fronte di alcune pecche espresse in studio – leggasi: varietà di proposta – riescono a dare il meglio di sé proprio on stage, scaraventando addosso ai fan, oltre ad una ruffiana dose di riff da scapocciamento gratuito, tanta adrenalina e grinta da vendere. Ad accompagnare le Nervosa, contrariamente a quanto indicato fino a pochi giorni prima dell’evento, quando erano previsti infatti i tedeschi Rezet, i lombardi Self Disgrace!
SELF DISGRACE
Niente Rezet dunque (i teutonici, assenti per ragioni logistiche, supporteranno le Nervosa nelle rimanenti date del tour); al loro posto, come scritto, senza per nulla sfigurare, i Self Disgrace, guidati da Isa Brutal, all’anagrafe Isabella Fronzoni, chitarrista navigata che negli anni Ottanta fece parte, tra gli altri, del gruppo thrash svedese Ice Age, oltre ad aver militato nella band NWOBHM inglese delle Rock Goddess. Self Disgrace che, proprio a livello di formazione, si dividono perfettamente le parti sul palco: se per la sezione ritmica entrano in gioco ‘Overteo’ Businaro (già bassista dei Longobardeath) e Remo Monforte (batteria), è la giovane Dielle Green a vestire i panni della frontwoman, pareggiando così le quote rosa on-stage. Quella presentata dal quartetto lombardo è una mistura interessante di thrash/death sicuramente caratterizzata dall’ugola della Green, la quale riesce a garantire il giusto appeal per il genere proposto. Con all’attivo un demo del 2009, “Rotten Revenge”, e un full-length auto-prodotto lo scorso anno, “Partner In Crime”, i Nostri sfruttano al meglio i trenta minuti a disposizione, scaldando l’ambiente proponendo in apertura proprio due brani estratti dalla recente pubblicazione. Il thrash lanciato da “Sinner’s Island”, “Forest Of Fear” e “Rotten Revenge” lascia quindi spazio ad un inedito, “The Mansion”, facendo così intendere come il gruppo stia già lavorando per qualcosa di nuovo. Coinvolgenti i Self Disgrace, i quali dimostrano una poliedrica capacità propositiva, alternando brani più diretti e, se vogliamo, semplici (“Throw It Out”) ad episodi più articolati, confermando, nella sua totalità, la loro buona preparazione stilistica. Mentre Businaro e Monforte si divertono a dettare i tempi, chiamando in causa le tipiche sonorità ottantiane sia europee come d’Oltreoceano, è la stessa Isa Brutal a tessere le trame guida dei vari pezzi alternando riff in serie ad assoli ragionati e fulminei. “In Chains” viene dedicata a tutte le donne, prima che un secondo inedito, “Deliverance”, venga proposto ad un pubblico che risponde bene alla prova messa segno dalla band tricolore. Una prestazione che termina con due cover d’asfalto: made in Obituary, viene sfoderata “Violence”, mentre i Kreator vengono omaggiati con un pezzo-simbolo del loro passato, “Tormentor”, con il quale i Self Disgrace si congedano definitivamente. Applausi meritati per il gruppo milanese in attesa del trio nevrotico from Brazil.
Setlist
Sinner’s Island
Forest Of Fear
Rotten Revenge
The Mansion
Throw It Out
Schizophrenia
In Chains
Deliverance
Partner In Crime
Violence (cover Obituary)
Tormentor (cover Kreator)
NERVOSA
Ed eccole le Nervosa, nuovamente in Italia per la terza volta nel giro di poco più di dodici mesi. Chi le ha già viste all’opera, conosce bene lo show messo in piedi dalle tre ragazze brasiliane: thrash, thrash e ancora thrash. La diabolica Fernanda Lira al basso, Prika Amaral alla chitarra, la minuscola Luana Dametto alle drums: un terzetto ancorato alle sonorità old-school in grado di prendere d’assedio senza fronzoli e tante smancerie i metallari accorsi al Legend. E’ la stessa Lira a menare le danze, incitando continuamente la folla mentre i diciassette brani in setlist vengono telluricamente sbrodolati. Pezzi che spaziano dal primo “Victim Of Yourself” al successivo “Agony”, sino, ovviamente, all’ultima fatica rilasciata, “Downfall Of Mankind”. Tre album caratterizzati, tra le altre cose, da una continua e convinta critica sociale: una coerenza d’intenti trasportata anche sul palco, che traspare sia dagli scream maligni della mora bassista, sia dai riff monolitici della bionda Prika, sia dalla martellante prestazione della Dametto, sulla quale, vista la sua gracilità, non si scommetterebbe un euro, ma che invece…è una forza della natura! Dopo il canonico intro, il trio carioca parte subito con il piede sull’acceleratore sparando proprio l’opener dell’ultimo album, quella “Horrordrome” che serve a collaudare ulteriormente l’adrenalina già fervente tra i presenti. Uno show compatto, che porta con sé, oltre alle classiche sfuriate tutte d’un pezzo, a firma “Arrogance” e “Bleeding”, anche up-tempo corali ed energetici come “Intolerance Means War” e la più ‘cadenzata’ “Enslaved”. A fronte di una scaletta abbastanza strutturata, il live del Legend porta con sé anche alcune piacevoli sorprese: direttamente dal primo demo del 2012, arriva la terremotante “Time Of Death”, mentre da “Agony” viene proposta, rigorosamente in madrelingua, la velocissima “Guerra Santa”. Il feeling tra Nervosa e pubblico si accalora ancor di più in occasione delle due song riservate alle ingiustize del mondo di oggi e alla rabbiosa reazione che ne scaturisce: prima “Kill The Silence”, quindi “Raise Your Fist”, per la quale è stato recentemente realizzato un videoclip coinvolgendo i fan sparsi per il globo. Se da una parte il ‘treno’ Amaral non smette di tritare riff in serie, dall’altra Fernanda Lira persevera nell’aizzare le prime file, intente nel frattempo a smuovere un moshpit, minuto ma comunque intenso. Dal passato viene proposta pure “Masked Betrayer”, seguita dalla più recente e fulminea “Fear, Violence And Massacre”. Il finale, oltre a “Never Forget, Never Repeat” è dedicato al pezzo che in un certo modo le ha ‘lanciate’, “Death”, prima della bordata conclusiva a firma “Into Moshpit”. Nervosa che ancora una volta confermano l’ottima forma in sede live concedendosi quindi ai fan per gli autografi di rito… in attesa della prossima calata italica.
Setlist
Horrordrome
… And Justice For Whom?
Intolerance Means War
Bleeding
Arrogance
Hostages
Enslaved
Time Of Death
Guerra Santa
Kill The Silence
Raise Your Fist
Vultures
Masked Betrayer
Fear, Violence And Massacre
Death
Never Forget, Never Repeat
Into Moshpit