04/07/2013 - NEUROSIS + UFOMAMMUT @ Magnolia - Segrate (MI)

Pubblicato il 08/07/2013 da

Report a cura di Thomas Ciapponi

L’ennesimo tour estivo dei Neurosis, questa volta di supporto all’ultimo “Honor Found In Decay”, fa tappa al milanese Magnolia per uno show all’aria aperta da non lasciarsi sfuggire. Una tranquilla serata estiva di luglio trasformata in una frastornante apoteosi della distorsione, sì, perché di spalla ai cinque di Oakland troviamo i nostri Ufomammut, forti di un nuovo contratto proprio con la Neurot di Steve Von Till e della pubblicazione del loro nuovo doppio-album “Oro”. Una riunione di famiglia che si concretizza con la data che vi stiamo per raccontare, ospitata da una sempre più efficiente e ricca versione estiva del Circolo Arci di Segrate, punto di riferimento per molti concerti in ambito rock e metal. Sono parecchi, infatti, gli amanti delle sonorità pesanti presenti questa sera, curiosi di assistere alla prima calata italica della band senza l’accompagnamento della storica parte visuale – passata interamente nelle mani degli A Storm Of Light – o semplicemente per tastare lo stato di forma dei Nostri, rinforzati recentemente da prestigiose esibizioni ai gettonatissimi Hellfest e Primavera Sound. A completare il quadro, la presenza di un vasto merchandise e dell’ambasciata artistica di Melleus Rock Art, che ci delizia gli occhi e tenta di mettere mano alle nostre finanze con le sue sempre più affascinanti tavole.

Neurosis - live luglio - 2013


UFOMAMMUT

Arriviamo con leggero ritardo al Circolo, tant’è che il trio di Tortona è già in piena fase di macinazione di riff e lunghe, dilatatissime stasi psichedeliche alle quali gli astanti sembra non riescano a sottrarsi. Al nostro arrivo, sono tutti inchiodati a guardare il palco e le motivazioni non sono troppo difficili da capire: ridotta all’osso la parte visuale che accompagna solitamente la band, quel che ne rimane è una pura ed immacolata performance musicale da primi della classe, a detta di molti, a fine serata, persino superiore alla successiva degli headliner, commenti che non sembrano certo campati per aria visto lo stato di forma di cui godono i concentratissimi Poia, Urlo e Vita. Non possiamo fare altro che rimanere investiti dallo tsunami sonoro animato dalla quasi totale strumentalità della band, questa sera particolarmente improntata sul classico stoner-doom di fabbrica portato avanti da tempo attraverso una serie di dischi irresistibili. Proprio la familiarità con questi dischi, diventati oramai testamento per molti accaniti, sembra consacrare la performance come una sorta di punto topico ipnotizzante per chi gli Ufomammut li segue da anni, assistendo ai primi passi, alla crescita e alla oramai definitiva consacrazione a livello nazionale e internazionale, un percorso che, in molti, sentono anche il loro. La vicinanza del pubblico a questa formazione è di quelle rare, un attaccamento ripagato da sempre con performance compatte, monolitiche, estranianti e coinvolgenti. Questa sera non sono da meno, meritano di tornare a casa come vincitori.

NEUROSIS
Ci sarà da sudare per eguagliare il livello qualitativo appena messo sul palco dagli Ufomammut, ma stiamo pur sempre parlando dei Neurosis, leader incontrastati nel settore delle distorsioni e delle sonorità aliene. Un breve cambio palco, giusto il tempo per rifocillarsi, ed ecco emergere dalle ombre il quintetto capitanato da Scott Kelly e Steve Von Till, due icone, due musicisti a tutto tondo, due incredibili presenze sceniche che sono diventate loro stesse parte dell’immaginario costruito dai loro leggendari album. Non c’è spazio per alcuna parola o accenno, i Nostri fracassano letteralmente tutto fin da subito con l’acclamata “My Heart For Deliverance”, recitata da un enorme Kelly che atterra l’audience con un cantato sofferto, incendiario, circondato da un impianto luci tendenti al blu e al grigio, meno spettacolari delle precedenti proiezioni ma tutto sommato funzionali per la musica proposta questa sera. Le onde d’urto sprigionate dalle casse sono letali, i volumi sparati al massimo, sorretti da un impianto audio all’altezza della situazione e funzionale per chi, come molti fanno, si vuole godere il muro strumentale nelle prime file, ammaliati da un boato proveniente dalla fine del mondo. Dal canto suo, il pubblico non vacilla, rimanendo completamente assuefatto da un costante oscillare di suoni spezzato solo dalla fine di un brano e l’inizio dell’altro, dove gli applausi, giustamente, si sprecano. La band questa sera c’è e la performance ne risente: Von Till è mostruoso dietro al microfono tanto quanto lo è nello sbranare letteralmente la chitarra; Roeder spicca sopra tutti con un drumming chirurgico, pachidermico, una guida imprescindibile per il suono dei Neurosis. Come prevedibile, la scaletta viene incentrata sulle ultime produzioni più una manciata di attesissimi pezzi storici. Oramai il pensiero della band è chiaro quasi a tutti: guardare avanti, continuare su quel percorso di appagamento personale, non assecondare i capricci di qualche fan troppo pretenzioso. Viene difficile non evocare vecchi successi di fronte agli autori di album come “Enemy Of The Sun” o “Through Silver In Blood”, tuttavia bisogna prendere coscienza di questa scelta e godere, fino a quando ci verrà permesso, di quei momenti topici rappresentati da “Times Of Grace”, “The Tide” o la conclusiva “Locust Star”, capolavori. Del resto, è evidente che i cinque si trovano molto più a loro agio sugli ultimi parti, vissuti sulla propria pelle e interpretati con la consapevolezza da musicisti in possesso di un livello di maturazione tale da potersi permettere questo approccio e condividerlo con gli altri. Dopo un’ora e mezza di abbondanti introspezioni e suoni laceranti, i Neurosis tornano da dove erano venuti con lo stesso silenzio di sempre, un silenzio che vale di più di mille parole, un silenzio che fa parte del gioco, rafforzandolo e consacrandolo. Una devozione astrale che si rompe quando la musica del Magnolia riparte con assoluta indifferenza.

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