A cura di Luca Filisetti
Come sempre si erano create forti aspettative rispetto a questoconcerto, i Nevermore sono una delle band più innovative e coraggiosedegli ultimi anni e vederli dal vivo è sempre un’esperienza unica.Purtroppo però gli ultimi concerti del quintetto di Seattle non eranostati assolutamente perfetti, vuoi per un suono quasi mai all’altezza,vuoi per un Warrel Dane decisamente sottotono rispetto alle performancesu album. Il Rolling Stone si riempie in fretta e, pur non facendoregistrare il tutto esaurito, vede un buon numero di presenze. Dispalla ai Nevermore suoneranno i Dew-Scented, rocciosi thrashertedeschi, e i Mercenary, con i quali ci scusiamo subito: il proverbialetraffico di Milano impedisce infatti al sottoscritto di assistere allaloro performance…
DEW-SCENTED
I Dew-Scented, reduci dalla pubblicazione del loro sesto album,intitolato appunto “Issue VI”, si presentano sul palco in gran spolveroe riescono ad offrire uno show divertente e violento. Molti sono gliestratti dagli ultimi due album dei crucchi, che guadagnano diversipunti in sede live. Il singer Leif Jensen ricorda a più riprese che ilthrash è vivo e vegeto e il resto della band fa di tutto per confermaretale assunto. Notevoli le riproposizioni di brani estratti da “Impact”,soprattutto la terremotante “Cities Of The Dead” e la conclusiva “SoulPoison”, un vero e proprio massacro sonoro. Ottima la prova dell’ospitedi lusso, il batterista danese Reno Killerich, con tanto di cappello dacowboy più adatto a Warrel Dane che a lui. Il session man si dimostrauna vera e propria macchina da guerra, dettando ritmi forsennati senzaperdere un colpo. La qualità del suono è tutto sommato buona, laperformance della band anche, ma il pubblico, già presente in buonnumero, è poco partecipativo, dimostrando di essere li solo per gliheadliner. Nel complesso possiamo dire che i tedeschi dal vivo se lacavano molto meglio che su album; promossi.
NEVERMORE
Sono le 21:30 passate da poco quando le luci si spengono e iNevermore salgono sul palco: dapprima i chitarristi, poi la sezioneritmica ed infine il gran cerimoniere Dane che si presenta con camiciarossa e lunga chioma completamente raccolta in un cappellino, in un look più adatto ad un metalcore singer a dire il vero. Adaprire le danze è “Born”, terrificante ouverture dell’ultimo, ottimo,“This Godless Endeavor”. Inizialmente i dubbi sulla voce permangono edancora una volta il sound impasta troppo i complessi riff di Loomis eSmyth, ma, dopo appena mezza canzone, la situazione si stabilizza ed ilsinger, sciolti i capelli, sfodera una prestazione da infarto, al paridei suoi colleghi di palco. A seguire vengono eseguite “My Acid World”,“Bittersweet Feast” e, accolta da una vera e propria ovazione,“Narcosynthesis”, dal bestseller “Dead Heart In A Dead World”. Sentireil lirismo che sprigiona la band a questi livelli è un’esperienza chesfiora la catarsi, la partecipazione del Rolling Stone è ai massimilivelli, vedere i cinque alieni a pochi metri eppure così distanti daicomuni mortali è una cosa che dà la pelle d’oca. La parte del leone lafanno giocoforza gli estratti dall’ultimo (capo)lavoro dei nostri, manon mancano perle del passato, una su tutte la splendida “The SevenTongues Of God”. Veri apici del concerto sono stati “Sentient 6”, dapelle d’oca, e “The Heart Collector”, cantata a squarciagola da unpubblico in visibilio. I bis sono stati affidati alle title track degliultimi due album, “This Godless Endeavor” e “Enemies Of Reality”,apoteosi di un concerto davvero notevolissimo. La prova dei singoli è adir poco stratosferica ed una menzione la merita una volta di più JeffLoomis, vero e proprio maestro del proprio strumento che incanta per lafacilità con la quale esegue partiture difficilissime. Immancabilianche i siparietti di Dane con le prime file e con la security: èrisaputo che il singer ha un caratterino piuttosto pepato e, quando lasicurezza usa mezzi un po’ troppo pesanti, non esita a riprenderli. Danotare poi che tra la band e il proprio pubblico c’è un legamespeciale, sul palco seguono costantemente l’evolversi del concerto inplatea e, appena un fan riesce ad eludere il cordone e a salire onstage, viene abbracciato come se fosse un loro carissimo amico. Ilpubblico vede e apprezza certi comportamenti ed è anche per questo,oltre che per un talento fuori dal comune, che i Nevermore sono unadelle realtà più apprezzate dell’odierno panorama metal.