HONOUR AMONG THIEVES
Giovani, con base a Londra ma provenienza internazionale, gli Honour Among Thieves ce la mettono davvero tutta per lasciare il segno e suscitare interesse, soprattutto nella persona del vocalist Sheep, che rischia grosso arrampicandosi su delle casse davvero instabili, cerca costantemente il confronto fisico con il bassista Bryen, si getta nel pubblico e si sgola fino all’ultimo secondo. Purtroppo, anche se la bassista è carina, non riusciamo a toglierci dalla testa che l’hardcore/post punk della formazione sia passionale ma fin troppo generico, e che probabilmente la band non sperimenterà mai più un palco grande come quello del Live.
BLESSED BY A BROKEN HEART
Chi scrive li aspettava, e aspettava di vedere le strambe espressioni che la band avrebbe suscitato negli spettatori ignari, ma il branco di piccoli mostri, all’estremo voraci di novità musicali, si è dimostrato preparato quanto il sottoscritto al delirio dei canadesi Blessed By A Broken Heart. Poco male, ci si può gustare ancor di più l’accozzaglia di hardcore, hair metal, tastieracce, mullet, laser, breakdance, chitarre coi led e altre delle più orrende cafonate mai concepite dal cattivo gusto dei musicisti, riunite in una formazione che sa osare. Divertentissimi loro – sempre se lo stomaco regge – e divertentissime anche le hit “Move Your Body” e “Show Me What You Got”, aperitivo di quel “Pedal To The Metal” che uscirà a 2008 inoltrato. Qualcuno resta indispettito della mancata esecuzione di “Mic Skillz” (imperdibile il video che gira su Youtube), ma il wall ride del cantante a fine esibizione stampa a tutti un sorriso sulle labbra. Esilaranti.
ARCHITECTS
Accompagnati da Oli Sykes a bordo palco, quasi per assicurarsi che i connazionali abbiano un trattamento di riguardo, questi cinque sbarbati di Brighton si sono dimostrati quasi subito la rivelazione della serata: fautori di un hardcore superheavy, ultratecnico e con sfumature math/progressive, gli Architects hanno riversato una inaudita violenza sul pubblico astante, in una performance quasi incredibile a vedersi da ragazzi tanto giovani. Il pubblico risponde alla stragrande, esplodendo letteralmente in un mosh scatenato che non avrà eguali in tutta la serata. C’è da dire che il biondino Sam ha davvero una faccia da bravo ragazzo, il che aumenta il feeling con il giovane pubblico femminile, presente in numero consistente: combinando l’impatto, la perizia e l’appeal viene davvero voglia di approfondire la conoscenza della formazione e di vederli all’opera per un tempo maggiore, magari in circostanze più raccolte e adatte.
MAROON
I metalcorer tedeschi stasera sono decisamente un pesce fuor d’acqua, non tanto per la collocazione di genere, quanto per l’età della formazione, maggiore dei compagni di ventura di almeno un decennio a prima vista. Leggermente spaesati davante a un’audience così giovane e a tratti distratta, danno comunque un’ottima prova sfoderando il loro rodatissimo live set. Il frontman Andre Moraweck tenta lo stesso di attrarre la simpatia dei presenti, ma i tentativi risultano abbastanza goffi e non sono supportati dalla band, che resta seriosa e concentrata sulla performance. “Wake Up In Hell” chiude egregiamente la scaletta dei tedeschi, che da lì a poco scopriremo essere la più lunga della serata. Ci chiediamo ancora cosa ci facciano in questo tour.
BRING ME THE HORIZON
E’ oramai scoccata la mezzanotte al turno degli headliner, attesissimi da diverse ore dai fans impensieriti dalla mancanza di merchandise del gruppo (quanti soldi ci hanno perso!). Sfortunatamente i presagi di sventura si sono concretizzati non appena il minuto singer tatuato ha aperto bocca: niente voce stasera, e probabilmente una bella influenza in atto vista la debolezza generale dello show di Skyes, catalizzatore dei flash di pubblico e fotografi… evidentemente la sciarpetta di inchiostro intorno alla gola non è bastata caro Oli. Forse intimidito dalla presenza di molti genitori a bordo sala, forse perchè stanco per l’orario da nanna, anche il pubblico resta inspiegabilmente moscio, e alcuni bisticciano addirittura con il cantante per il poco coinvolgimento, che risponde tra l’ironico e l’infastidito – uno chiede un wall of death, l’altro propone di iniziare con un circle pit, il resto della sala lotta con Morfeo. Una mezz’ora stirata, qualche scusa ai presenti e il concerto è già bello che finito. Una data indegna della fama dei ragazzi prodigio del death, sicuramente meglio dell’annullamento del concerto, resta il fatto che nel nostro paese i Bring Me The Horizon hanno fatto bene in passato ma questa volta rimediano solamente una mezza delusione. Si dice che questa MySpace generation badi solo alla moda, compri il merchandise ma scarichi solamente i dischi, sia un fenomeno meteora destinato alla scomparsa: discorsi che non interessano a chi scrive, è bello vedere un pubblico tanto giovane, appassionato all’estremo e presente ai concerti. Vedremo se dura.