A cura di Marco Gallarati e Luca Pessina
Tornano in Italia, dopo l’esibizione di più di due anni fa al Day At The Border Festival, infestato dall’imprevista defezione di Marilyn Manson (ricordate?), i brutal death metaller del momento, ovvero gli egyptian-maniac Nile, uno dei combo più veloci e tecnicamente preparati del globo. La solita flotta di metallari sporchi e cattivi – probabilmente in numero più contenuto del solito – staziona allegramente davanti al Rolling Stone, sorseggiando birra ed addentando panini, pizze e panzerotti, nell’attesa, come sempre piuttosto lunga, dell’apertura delle porte. Finalmente si entra: un occhio al merchandising ufficiale, un altro agli stand e via nel cupolone della venue, pronti ad accogliere i belgi In-Quest, formazione in grande crescita ed attualmente nei negozi con il nuovo “The Comatose Quandaries”. Prima di entrare nel mondo claustrofobico degli headliner, un po’ di thrash moderno cade proprio a puntino!
IN-QUEST
Un più che valido motivo per non lasciarsi sfuggire questa ennesima calata italica dei Nile è stato il concerto dei supporter In-Quest, che chi scrive ha voluto seguire dall’inizio alla fine con la massima attenzione. Dopo due album decisamente validi come “Epileptic” e “The Comatose Quandaries”, era infatti tanta la curiosità di vedere all’opera su un palco il gruppo belga, il quale – grazie al cielo – non ha per nulla deluso in quel di Milano! Capitanati da un Mike Löfberg davvero carico, gli In-Quest hanno intrattenuto l’audience in maniera più che convincente, proponendo una scaletta equamente bilanciata tra composizioni nuove e altre un po’ meno recenti, tutte suonate senza alcun tipo di sbavatura. Il pubblico ha dimostrato di gradire il moderno death-thrash dei nostri, che, dal canto loro, non hanno smesso un attimo di incitarsi a vicenda e di riversare sugli astanti le loro pesantissime note. “Diffuse Pattern Recognition”, “The Cryotron Frequency” e “Reverberating Human Callousness” hanno anche spinto qualcuno a pogare, il che può certamente essere stato visto dalla band come un piccolo traguardo raggiunto, visto che prima di questa sera erano ben pochi coloro ad essere a conoscenza della sua esistenza. Non c’è che dire… si spera di rivederli in concerto quanto prima!
NILE
Assistere ad un live show dei Nile sta diventando, ormai, un’esperienza dai contorni decisamente mistici ed eroici. La band americana ha l’insana capacità di riversare sull’audience una micidiale cappa di oppressione, claustrofobia e cupezza sonora che, attualmente, ha pochi eguali! A parecchi potranno anche non piacere, molti proveranno ondate di sonno senza speranza durante l’ascolto della setlist della band, ma quel che è certo è che l’atmosfera oscura e sinistra dei loro dischi, composta da immaginari lovecraftiani e cripte sepolte all’interno di immense piramidi, viene riportata in sede live in maniera fedelissima, grazie all’impegno estremo dei componenti del gruppo e grazie ad una scaletta di valore indubbio, alternante brani al limite dell’impossibile a pezzi più lenti e rilassanti, necessari a far riprendere fiato sia ai musicisti, sia ai fan brutalmente annichiliti. George Kollias, il nuovo batterista (anche nei Nightfall), si è dimostrato un mostro di resistenza e bravura, e l’impatto che Dallas Toler-Wade, Karl Sanders e Joe Payne sono in grado di fornire, alternandosi benissimo alle leading vocals (a volte impressionanti per profondità e violenza), ha fatto sì che la performance scorresse in modo fluido e spettacolare, dando ad ognuno il giusto spazio. I brani del nuovo “Annihilation Of The Wicked” sono stati acclamati con buon successo e “Cast Down The Heretic” è stata eseguita dai quattro Nile quasi con dolore e con un trasporto fisico tangibile. Inframezzate dai classici intermezzi strumentali in stile egizio, le canzoni si sono susseguite in un crescendo di successo ed intensità, e “Sarcophagus”, “The Blessed Dead”, “Kheftiu Asar Butchiu”, l’osannata “Black Seeds Of Vengeance” e “Sacrifice Unto Sebek” sono le perle maggiori di uno spettacolo essenziale e scarno, ma mostruosamente intenso e vissuto. Un apprezzamento forse al di là delle aspettative degli stessi Nile, prodighi a ringraziare più volte la scatenata audience italiana. Stoica: ecco l’aggettivo ideale per riassumere la serata.