25/06/2009 - NINE INCH NAILS + KORN + THE MARS VOLTA + LOADED + BELLADONNA @ Idroscalo - Milano

Pubblicato il 02/07/2009 da

Live report a cura di Luca Paron

Foto a cura di Francesco Castaldo

Sorta di antipasto piuttosto alternativo al piatto principale Gods of Metal 2009, l’appuntamento dell’Idroscalo di quest’anno raggruppa The Mars Volta, Korn e Nine Inch Nails, solo per citare i nomi di peso, mentre i Killswitch Engage, che dovevano essere della partita, hanno dovuto cancellare l’esibizione all’ultimo momento per gravi problemi familiari di un componente.

BELLADONNA

Belladonna, ovvero: che ci stiamo a fare noi su un palco del genere quando ci sono migliaia di band che lo meriterebbero di più?
In cartellone in effetti solo per la rinuncia forzata dei KS, la quasi all-female band approfitta del tempo concessole snocciolando i pezzi migliori del recente album. Sfortunatamente gli spunti positivi sono pochi: le canzoni dal vivo rendono un pizzico meglio che su disco, ma il livello del “già sentito” è altissimo. Prestazione sufficiente e comunque buona a livello strumentale per un gruppo italiano che deve ancora crescere.

LOADED

Fin’ora i più attesi del bill, tocca ai Loaded, gruppo-svago di Duff McKagan ed amici che ha da poco pubblicato l’ultimo “Sick”, in verità più una scusa per imbarcarsi in tour che altro. I nostri propongono una miscela tra canonico hard rock con un pizzico di garage ed il post-grunge di cui oggi sembra non si possa fare a meno (sono pur sempre di Seattle, no?). A legare insieme il tutto tanto mestiere, che permette ai musicisti di fare bella figura pur suonando una proposta assai scontata. Il concerto vira verso il tributo alle origini verso la fine, quando un’acclamatissima “So Fine” (dobbiamo dire di chi?) precede tutta una serie di cover: “Attitude”, “I Wanna Be Your Dog”, “TNT”, “Wild Horses”, ed un medley finale tra “Welcome to the Jungle”, “Paradise City” e “It’s So Easy”. Fan accontentati, e gruppo che si è divertito.

THE MARS VOLTA

Probabilmente i Mars Volta hanno pochi santi in paradiso, perché la loro esibizione è stata funestata da una pioggia fastidiosissima, che non ha forse smosso chi era lì solo per loro, ma ha comunque fatto affollare ogni spazio coperto che fosse utilizzabile. Il gruppo è subito in palla e non mostra sorprese rispetto al proprio trademark dal vivo: voce sparata e chitarra molto presente che non perde occasione per sbrodolarsi in ogni sorta di effetto sonoro e feedback. Alla lunga le canzoni si somigliano però tutte, risultando regolare anche l’alternanza tra sfuriate lisergiche e molto “vintage” e occhi del ciclone di relativa pacatezza. Gruppo difficile da ascoltare dal vivo, che si perde forse troppo in improvvisazioni senza averne la dote naturale, e volendo inserire troppi spunti in canovacci già fatti. Da risentire.

KORN

Rispetto a qualche anno fa i Korn non sono più in grado di richiamare folle oceaniche – e la posizione di oggi lo dimostra, ma la qualità con cui si propongono dal vivo i tre componenti originali rimasti aiutati da fior fiore di turnisti non è certo diminuita. Qualche problema con le basi aumenta subito la tensione sul palco e produce qualche risata tra il pubblico, ma quando la band ci assale con classici del calibro di “Right Now”, “Did my Time” e “Falling Away from Me” non ce n’è per nessuno. Davvero un inizio potente, che troverà degno contraltare nei seguenti pezzi: “Coming Undone” (con “We Will Rock You” in coda), “Helmet in the Bush” e “Here to Stay” non sono infatti da meno e, sebbene denotino un piccolo calo di rendimento, fanno comunque la loro porca figura. Ha probabilmente stancato non solo il vostro recensore la riproposizione di “One” (qui appiccicata dopo “Faget”), soprattuto se si pensa a tutti i pezzi tra cui possono scegliere gli americani, e viste alcune mancanze in scaletta (una per tutte: “A.D.I.D.A.S.”). La batteria di Ray Luzier è prepotente e copre troppo gli altri strumenti, ma questo difettuccio non preclude il godimento di pezzi d’annata come “Freak on a Leash”, che chiude la scaletta regolare, “Somebody Someone”, “Blind” e la ritmatissima “Got the Life”, tutte apprezzate ampiamente dai molti radunati sotto il palco. Chiusura affidata ad una “Another Brick in the Wall”/”Goodbye Cruel World”, per cui si può ripetere il discorso precedente: un paio di canzoni originali in più sarebbero state sicuramente più gradite. Concerto comunque valido, ma distante dai tempi magici.

NINE INCH NAILS

Se non avete mai visto i Nine Inch Nails dal vivo siete pazzi, soprattutto perché questo era l’ultimo tour di Trent Reznor e variabili compagni, almeno con la formazione a cui siamo stati abituati fin’ora. Le premesse per un evento c’erano tutte, e infatti chi era all’Idroscalo ha potuto godere di una scaletta al di fuori di ogni obbligo commerciale e promozionale, che ha ripescato gemme da tutti i periodi della band, riarrangiando anche alcuni pezzi e dando nuova energia pure a composizioni recenti che su disco non figuravano al massimo. Il dettaglio della scaletta lo avrete a fondo articolo ma, oltre ai pezzi in sé, sono almeno un paio i fattori che rendono imperdibile l’evento: scenografia da urlo come al solito per i NIN, un tripudio di luci, colori ed esplosioni sonore (anche se personalmente preferivamo quella vista di supporto al tour di “Year Zero”); musicisti di prim’ordine (Robin Finck alla chitarra, Ilan Rubin alla Batteria, e Justin Meldal-Johnsen al basso) che si sono equamente divisi tra il loro strumento, mille tastiere diverse e tanta carica profusa; senza aggiungere la vibrante partecipazione con la quale Trent riesce a cantare in tutti i frangenti. Dall’inizio con la rinvigorita “1,000,000” all’ultimo bis di “Hurt”, sono stati veramente pochi i cali di tensione (forse solo “Discipline” ha deluso) nella band ed il pubblico è andato a casa contento e sapendo di aver assistito ad uno degli show dell’anno.

Godetevi la tracklist:

1,000,000
Last
Terrible Lie
Discipline
March of the Pigs
Piggy
Reptile
The Becoming
Burn
Gave Up
La Mer
The Fragile
Non-Entity
Gone, Still
Demon Seed/The Way Out is Through
Wish
Survivalism
Mr. Self Destruct
Suck
The Hand That Feeds
Head Like a Hole

ENCORE:

Echoplex
The Good Soldier
Hurt

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