A cura di Lorenzo ‘Thelema’ Macinanti, Luca Pessina e Riccardo ‘Zirukkio’ Fassone
Evento molto atteso quello del No Mercy Festival, il festival in questione puo’ essere ormai considerato come un appuntamento immancabile per ogni extreme metaller che si rispetti grazie al fatto che le bands chiamate a parteciparvi sono quasi sempre tra le piu? in vista nella scena estrema. Quest’anno erano gli storici Black Metallers Immortal ad assumere il ruolo di headliner della serata, circondati da splendide realta’ come gli incredibili Hypocrisy di Peter Tagtgren, da bands storiche come Malevolent Creation e Vader e da nuove promesse come i tedeschi Disbelief. Purtroppo non tutto e’ filato liscio, la resa sonora ha danneggiato non poche bands e alcuni nomi hanno sinceramente deluso ma tutto sommato si puo’ parlare di una giornata piu’ che interessante che ha lasciato soddisfatti i numerosi (ma non come altre volte) kids presenti. Un evento che è stato, come al solito, momento di aggregazione ed incontro per i metal-heads nostrani, grazie anche all’ormai solita presenza di stand di label, distro e webmagazine. Appuntamento al No Mercy 2003…
OBSCENITY
Tocca ai tedeschi Obscenity l’onore e l’onere di aprire la giornata di metal estremo dell’Aquatica. La band offre poco più di mezz’ora del proprio brutal-death non eccessivamente originale ma comunque efficace. L’equalizzazione durante i primi brani è pessima e mina in maniera decisiva la performance del gruppo, ma con lo scorrere dei brani le cose si fanno più chiare a livello sonoro. La band propone alcuni brani dal recente ‘Cold Blooded Murder’ e qualcosina dal più vecchio ‘Intense’ apparentemente senza raccogliere il consenso dei non moltissimi kids presenti all’Aquatica in quell’orario. In definitiva, la band ha aperto le danze senza suscitare eccessivi clamori con una prestazione nella media. Da rivedere.
CATASTROPHIC
Al contrario di quanto annunciato sono gli Americani Catastrophic a salire sul palco dopo i tedeschi Obscenity. Era la seconda volta che vedevo la band in azione e devo dire che non si e’ trattato affatto di un brutto spettacolo. La band capitanata da Trevor Peres (ex Obituary) ha proposto un buon numero di brani tratti dal proprio debut album ‘The Cleansing’, riuscendo anche a smuovere la gia’ discreta folla assiepata sotto il palco grazie a brani semplici e di impatto, fortemente influenzati dalla vecchia band di Peres. Buona ma non eccezionale la presenza scenica e accettabili i suoni. Nulla di eccezionale ma comunque un discreto show.
DESTROYER 666
I Destroyer 666 appartengono a quel filone di band australiane che predilige l’approccio spietatamente retrò al metal estremo piuttosto che una visione lievemente edulcorata/modernista della materia. Lo show di Milano conferma nel bene e nel male questa premessa. Tralasciando il primo pezzo durante il quale erano udibili UNICAMENTE basso e batteria, l’esibizione dei quattro ozzies non cede di un millimetro dai clicheès dell’old-style black metal (fatta eccezione per il face painting che i nostri non hanno mai indossato), con la sola tutt’altro che trascurabile pecca che il tutto risulta spesso mortalmente noioso. Vuoi perché i tre componenti della band che hanno la possibilità di muoversi sul palco sembrano avere gli stivaloni inchiodati alle assi dello stage, vuoi perché la proposta dei Destroyer 666 è oggettivamente abbastanza monotona, i quaranta minuti di blast beats e riffs iperveloci offerti dal gruppo sembrano non finire mai. Che dire? Band di culto per molti, semplicemente gruppetto mediocre su disco ed on-stage per me, ai posteri?
MALEVOLENT CREATION
A distanza di circa una decina di giorni dal concerto tenuto all’Indian’s Saloon di Bresso con i Kataklysm e i succitati Catastrophic, la band di Phil Fasciana ha riproposto per i fans italiani il proprio classicissimo Death Metal. Purtroppo la prova degli Statunitensi non e’ stata convincente, complice forse uno scarso affiatamento tra i membri della band, reduce recentemente da alcuni cambi di line up. I classici dei nostri hanno fatto sbattere un po’ di teste tra le prime file ma alla lunga l’esibizione e’ risultata noiosa e tutto fuorche’ esaltante. Rimandati al prossimo tour.
DISBELIEF
Nonostante la scelta tutt’altro che meritocratica riguardante la loro posizione in scaletta, i tedeschi Disbelief si presentano sul palco del No Mercy con molti estratti dei loro ultimi due album (vale a dire ‘Worst Enemy’ dello scorso anno ed il nuovissimo ‘Shine’), riuscendo purtroppo ad imprimersi scarsamente, a causa di una performance stanca, abbastanza confusa e minata anche da un engineering tra i peggiori di quelli ascoltati nel corso della serata. La voce di Karsten Jager non convince, e troppo spesso finisce per confondere ancor di più le pur bellissime linee melodiche delle chitarre, che appaiono a loro volta disastrate da un suono anni luce distante da quello ottenuto in studio dal bravissimo Heinz Hess; tutti gli abbagli di genio, le disperazioni vocali di Karsten ed il groove che avevamo ascoltato su disco, stasera non sono assolutamente di casa nei nostri. Un vero peccato, anche perché il concentrato di Neurosis/VoiVod/Hypocrisy sound presente nell’ultimo (ed eccellente) ‘Shine’ avrebbe davvero meritato di poter brillare maggiormente anche sul palco dell’Acquatica. Rimandati alla prossima.
VADER
Ma quanti concerti fanno ogni anno i Vader? Se vanno avanti di questo passo a mio parere entreranno nel guinness dei primati! Credo che siano davvero in pochi coloro che non hanno ancora avuto modo di vedere la band polacca dal vivo vista la frequenza con cui calano dalle nostre parti! Il gruppo e’ fresco reduce dalle recording sessions per il nuovo ‘Reveletions’, previsto per Giugno, e ha colto l’occasione offerta dal No Mercy per scaldarsi in vista dell’esteso tour europeo previsto per il prossimo autunno. A dire il vero la prova di quest’oggi non e’ stata particolarmente buona, la band ha si proposto gli immancabili classici ma e’ apparsa un po’ stanca e svogliata, inoltre l’eccessiva ripetitivita’ del loro sound e il fatto di aver gia’ visto all’opera la band piu’ e piu’ volte ha provocato un fastidioso senso di dejavu in molti dei presenti. Buona parte dei fan sfegatati non sara’ comunque d’accordo con me visti gli applausi profusi ma e’ innegabile che quello di oggi sia stato un concerto di routine e che i nostri abbiano offerto prove assai migliori in passato.
HYPOCRISY
Grandissimi. Un’esibizione perfetta, priva della benché minima sbavatura, una scaletta eccellente, che ha saputo estrapolare brani da ogni singolo full-length album, privilegiando lavori come ‘Penetralia’, ‘Osculum Obscenum’, ‘Fourth Dimension’ oltre che l’ultimo ‘Catch 22’ e ‘Hypocrisy’, ed una performance maiuscola da parte di ogni singolo musicista. Cosa chiedere di più? A partire dall’intro di ‘Fractured Millennium’, e l’entrata spettacolare dei tre (che come del resto è noto, dal vivo sono coadiuvati da un secondo chitarrista), passando per le nuove ‘Don’t Judge Me’ e ‘A Public Puppet’, le note sinistre di ‘Apocalypse’, ‘The Fourth Dimension’, ‘Penetralia’, ‘Osculum Obscenum’, l’aggressione della storica ‘Left To Rot’, il vortice di passione e sentimento di ‘Until The End’ e ‘Fire In The Sky’ (cantate a squarciagola da tutto il pubblico ed un Tagtgren a tratti commovente), Peter Tagtgren, Lars Szoke e Mikael Hedlund si sono resi artefici di una prova sensazionale, capace di toccare il cuore con la semplicità dei loro brani e l’essenzialità della scenografia adottata sul palco; un finale mozzafiato con brani come ‘Pleasure Of Molestation’, ‘Destroyed’ e gli inni ‘Roswell 47’ e ‘The Final Chapter’ è stato salutato da chiunque con la speranza di rivedere prestissimo la band, in un set più esteso per poter apprezzare altri dei nuovi eccellenti masterpiece dell’ultimo ‘Catch 22’ (richiestissime tra il pubblico ‘Turn The Page’, ‘Edge Of Madness’ e l’anthem ‘Seeds Of The Chosen One’), oltre che ovviamente brani-simbolo come ‘Killing Art’, ‘Apocalyptic Hybrid’, ‘Inseminated Adoption’ che non hanno trovato (purtroppo) collocazione nei quaranticinque minuti del setlist della band svedese. Gente, credetemi: qui si parla di perfezione, nient’altro che perfezione. E pensare che qualcuno, sulle note conclusive di ‘The Final Chapter’ e gli ultimi applausi, sentenziò: che siano loro la più grande metal band degli ultimi dieci anni??
IMMORTAL
Cosa dire di loro? Una delle più grandi black metal band di tutti i tempi che al giorno d’oggi è diventata esclusivamente la goffa pantomima di quello che è stato, e che mai più potrà tornare ad essere come prima. Del loro ultimo album, ‘Sons Of Northern Darkness’, avevamo già discusso a sufficienza recentemente, in occasione della recensione che proprio su queste stesse pagine ebbi l’occasione di redigere; delle mie riserve invece sull’immagine, e sull’attitudine di Abbath ed i suoi, avevo preferito non parlare, e lasciarle mute in un limbo di dubbi e speranze, fino al giorno che avessi avuto la possibilità di parlare con il Grande Demone del Nord e vederlo suonare dal vivo in questa ‘nuova’ incarnazione. Va immediatamente precisato come gli Immortal al No Mercy festival, non solo abbiano sfigurato vistosamente in veste di headliner, ma abbiano dato soprattutto prova di come tutto, a partire dall’immagine, l’attitudine e la loro stessa musica, si sia tinto di connotati ben differenti da quelli che fino a poco più di un lustro fa avevano animato lo spirito della band; a partire da un setlist decisamente avaro di brani precedenti a ‘At The Heart Of Winter’ (e, tra l’altro, anche di quest’ultimo le sole ‘Withstand The Fall Of Time’ e ‘Solarfall’ sono state proposte), ed una performance abbastanza energica ma non coinvolgente a sufficienza, gli Immortal sono apparsi stanchi, appesantiti e fin troppo impacciati nel rievocare le immagini e le atmosfere dell’epoca d’oro (come ad esempio quando un goffissimo Abbath nella sua celeberrima esibizione da mangiafuoco, si allontana con la coda tra le gambe verso il backstage dopo aver quasi rischiato di incendiarsi volto e criniera?): non solo il concerto è stato quasi totalmente incentrato su brani tratti dalle ultime due fatiche, ma anche quando i nostri si sono cimentati negli episodi migliori di esse, hanno dimostrato come la resa on stage del materiale più recente sia ancora tutta da collaudare. Problemi tecnici vari, tra cui un’imbarazzante falla sull’attacco di ‘Beyond The North Waves’, che costringerà i nostri a passare avanti e concludere il concerto in fretta e furia, sono stati, un po’ come per tutti i concerti degli Immortal che ricordi, all’ordine del giorno. Troppo poche, infine, due tracce tratte da quell’incombente ed indimenticato passato come ‘Battles In The North’ e ‘Blashyrkh (Mighty Ravendark)’ poste in chiusura, per rinverdire un’esibizione supportata da sbadigli ed uno scarso interesse generale anche da parte dei die-hard fans. Peccato però, perché Abbath è un personaggio simpaticissimo e davvero in gamba, oltre che un grandissimo metal-head: un sincero augurio per il futuro, che possa essere migliore di questo pallido presente.