A cura di Luca Pessina
Quest’anno il No Mercy è tornato ad essere il No Mercy! Niente Nike o Converse bianche risalenti a quindici anni fa ereditate dal fratello maggiore, niente jeans elasticizzati (rubati alla sorella???), niente giubbotti strapieni di (per lo più bruttissime) toppe… in pratica niente thrash! E per fortuna! I grandissimi Testament, Nuclear Assault e Death Angel possiamo tranquillamente vederceli e goderceli in un tour da headliner o in qualche festival a 360 gradi… non al No Mercy, che sin dall’inizio ha sempre avuto l’obiettivo di promuovere band esclusivamente dedite al metal estremo. L’anno scorso era stata fatta un’eccezione ma quest’anno si è tornati a rigare dritto, con un cast tra i più interessanti mai allestiti! Peccato che la location scelta non sia stata delle migliori. Chi scrive già non vedeva di buon occhio l’Alcatraz ma quando è giunta la notizia dello spostamento al piccolo Transilvania Live è davvero piombato nello sconforto! Perché non tornare a farlo alla mitica Aquatica? Il No Mercy assumerebbe di nuovo i connotati di un vero e proprio festival pre-estivo, con gli stand dislocati attorno al palco e – tempo permettendo – con la gente ‘svaccata’ all’aperto! Non a caso le edizioni più apprezzate dai fan italiani sono state quelle dal 2000 al 2002…
SPAWN OF POSSESSION
Il quintetto svedese probabilmente sarà la band che più di ogni altra trarrà profitto da questa serie di date del No Mercy festival 2004. Sponsorizzati addirittura dagli headliner Cannibal Corpse e forti di un album, “Cabinet”, veramente bello, gli Spawn Of Possession hanno avuto modo di farsi conoscere da delle platee vaste e sicuramente interessate al loro tipo di proposta. La piccola Unique Leader Records non aveva promosso granché i nostri all’epoca dell’uscita di “Cabinet” ma questo tour ha quindi rimediato alla grande! La band è apparsa molto compatta e la bontà del materiale ha fatto il resto: buona parte dei presenti ha tributato lunghissimi applausi ad ogni pezzo, rimanendo visibilmente impressionata dall’impatto del virtuosissimo death metal proposto. Si aspetta ora la nuova prova in studio.
EXHUMED
“Gore Fuckin’ Metal” allo stato brado è quello che hanno offerto gli Exhumed… e non poteva andare diversamente! Penalizzati inizialmente da suoni piuttosto impastati, gli autori dello stupendo “Anatomy Is Destiny” hanno via via preso confidenza con il palco e regalato uno show certamente degno della loro fama. “Decrepit Crescendo” e “In The Name Of Gore” sono state particolarmente apprezzate dall’incuriosito pubblico che, seppur meno partecipe rispetto all’esibizione degli Spawn Of Possession, ha applaudito il quartetto dall’inizio alla fine.
VOMITORY
Accolti in maniera piuttosto freddina, gli svedesi Vomitory hanno ugualmente offerto il loro solito, onesto show. Molti sono stati gli estratti dal fortunato “Blood Rapture”, i quali sono sembrati essere particolarmente graditi dal pubblico, ma ha fatto la sua figura anche la title track del nuovo “Primal Massacre”, presentata in anteprima (l’album sarà nei negozi tra un paio di settimane). Rodati come sono, in quanto a presenza scenica i nostri hanno poco da imparare e come sempre hanno incentrato il tutto su un headbanging praticamente incessante… tradizionalissimo ma efficace. Un concerto dunque riuscito per una formazione onesta, che senza dubbio merita i favori che ultimamente sta ricevendo.
CARPATHIAN FOREST
Praticamente divenuti dei novelli Vader in quanto ad inflazione sui palchi europei, i norvegesi Carpathian Forest si sono parzialmente riscattati della magrissima figura rimediata allo scorso Wacken Open Air. La combriccola guidata dall’ubriachissimo Nattefrost (apparso piuttosto in forma nonostante il recente infortunio) ha goduto di suoni all’altezza della situazione e in poco più di mezz’ora ha dato sfoggio della propria abilità on stage, proponendo una decina di brani, tra cui la cover di “Circle Of The Tyrants” dei Celtic Frost, con la giusta carica e precisione. Gli astanti sembrava gradissero molto l’operato dei nostri e diversi applausi anche qui non sono mancati.
KATAKLYSM
Si era creata molta curiosità attorno ai Kataklysm, venuti in Italia già diverse volte ma mai in un tour prestigioso come il No Mercy. La band canadese nella penisola ha fatto molto parlare di sé negli ultimi anni: sia per la qualità delle sue ultime release, sia per il fatto che il frontman, Maurizio Iacono, è italiano al 100%. L’esibizione del quartetto è stata quindi seguita con molta attenzione da buona parte del pubblico, la quale è rimasta davvero impressionata dalla bravura dei musicisti e dalla validità dei pezzi proposti. Il death metal dei Kataklysm, così vario e dinamico, è fatto apposta per essere suonato dal vivo e la stazza e gli incitamenti di Iacono non fanno altro che catturare ancora di più l’attenzione. Il frontman, qui in Italia, si è poi sentito ancora più motivato (nonostante avesse riportato una contusione all’orecchio un paio di giorni prima) e ha davvero dato il meglio di sé stesso, dialogando moltissimo con la folla e cantando senza sbavature. Riuscitissime le esecuzioni di “Illuminati”, “Shadows And Dust” e “As I Slither”, le quali hanno creato un pogo sino ad allora inedito. Uno dei concerti migliori della giornata.
HYPOCRISY
Lo spettacolo migliore dell’edizione 2004 del No Mercy festival è stato offerto, nemmeno a dirlo, dagli Hypocrisy di Peter Tagtgren. Per la prima volta dal vivo in Italia con il nuovo batterista Horgh (Grimfist, ex Immortal), il quartetto guidato dal talentuoso Peter ha dato vita ad un concerto semplicemente sublime, sotto ogni punto di vista. Aiutata da suoni ottimi, la band ha ripercorso alla grandissima tutta la sua carriera, questa volta però facendo la sorpresa di proporre brani da tantissimo tempo assenti dalle scalette o addirittura mai suonati prima (almeno in Italia e a Wacken!). Così, al posto delle solite “Fractured Millennium”, “Apocalypse”, “Pleasure Of Molestation”, “The Final Chapter” o “Buried” (tutte comunque stupende, intendiamoci!) ecco che sono arrivate “Fusion Programmed Minds”, “Adjusting The Sun”, “God Is A Lie”, “Necronomicon”, “Turn The Page” e “Deathrow”. Queste ultime ovviamente assieme alle nuovissime “Born Dead, Buried Alive”, “The Eraser”, “Slave To The Parasites” e alle immancabili “Roswell 47” e “Fire In The Sky”. Certamente questa scelta avrà lasciato scontenta più di una persona – soprattutto coloro che magari assistevano ad uno show della band per la prima volta – ma per chi, come il sottoscritto, vede gli Hypocrisy almeno una volta l’anno dal 1998, è stata senza dubbio un vero sollievo! La prova del nuovo arrivato dietro le pelli è stata naturalmente di prima grandezza, così come quella di Peter e degli altri compagni, i quali sono davvero apparsi in formissima. Come sempre però resta il rammarico di non aver visto il gruppo come headliner (e quindi con piu’ tempo a propria disposizione) ma ancora una volta di supporto a qualcun’altro. Posizione, la prima, che certamente i nostri sarebbero in grado di sostenere ma che, inspiegabilmente, continuano a rifiutare anno dopo anno. Che il prossimo tour europeo rappresenti finalmente la volta buona? Questo è quello che tutti i fan degli Hypocrisy da sempre si augurano…
CANNIBAL CORPSE
Vedere dal vivo i Cannibal Corpse ormai si suppone non sia più una sorpresa per chiunque ma il quintetto di Buffalo continua per fortuna costantemente ad offire concerti piacevolissimi. Certamente gli anni passano anche per loro (ne sono la prova le frequenti e non brevissime pause tra un pezzo e l’altro) ma Alex Webster e soci il loro mestiere sul palco lo sanno fare come nessun’altro. Anche questa sera si è trattato del solito, graditissimo, best of show, che in poco più di un’ora ha concesso giusto una decina di minuti al nuovo materiale. I fan vogliono i classici e i Cannibal Corpse giustamente li accontentano: “A Skull Full Of Maggots”, “Fucked With A Knife”, “Devoured By Vermin”, “Vomit The Soul”, “Stripped, Raped And Strangled” e tanti altri sino ad arrivare al capolavoro assoluto “Hammer Smashed Face”, accolto dal pogo più esteso e feroce della giornata. Nulla di nuovo sotto il sole, ma di certo nulla di cui lamentarsi. Un buon concerto, suonato egregiamente e baciato da suoni ottimi… punto e basta!