29/06/2023 - NO PRESSURE + SUNAMI + PAIN OF TRUTH + RESTRAINING ORDER + C4 @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 06/07/2023 da

Report di Giacomo Slongo

Ottima iniziativa quella messa in piedi dalla Triple-B Records con l’European Takeover 2023. L’etichetta di Boston, tra i punti di riferimento a livello mondiale in materia hardcore, ha infatti pensato bene di radunare alcuni dei nomi più accattivanti del suo roster e di pigiarli in un tour bus per allestire un vero e proprio festival itinerante, il quale – quasi miracolosamente – è poi passato anche dall’Italia per un paio di date infrasettimanali di fine giugno.
Appuntamenti semi-obbligatori per qualsiasi amante delle sonorità hardcore a trecentosessanta gradi, con cinque band in cartellone a rappresentare altrettante facce di un movimento da sempre eterogeneo e vastissimo, con l’accogliente Legend Club di Milano (dopo Padova) a riempirsi fino alle soglie del sold-out e a lanciare un messaggio confortante sullo stato di salute della scena underground nostrana, il cui cuore sta (forse) tornando a battere anche per questa tipologia di suoni. Un pubblico caldo, giovane e partecipativo è stato quindi il biglietto da visita di una serata dai ritmi frenetici e ‘no mosh, no party’, partita inevitabilmente presto visto il numero di gruppi chiamati in causa…

Sono infatti le 20.00 quando i C4 salgono sul palco. Il ruolo di opener non è mai facile, specie quando in un locale che si sta ancora riempiendo e nel quale gli spazi vuoti sono più numerosi di quelli calpestati dal pubblico, ma il quartetto del Massachusetts non sembra lasciarsi sconfortare troppo dalla situazione.
A conti fatti, la sua proposta si presta bene a rompere gli indugi e a scaldare i motori del mini-festival, partendo da asciutte istanze punk/hardcore (un classico di Boston) per poi scontrarsi con parentesi quadrate mutuate da Pantera e Throwdown, tant’è che non passa molto tempo prima che i più esagitati fra i presenti inizino a lanciarsi in mosse da karate kid nel mezzo del pit. Aizzati dall’abbaiare del frontman, si può dire che i C4 facciano esattamente ciò che il loro monicker suggerisce, sciorinando i brani dell’EP “Chaos Streaks” sul filo di un’esplosività via via sempre più contagiosa. Una buona partenza.
Neanche il tempo di uscire a prendere una boccata d’aria nell’area verde del locale che è già ora per i RESTRAINING ORDER di riavvolgere le lancette dell’orologio e di farci rivivere le atmosfere brucianti e motivazionali della scena punk/hardcore della West Coast degli anni Ottanta. Sparita ogni connotazione metal dalla musica diffusa dall’impianto, veniamo quindi investiti da un turbinio energico di ritmiche, riff e linee vocali che devono più di qualcosa agli insegnamenti straight edge di SSD e Minor Threat, con brani dagli arrangiamenti ridotti all’osso che, nel loro essere lineari, spicci e tutt’altro che pretenziosi, irretiscono nel giro di poche battute la platea esprimendo un’onestà artistica invidiabile. Il cantante è un fuscello che sembra stare in piedi col vento, ma la sua verve e la sua capacità di entrare in contatto con l’audience fanno subito la differenza, in un set nuovamente molto breve (una ventina di minuti) che infiamma definitivamente gli animi della serata.
Ci spostiamo a sud della Costa Ovest con i temibili PAIN OF TRUTH, balzati agli onori della cronaca grazie all’EP “No Blame… Just Facts” del 2020 e in procinto di dare alle stampe il loro primo full-length (“Not Through Blood”), di cui è stato presentato da pochi giorni l’estratto “Actin’ Up”.
Parliamo di una formazione giovane ma dal curriculum già piuttosto consistente e importante, con tournée a supporto di colossi del calibro di Terror e Madball, e lo stacco in termini di autorevolezza e maturità del repertorio, rispetto ai pur validi C4 e Restraining Order, e lampante fin da subito. Il senso di minaccia urbana che il quintetto di Long Island, New York, esprime è tangibile, così come i riferimenti alla scena hardcore/metal dei Nineties, tra All Out War, Biohazard e compagnia malavitosa, e non è un caso che nel pit la violenza del pogo raggiunga il livello di guardia. Breakdown enormi e pesanti quanto macigni, un flow che sconfina a più riprese nell’hip-hop, riff come colpi di mazza da baseball sul cranio… la forza dei Pain of Truth risiede tutta in questi pochi, semplici ingredienti e nella loro combinazione efficacissima e devastante, frutto di una conoscenza non certo improvvisata della materia trattata.
I ragazzi hanno studiato a lungo i classici hardcore e metal-core di venticinque/trent’anni fa, e la loro musica – da tributo inciso con l’inchiostro sulla pelle – sta già diventando qualcosa di più ambizioso e personale. Non vediamo l’ora di settembre e di usare il loro debutto come sottofondo in palestra.
Dalla California con furore, i SUNAMI mantengono la serata sui binari dell’ultraviolenza, portando sul palco del Legend Club il loro ibrido beatdown/death-core.
Musica che, come già sperimentato grazie alle uscite-lampo di questi anni, non ultimo il recente ‘full-length’ omonimo, sa di guerriglia urbana e di molotov scagliate contro le camionette della polizia, di vicoli in cui è meglio non avventurarsi e di esplosioni ritmiche in grado di rompere le ossa, per un suono crudissimo che esige una reazione fisica incontrollata al suo manifestarsi live. I quattro possono contare su un seguito fedele anche da queste parti, che infatti non si tira indietro dall’afferrare il microfono per completare i versi di episodi come “Contempt of Cop” e “Gate Crasher”, a loro volta sostenuti da riff e ritmiche degni di Internal Bleeding e Devourment, e la loro performance non fatica a fronteggiare quella dei Pain of Truth per potenza e trasporto.
Come scritto, siamo dalle parti dell’hardcore più feroce e del death-core più genuino e terrificante, il quale ovviamente non ha nulla da spartire con le sonorità trendy di gente come i Lorna Shore; una proposta che dal vivo raggiunge la sua massima espressione e che anche a Milano ha ribadito la sua forza distruttrice, oltre che un talento innato per la messa a terra di canzoni ignorantissime. Paura e panico.
Dalla periferia in fiamme degli Sunami all’atmosfera da falò in spiaggia dei NO PRESSURE – di quelli che si vedono spesso nelle commedie adolescenziali americane – il salto è enorme, mastodontico, ma il bello del roster della Triple-B è anche questo. Ce n’è davvero per tutti i costi, dagli hardcore kid militanti agli inguaribili nostalgici della corrente pop punk di fine anni Novanta/inizio anni Duemila. I toni si alleggeriscono, sfumando nei colori caldi e positivi dell’estate, la melodia sale in cattedra e le linee vocali assumono la forma di un vero e proprio cantato, mentre ciò che non viene a mancare è l’energia del pubblico all’interno del locale, il quale riserva alla band un’accoglienza consona al ruolo di headliner del pacchetto. Con membri di The Story So Far, Light Years e Regulate all’interno della line-up, i ragazzi formano a tutti gli effetti un supergruppo intento a ripercorrere le orme di star di MTV come Blink-182, Fall Out Boy e Sum 41, sposando però un approccio che, anche dal punto di vista del minutaggio stringato, richiama quello dei Comeback Kid del periodo “Turn It Around”/“Wake the Dead”. Qualcuno, leggendo queste righe, potrebbe inorridire, ma – al netto della leggerezza e dell’animo pop – c’è poco da obiettare ascoltando il songwriting fresco e rifinito di brani come “Lock It Up”, “Too Far”, “Both Sides” o della conclusiva “Deal”, così come è difficile eccepire sulla capacità di questi musicisti di stare sul palco e di trascinare, sing along dopo sing along, l’intera platea. Siamo certi che questa sera i No Pressure abbiano guadagnato più di un estimatore, noi compresi.

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