Report a cura di Marco Gallarati
E si arriva, infine, al momento del dunque: la performance dal vivo. Abbiamo analizzato la rentrée sulle scene dei nostri Novembre sotto tutti i punti di vista e ci mancava, a chiosa di questa ondata promozionale che ha rinvigorito in modo prepotente l’attenzione e l’entusiasmo attorno alla band di Carmelo Orlando, proprio l’analisi di un concerto. Il tour italiano di questa primavera – sebbene spezzettato, quindi non proprio associabile ad un’esperienza piena e completa di girovagare metallico – è partito il 9 aprile scorso in quel del Traffic di Roma, terreno di casa dei Novembre, per poi approdare lentamente alle porte di Milano, al ‘solito’ Live Music Club di Trezzo sull’Adda, in una serata freschina di un finale d’aprile decisamente uggioso e – guarda caso – dalle tinte novembrine. C’è tanta curiosità, ovviamente, tra gli astanti che pian piano vanno a popolare la platea della venue: la formazione autrice dell’ultimo, ottimo, “URSA” non transita per la Pianura Padana da una cospicua manciata di anni, quindi, pur non essendoci il pienone, l’atmosfera è piuttosto elettrizzata. In veste di co-headliner, con un minutaggio però leggermente inferiore, sono poi stati chiamati i veterani techno-deathster Sadist, anch’essi in piena promozione del nuovo nato “Hyaena”. Partono le danze alle 22.30 precise, con il combo genovese che lemme lemme fa il suo ingresso on stage…
SADIST
I Sadist sono ancora in fase promozionale della loro ultima fatica discografica, il concept-album “Hyaena”, uscito ormai ad ottobre 2015 per Scarlet Records. Da Trevor e compagni ci aspettavamo la solita prestazione impeccabile sotto il profilo strumentale e questo, in poche parole, è stata. Suoni fin da subito fedelmente intelligibili, con forse una lieve esagerazione nel volume delle tastiere, hanno contornato una prestazione assolutamente apprezzabile, partita un po’ in sordina causa la ancora scarsa conoscenza dei brani nuovi di un’audience a dire il vero freddina. Ben si sa che la proposta di Tommy Talamanca, Andy Marchini, Alessio Spallarossa e Trevor non è fra le più accessibili del pianeta – anzi! – ma ormai, dopo anni di presenza sui palchi italiani, ci si aspetterebbe un maggior trasporto emotivo da parte dei sostenitori nostrani. I Sadist si esibiscono in veste di co-headliner, suonando per poco meno di un’ora di tempo, tempo durante il quale, dopo aver ingranato una faticosa prima marcia con una manciata di canzoni tratte da “Hyaena”, fra le quali ha spiccato “Bouki”, la formazione ha ripercorso la propria carriera andando a pescare un po’ da tutta la discografia, da “Perversion Lust Orgasm” a “Tribe”, da “One Thousand Memories” a “Christmas Beat”. Tommy è sempre sbalorditivo nel maneggiare arditamente e contemporaneamente keyboards e chitarra, lasciando alla coppia Spallarossa/Marchini tutto il sobbarco di lavoro della sezione ritmica, peraltro complessa e strutturata. Trevor, nella perfetta parte dell’Orco Buono, ha sfoggiato un’insospettabile attitudine alla Alberto Angela, concentrandosi sul brutale e spietato animale predatore al cui nome è stato affidato il titolo dell’ultimo full. Con il rapido bis di “Sometimes They Come Back”, il quartetto si è congedato con soddisfazione, artefice di una buona prestazione.
NOVEMBRE
Termina l’attesa ed infine i Novembre sono fra noi. Carmelo Orlando e Massimiliano Pagliuso, unici membri ufficiali della band, sono affiancati da un trio di session formato da Fabio Fraschini al basso (Fabio ha suonato anche su “URSA”) e dai fratelli (gemelli?) Giuseppe e Carlo Ferilli, rispettivamente alla seconda chitarra e alla batteria. In formazione a cinque, dunque, il frontman e leader del combo fa le veci di cantante a tempo pieno, orfano di chitarra. E qui, non si può omettere, arriva la prima nota un po’ dolente: Carmelo, vuoi per carattere, vuoi per la musica proposta, non è parso troppo a suo agio senza imbracciare il proprio strumento; è chiaro che bisogna un attimo rodarsi e prendere le misure del nuovo ruolo, ma diciamo che non pare proprio nella pelle del Nostro il particolare lavoro dell’intrattenitore da palco. La scelta di presentarsi, poi, senza un backdrop in stoffa – classico ma assolutamente elegante – sostituito da uno schermo luminoso con in fissa l’immagine della copertina di “URSA” non è stata altresì indovinata. Lo schermo è sembrato difatti una ‘terronata’ micidiale: meglio un telo in tessuto, di certo; oppure uno schermo con dei visual, idealmente ottimi per accompagnarsi alla proposta nostalgica e suadente dei Novembre. I ragazzi hanno circa settanta minuti a disposizione e li usano in maniera piuttosto sapiente, sciorinando una setlist tutto sommato ben bilanciata tra vecchio e nuovo, che senza riservare grossissime sorprese ha svolto bene il compito di ‘riaccensione dei motori’ del combo. La ruggine da smaltire, per i Novembre, è parsa ancora un bel po’, ma l’entusiasmo e la grinta non sono certo mancati, soprattutto nel trasporto emotivo di Carmelo, che, nonostante vocalizzi poco educati tecnicamente, ha saputo cantare discretamente i capolavori da studio proposti. L’inizio affidato ad “Australis”, opening-track dell’ultimo disco, è stato scontato ma riuscito: peccato solo per i suoni, che non saranno mai perfetti durante lo show, lasciando un po’ d’amaro in bocca. Buona la ricezione in sala di “Anaemia”, “Triesteitaliana” (le due canzoni d’apertura di “The Blue”) e soprattutto “Umana”, che il pubblico è parso gradire particolarmente. Il medley composto da “Aquamarine”, “Come Pierrot” e l’epica “Everasia” – con l’audience che ha clamorosamente mancato il coro ‘issa, oh, oh, issa’ – ci hanno fatto viaggiare indietro nel tempo prima di un’altra doppietta tratta dal recente album: “Annoluce” ha anticipato di poco una buona resa live di “Oceans Of Afternoons”. Arrivano gli highlight, subito di seguito, presentati con poche parole da un frontman che spesso si è trovato a fingere di suonare la chitarra, con movimenti a metà strada – ci permetta l’ironia – tra ‘Barney’ Greenway e Vasco Rossi: “Nostalgiaplatz” mette d’accordo tutti, sebbene almeno un altro brano tratto da “Classica” (“Cold Blue Steel”? “Love Story”?) l’avremmo sentito volentieri, mentre “Sirens In Filth” è quell’immenso concentrato di disperazione ed emozione che proposto live ha perso solo qualche manciata della sua forza trascinante ed in crescendo. Resta il tempo per i bis affidato a “Child Of The Twilight” e “The Dream Of The Old Boats”, epitaffio di un concerto sicuramente non perfetto e probabilmente non all’altezza delle aspettative, ma che ha infine riportato in vita una band che non poteva permettersi di considerarsi finita nel dimenticatoio. Occorre suonare di più, suonare e ancora suonare, per scrollarsi di dosso definitivamente la polvere e per permettere alle nuove leve di compenetrarsi meglio all’interno dei Novembre. Da rivedere quando più rodati e affiatati.
Setlist:
Australis
Anaemia
Triesteitaliana
Umana
Aquamarine / Come Pierrot / Everasia
Annoluce
Oceans Of Afternoons
Nostalgiaplatz
Sirens In Filth
Encore:
Child Of The Twilight
The Dream Of The Old Boats