Dopo mesi di conferme e altrettante smentite, i leggendari Obituary sono riusciti finalmente a calare in Italia, nel pieno di un lungo tour europeo organizzato poco prima dell’entrata in studio per l’incisione di un attesissimo nuovo album! In compagnia dei connazionali Master e degli svedesi Visceral Bleeding, gli Obituary hanno offerto uno spettacolo assolutamente all’altezza della loro fama, che li ha visti riproporre una ventina dei loro più celebri cavalli di battaglia. Un caloroso pubblico composto da parecchie centinaia di persone e un locale bellissimo hanno fatto da perfetto contorno alle esibizioni di tutte le band e alla fine, sulle note della mitica “Slowly We Rot”, si è davvero potuto parlare di ‘evento’ e di ‘serata indimenticabile’. Complimenti vivissimi all’organizzazione e, ovviamente, alle tre formazioni protagoniste!
VISCERAL BLEEDING
Perla prima volta in Italia e guidati dal nuovo cantante Tommy, i VisceralBleeding hanno suonato per circa mezz’ora davanti a un pubblico ancoranon numerosissimo ma piuttosto ben disposto nei loro confronti.Nonostante infatti i suoni fossero ben lontani dalla decenza (cosa cheha irrimediabilmente rovinato gran parte dei brani proposti), la gentesi è mossa molto e ha applaudito a dovere nelle pause tra un pezzo el’altro. Dal canto suo la band ha dimostrato di possedere una certaconfidenza con il palco e, da quel poco che si è riusciti a capire,anche di non avere problemi a riproporre il proprio brutal death metalin sede live. Peccato davvero per i suoni impastati, mazzate come “FuryUnleashed”, “Merely Parts Remain” e “Indulge In Self Mutilation”avrebbero meritato ben altra resa… il sottoscritto comunque a casacontinua ad ascoltare ripetutamente il loro ottimo “Transcend IntoFerocity”, se non lo avete ancora fatto andate a scoprirlo!
MASTER
Iveterani Master non hanno impiegano molto a preparare il palco e così,dopo una ventina di minuti, hanno iniziato ad investirci con il lororozzissimo e ultra classico death metal! Il mitico Paul Speckmann èparso in buona forma, così come il resto della band, anche se i livellidi coinvolgimento raggiunti con lo show dei giovincelli VisceralBleeding non sono mai stati toccati. Questo perché alla lunga laproposta dei Master è risultata ai più un po’ troppo monotona: ineffetti la varietà non fa certo parte dei pregi di questa band… leritmiche sono sempre quelle, così come molti dei riff. Alla fine non siè trattato di un brutto concerto ma forse, suonando meno deiquarantacinque minuti di questa sera, i nostri avrebbero fatto unamigliore impressione agli astanti.
OBITUARY
Unavolta terminato lo show dei Master, all’interno del locale si èscatenato un vero putiferio: mentre i preparativi sul palco per ilconcerto più atteso della serata venivano occultati da un grossosipario nero, la folla accorsa al Transilvania si è quasi totalmenteriversata nell’area di fronte al palco, mettendo a dura prova sia iragazzi accalcati contro le transenne sia le transenne stesse (le qualipochi minuti più avanti sarebbero state più volte sul punto di cedere)!L’attesa ad un certo punto si è fatta veramente snervante, anche perchégli amplificatori continuavano a proporre lo stesso pezzo(“Painkiller”, suonato dai Death!)! Ma poi le luci si sono spente unavolta per tutte, è partito un’intro e il sipario si è alzato… efinalmente sono arrivati gli Obituary!!! Nonostante dei volumipiuttosto bassi (che sarebbero poi stati alzati dopo l’esecuzione dipochi pezzi, su insistente richiesta del pubblico), gli Obituary hannoda subito goduto di suoni ben definiti e infatti le iniziali “InternalBleeding”, “Threatning Skies”, “By The Light” e “Download” hannoletteralmente seminato il panico nel pit, in breve trasformatosi in unavera e propria bolgia infernale. Il pogo è infatti stato sin dalleprime battute violentissimo e senza esclusione di colpi, così come glistage diving, copiosi quasi quelli di un concerto hardcore. Dopo tanticoncerti visti quest’anno una reazione finalmente all’altezza di unaplatea metal, ultimamente un po’ troppo educata e compassata per igustidi chi scrive. Gasati da una simile accoglienza, John Tardy e compagni, con la sola eccezione del piccolo e timidissimo Allen West, hanno iniziato a suonare con una foga triplicata, concedendosi pochissime pause. “Back To One”, “Chopped In Half” e “Turned Inside Out” non hanno fatto prigionieri e la folla si è esaltata sempre di più, arrivando a furiadi stage diving selvaggi quasi a mettere in pericolo l’incolumità degliaddetti alla security! Ma chiunque sarebbe andato fuori di testavedendo una band che era stata data per defunta suonare in questo modo,senza sbagliare una nota e con un entusiasmo degno di un ventenne alleprime armi! John Tardy magari ogni tanto limitava le sue urla disperatema nel complesso ha cantato benissimo e in pezzi come “Cause Of Death”e “Final Thoughts” non si è quasi sentita la differenza con le prove instudio. Lo spettacolo è durato circa un’ora e venti minuti e prima dicongedarsi con l’immortale “Slowly We Rot” i nostri hanno ancheproposto un nuovo brano: semplice, diretto e in pieno stile Obituary!Alla fine è mancata solamente “Don’t Care” ma sarà per la prossimavolta… guai a chi si lamenta, questa sera gli Obituary hanno offertouno dei migliori concerti di questo 2004 e hanno confermato in pieno diessere meritevoli dell’appellativo di leggenda vivente!
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